Esclusiva BU, Dario Ziranu: “Zare farà uscire tutti a testa alta. Con lui ogni giocatore darà il massimo”

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Domani coach Markovski timbrerà il suo ufficiale ritorno sulla panchina della Dinamo Sassari dove aveva già seduto tra il 1991 e il 1994. BasketUniverso ha intervistato Dario Ziranu, storico ex giocatore della Dinamo Sassari, che ha giocato le sue prime partite con i sassaresi proprio negli anni di Zare Markovski, alterandosi tra le giovanili e la prima squadra. 

(Nella foto di copertina Dario Ziranu alla Dinamo All Star Legends Night, foto di Riccardo Cugusi)

Al tuo primo anno con la Dinamo Sassari sei stato allenato da Zare Markovski. Che ricordi hai dei suoi anni in Sardegna?

Lui era stato selezionato per allenare le giovanili e io giocavo sia in prima squadra che nelle giovanili. L’esordio in prima squadra l’ho fatto con Giulio Melilla contro il Messaggero Roma di Michael Cooper, ma poi lui venne esonerato e al suo posto arrivò proprio Zare (Markovski ndr).  Quando lui era sulla panchina della Dinamo non ero titolare e ho giocato solo qualche minuto. Dopo 3 anni a Sassari sono infatti passato a Olbia, in una squadra capace di fare il triplo salto dalla C alla B1. Quando sono tornato a Sassari sulla panchina della Dinamo non c’era più Markovski, ma sono stato allenato prima da Contini e poi da Stefano Michelini.
Posso dirti però che Markovski è uno di quegli allenatori, che dal mio punto di vista, ha cambiato completamente il modo di fare basket. Con lui si passava da una fase molto tecnica con molti palleggi e a una velocità rallentata rispetto a quello che è ora il basket. Lui è stato un innovatore, veniva da una scuola slava e sviluppava gli atleti sia dal punto di vista tecnico che umano. E’ stato uno dei pochi allenatori che curava non solo la crescita fisica e atletica, ma anche quella umana. Era capace infatti di strutturare gli atleti sotto il punto di vista caratteriale e professionale.
I suoi allenamenti a Sassari iniziavano alle 7 del mattino nello stadio di atletica cittadino e terminavano alle 23. Ci si allenava tutto il giorno tra campi di atletica, palestra pesi e basket. Io devo molto lui, perché quando sono andato a giocare in Serie C ero una specie di marziano e sono riuscito, come detto, a vincere tre campionati consecutivi. Grazie alla sua impronta sono riuscito a diventare un giocatore di pallacanestro. E’ una persona che cura molto i valori umani e cerca la crescita di un gruppo cercando di essere un sergente di ferro in campo, ma fuori è una persona di un’onestà intellettuale clamorosa. E’ un allenatore che ti lascia tanto perché ti regala qualcosa in più, che vale sia come giocatore, ma soprattutto come uomo, migliorando la tua vita.
Ci sono allenatori che eseguono gli obiettivi della società e ci sono coach che vogliono raggiungere gli obiettivi, ma che ti dedicano tempo anche se hai più difficoltà rispetto ad altri giocatori. Lo fa per devozione. Allenatori come lui ce ne sono sempre meno, perché ora siamo in un periodo in cui nessuno ha più il tempo per fermarsi e scommettere su un ragazzo che apparentemente sembra più debole degli altri. E’ da questi aspetti che si creano le grandi squadre.

Dario Ziranu nella foto vicino a Travis Diener  (Foto di Riccardo Cugusi)

 

Dalle parole che stai riservando a Zare si vede Dari che non l’hai dimenticato…

Quando mi allenavo a volte lo odiavo perché era voleva che facessimo tutto il campo in 5 passi e palleggiando solamente 2 volte. Col tempo, però, tiri le somme della tua carriera e valutando tutte le situazione che si sono venute a creare capisci chi è stato superiore rispetto ad altri. Sia lui che Michelini hanno questa caratteristica che non è da poco e che ti regalano tanto. Loro potevano dedicare del tempo solo a quelli forti, quelli che facevano vincere le partite ignorando gli altri, invece si concentrano su tutti. E’ un grande professionista e un allenatore a 360°.

E’ giusta la scelta quella della società quella di cambiare la guida tecnica?

Io sono del parere che per dare una scossa alla squadra, a prescindere dalla bravura di un allenatore, dato che non si possono cambiare 10 giocatori, l’unica scelta che si può fare è quella di cambiare l’allenatore. E’ una scelta obbligata, ma chi fa l’allenatore è consapevole di questa cosa e lo mette in conto. Pasquini è stato molto umile con questa scelta e ha deciso, per il bene della società, di fare un passo indietro. Con questa mossa si prova a dare a una scossa perché evidentemente non stavano raggiungendo gli obiettivi preventivati a inizio stagione. In altre situazioni, per esempio in una lotta per non retrocedere, l’allenatore rimane, ma come tutti sanno la Dinamo aveva obiettivi ben diversi.

Zare ha detto che il suo obiettivo principale è quello di migliorare la difesa. Tu che sei stato un suo giocatore, dove pensi che possa migliorare la difesa della Dinamo?

Per difendere in maniera costante e continuativa non bisogna essere solo dei bravi professionisti, ma anche uomini con gli “attributi”. Non fare una rotazione difensiva è come tradire un amico. Ci sono dei valori che devono essere impressi nella mente dei giocatori fin dai primi giorni di allenamento e che non vanno traditi. La difesa non è un qualcosa di individuale, perché basta solo uno che difende poco che saltano tutti gli schemi difensivi. Per lavorare sulla difesa ci vuole del tempo; bisogna lavorare su delle regole che devono essere rispettate da tutti. L’allenatore deve guadagnarsi il rispetto e la fiducia e una volta che riesce nel suo intento può iniziare a crearsi un gruppo. A oggi contano molto più le statistiche, ma spesso anche quelle “non scritte” fanno vincere le partite. La somma di tutti questi elementi creano una squadra capace di soffrire e rimanere sempre unita, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Per avere questo però bisogna avere le gambe, bisogna allenarsi costantemente mettendo via gli egoismi personali, il contratto col procuratore dedicando anima e cuore al gruppo.
Va detto che ovviamente si possono vincere le partite anche segnando 50 triple. Sono due strade diverse. C’è chi vuole vincere facendo un canestro in più, come Meo Sacchetti e chi vuole farlo subendone uno in meno. Sono due scuole di pensiero opposte anche se con i giocatori giusti si possono attuare entrambi i tipi di gioco.

Brescia, Venezia, Avellino, ma anche Trento, Pistoia e Pesaro. Sei finali per raggiungere i playoff. Zare avrà un compito difficile…

E’ una squadra molto competitiva sotto il punto di vista della disponibilità e del talento. Sono partite difficili, ma sono sicuro che la squadra è buona. Ha dimostrato di non avere continuità, ma per scoprire i motivi bisogna essere dentro lo spogliatoio per capire i motivi di questo problema e ci sono dei problemi. Hanno tutte le caratteristiche per fare bene. Devono cambiare quest’inerzia negativa e mettersi a lavorare. La squadra ha le potenzialità per raggiungere i playoff.

Che percentuale dai alla possibilità di qualificazione ai playoff alla Dinamo?

Sono una persona molto scaramantica e preferisco non dire nulla. Li lascio lavorare, perché capisco il momento negativo che stanno vivendo con la poca fiducia che c’è attorno a loro. Devono trasformare quest’energia negativa, in positiva con la rabbia, con la serietà e la disponibilità per raggiungere quest’obiettivo a tutti i costi.

Molti tifosi hanno dei dubbi sulla scelta di Markovski, perché lo giudicano un coach all’antica. Cosa rispondi?

Zare è un innovatore. Aveva un modo di allenare e un modo di fare gli esercizi unico nel suo genere. Lo definisco come uno dei più grandi innovatori, uno come lui non può essere “antico”. Arriva da una scuola slava ed era anni luce più avanti rispetto ai coach italiani. E’ completamente diverso da come lo considera la gente e non so quale sia il loro grado di valutazione. Ognuno deve fare il proprio ruolo: uno fa il tifoso, un altro il Presidente e un altro ancora l’allenatore. Si studia, si lavora e si cresce accettando le critiche che possono essere più o meno giuste. L’unico verdetto è quello del campo. In questi anni Zare ha continuato ad allenare, adeguandosi ai tempi.

 

Sassari deve ritrovare Pierre e Bamforth.

L’obiettivo delle ultime partite, oltre che quello dell’ingresso ai playoff dev’essere quello di ridare vitalità all’ambiente.

Io sono convinto di una cosa: Zare farà uscire tutti a testa alta. Con lui ogni giocatore darà il massimo e di questo ne sono certo. Chi non s’impegna verrà punito severamente da Markovski che non si limiterà semplicemente a relegare in panchina chi non dà il 100% e sarà il loro peggior incubo. Ciò che ha dichiarato in conferenza stampa non sono parole di circostanza, ma è vero. Non ci sarà nessuno che non difenderà. Daranno tutti il massimo sotto il profilo dell’impegno e della professionalità.
Al di là di tutto comunque non mi permetterei mai nè di giudicare Pasquini e nessun altro allenatore. Vivere gli allenamenti giorno dopo giorno è un’altra cosa. Le persone vedono solo le partite e non sanno come si comportano i giocatori durante gli allenamenti. Noi tutti i retroscena non li conosciamo.

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