Le dimissioni della Cremascoli hanno “tolto un peso” alla Fip: il commento di Petrucci sulla vicenda Cantù

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Le recenti vicissitudini fra Fip, Lega e Cantù, causate dal tesseramento di JuJuan Johnson hanno scosso il panorama cestistico italiano degli ultimi giorni.

Ieri, le dimissioni di Anna Cremascoli come vice presidente della Fip e rappresentate della Lega nel Consiglio Federale, lei che è anche presidente dal 2011 della società canturina. «Nel momento in cui sono stata eletta – dichiara l’ingegner Cremascoli a “La Provincia” – ho accettato il ruolo solo perché me lo ha chiesto tutta l’assemblea di Lega all’unanimità ma i miei colleghi sanno bene che non era nei miei desiderata quello di ricoprire questo ruolo. Non sono mai stata attaccata a nessuna poltrona: ho rappresentato in questi anni la Lega A in federazione solamente per la mia passione verso questo sport e per cercare di fare qualcosa di buono per il nostro movimento».

Una posizione scottante, che Petrucci commenta  «La sua uscita dal consiglio mi ha tolto un peso, perchè non avrei potuto assistere passivamente senza un intervento deciso»

Una squadra che si è fatta notare, recentemente, anche a causa della scenetta pre-derby da 750€ di multa: una delle Red Foxes (le belle cheerleader della giornata) ha tirato una torta in faccia ad un finto Gentile.  «Non conosco il nuovo proprietario Gerasimenko ma queste  sono cose che fanno piangere, non ridere», il commento del numero uno della Fip. «Cantù è un club storico questa scena mi ha rattristato parecchio.»

La scorsa settimana Petrucci ha organizzato a Roma la riunione della Fiba e delle principali nazioni europee per rispondere al nuovo format dell’Eurolega con 11 licenze decennali e tanti soldi in più a tutti «La nuova Champions League avrà successo perchè il progetto di Bertomeu non è etico: esalta la supremazia del commercio sullo sport quando invece il diritto sportivo è sacrosanto. […] Le nostre leghe non possono non seguire il volere delle federazioni, devono rispettare le leggi del Cio e del Coni».

Francesco Manzi

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