A2 Est: il riassunto complessivo della stagione

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Si è conclusa l’ennesima regular season del campionato di A2, la seconda dall’introduzione dei gironi Est ed Ovest: come ogni anno, la seconda lega professionistica di pallacanestro ha regalato sorprese positive ma anche delusioni, a conferma dell’imprevedibilità che può offrire questa categoria. Andiamo ad analizzare meglio come sono andate le squadre nel girone Est.

DE’ LONGHI TREVISO (21-9): l’obiettivo di essere tra le tre prime forze della classe è stato raggiunto con lode dalla formazione di coach Pillastrini che ha sicuramente espresso uno dei modi di giocare più intensi, tattici e improntati sulla mentalità difensiva dell’intero girone. Una squadra che ha mantenuto del tutto intatta la base dell’anno precedente e giocato ogni partita puntando a tenere a basso ritmo, percentuali e qualità nella costruzione di gioco gli avversari con eccellenti risultati concedendo qualcosa come 66.2 punti a partita, 30.2 rimbalzi e 12.2 assist agli avversari, in assoluto tra le migliori statistiche dell’intera A2. Ma se la difesa fa vincere le partite, l’attacco ha mostrato alcuni spunti interessanti con l’ulteriore evoluzione di Davide Moretti, da riserva di lusso a titolare inamovibile in una stagione in cui si è preso più responsabilità, con poche delusioni, e maturando anche nelle cifre (+5.9 punti con +1/2.4 tiri presi); l’imprescindibile ruolo di all-around di Fantinelli e la forza di Ancellotti ha trovato adeguato supporto nella solidità sotto canestro di Perry e nelle qualità nel ruolo di 3 di Perl che han dato più punti di riferimento alla manovra offensiva, con l’ungherese rivelatosi acquisto fondamentale per alzare il trend in attacco (11 punti di media per lui). Favoriti per essere tra le prime 4 anche in post-season, riusciranno i trevigiani a fare meglio dell’anno scorso?

SEGAFREDO BOLOGNA (21-9): quando si parla di Virtus in questa stagione bisogna sempre valutare due facce di una stessa moneta. A settembre per come si era costruita la squadra sulla carta, all’Arcoveggio avrebbero messo la firma per un secondo posto; ma il blasone e la cocente retrocessione di appena 11 mesi fa avevano fatto alzare la voce della piazza che chiedeva il ritorno immediato nella massima serie, soprattutto mano a mano che procedeva lo splendido girone d’andata. E proprio il giro di boa, con la vittoria nel derby e la successiva Coppa Italia vinta è stato un altro spartiacque della stagione bianconera: prima il gioco era spumeggiante, i giovani erano coinvolti nella rotazione, e che fosse casa o trasferta ugualmente le Vu Nere imponevano il proprio volere. Poi, a causa anche diversi problemi fisici, i ragazzi di Ramagli hanno perso certezze, continuando a dominare in casa, ma soffrendo terribilmente lontano dalla Unipol Arena e non dando più quella sensazione di superiorità. Con Penna, Oxilia, Pajola e Petrovic ormai senza minutaggio importante, la Segafredo si è scoperta una squadra corta e normale, poggiandosi sugli americani Lawson e Umeh e la sapienza cestistica di Rosselli e Ndoja. Anche per questo motivo è stato imposto un ritorno sul mercato (in arrivo Stefano Gentile con un enorme punto interrogativo sulle sue condizioni fisiche), per supportare Spissu rimasto unico playmaker vero a scendere in campo. Quale volto mostrerà la Virtus ora che la stagione si farà decisiva?

 

ALMA TRIESTE (21-9): solo la differenza canestri e gli scontri diretti sfavorevoli hanno portato la compagine di coach Dalmasson al terzo posto dietro a Treviso e Virtus, che hanno chiuso la regular season con gli stessi punti dei giuliani. Un risultato storico per l’Alma, che dopo anni di purgatorio è tornata ad essere una delle squadre più importanti della Serie A2 ed è stata la vera e propria rivelazione di questo campionato. Il mix di esperienza e gioventù italiana dell’Alma è stato determinante in questo cammino, insieme allo strapotere atletico e fisico dei due americani Green e Parks. Il primo ha chiuso la sua stagione da rookie in Italia con cifre molto importanti (16 punti e 6 rimbalzi di media) e ha stupito tutti per atletismo, forza fisica e determinazione; il secondo, invece, ha continuato il percorso di crescita iniziato nella passata stagione ed è stato determinante nell’economia della squadra. Tra gli italiani poi si sono distinti: il playmaker Bossi, che è maturato molto nelle ultime due stagioni e ha preso grande confidenza nei propri mezzi, risultando spesso determinante nelle vittorie della sua squadra; il lungo Da Ros, che dopo aver deluso a Verona nella passata stagione, è tornato ad essere un giocatore importante, portando non solo punti e rimbalzi alla causa giuliana, ma anche diversi assist e intensità difensiva, risultando sempre uno dei migliori in campo (11.2 punti, 6.4 rimbalzi e 3.8 assist a partita per lui); l’esperienza di Pecile, Cittadini e Prandin ha poi fatto il resto, perché quando ce n’era bisogno i tre “vecchietti” si sono sempre fatti trovare pronti per aiutare l’Alma; inoltre anche due giovani come Baldasso e capitan Coronica sono riusciti a ritagliarsi il proprio spazio, puntando sulle loro doti migliori, il tiro da tre per il primo e l’aggressività per il secondo. Infine se ci aggiungiamo anche le armi principali di Trieste in questa stagione, che sono state la difesa serrata e il contropiede, capiamo perché l’Alma e arrivata così in alto. Coach Dalmasson e i suoi ragazzi, infatti, hanno fatto un lavoro eccezionale e hanno messo in seria difficoltà anche squadre più quotate sulla carta, dimostrando sempre il proprio valore. Ora sul suo cammino verso la gloria Trieste troverà una signora squadra come Treviglio, che sicuramente darà filo da torcere ai giuliani. Dopo questa fantastica stagione, però, l’Alma non vorrà di certo fermarsi qui e con un Cavaliero in più nel motore siamo certi che ne vedremo delle belle.

ORASI’ RAVENNA (19-11): un’autentica sorpresa in questo campionato con Martino che ha indotto una mentalità nel gruppo solida e mai utopista verso la post-season, che è stata ottenuta al termine di un campionato giocato con grande agonismo e motivazione da parte dei singoli: è Taylor Smith il giocatore chiave di questa stagione, uno dei pivot alfa dell’intero campionato per l’impatto che riesce ad avere su entrambe le metà campo e non solo; rispetto all’anno scorso, ha imparato a coinvolgere di più i compagni sui raddoppi (da 0.7 a 1.5 assist a partita) in attacco e a flottare con una tempistica migliore sotto i tabelloni come rim protector (da 2.4 a 2.8 stoppate). In un gruppo che punta sul mix di esperienza e talento anche la coppia in regia Marks-Sabatini ha mostrato buone cose, soprattutto il secondo sempre bravo a farsi trovare pronto nel calo di ritmo dell’americano; a questo si aggiunge anche un gruppo di tiratori mortiferi come Masciardi, Chiumenti e Raschi e una qualità nei singoli che li rende intercambiabili in termini di ritmo durante le partite. Discreto esordio come giocatore di rotazione per il classe 1997 Sgorbati con 4 punti in 16′ medi di impiego.

KONTATTO BOLOGNA (18-12): ricomincia la scalata alla A per i ragazzi di Boniciolli, con una formazione giovane che adesso potrà vantare tra le sue fila anche Daniele Cinciarini, che dovrà apportare quell’esperienza che sembra mancare ancora a questo gruppo: sicuramente l’innesto di Legion (16 punti di media nelle sue 11 uscite) ha pienamente soddisfatto le richieste di innalzo del trend offensivo per la formazione biancoblu, ma l’incostanza dei risultati ha reso necessario l’acquisto dell’ex-Caserta e ora i bolognesi si candidano a sfidare le migliori. La forte aggressività difensiva e la profondità della panchina sono alcuni tra i punti di forza dei felsinei, che contano anche su un forte approccio mentale infuso dal loro coach, a livello di squadra; per quanto riguarda i singoli, oltre al già citato Legion, saranno importanti anche la guida di Mancinelli e la regia di Ruzzier (4.2 assist a partita), ormai titolare fisso nel quintetto della F. Nel complesso l’organico è composto da giocatori che si fanno trovare sempre pronti, intercambiabili tra di loro nella distribuzione dei minuti e da cui l’allenatore si aspetta lo stesso tipo di impatto.

VISITROSETO.IT ROSETO (17-13): ennesima stagione da 5 stelle per la formazione biancoazzurra, che si presenta ai playoff con un gruppo costituito da un mix di gioventù e dall’esperienza fondamentale di due gioielli di Serie A quali sono stati Fultz e Amoroso, che più volte nella stagione hanno preso in mano la squadra dando il contributo necessario per la vittoria. Con il play figlio d’arte in regia, il gioco biancoazzurro si dimostra molto vivace e coinvolgente con una vasta gamma di soluzioni a disposizione (4.5 assist a gara), soprattutto grazie ad Adam Smith, ennesimo colpo della dirigenza nell’individuare l’americano giusto: il n.2 USA si è rivelato uno degli atleti più versatili ed esaltanti del girone viaggiando a quasi 25 punti di media con oltre il 50% da due e il 40% dall’arco, numeri pazzeschi come non se ne vedevano da tempo. In lui risiede la chiave offensiva, mentre adesso coach Di Paolantonio dovrà infondere tanta mentalità difensiva alla squadra: secondo le statistiche, le squadre che giocano contro Roseto hanno una valutazione media di 84.8, la terza migliore del girone. Per i biancoazzurri il cammino si dovrà sudare, ma il contributo in più di giocatori come Mei e Casagrande rende l’ambiente più fiducioso.

DINAMICA GENERALE MANTOVA (17-13): la stagione dei Virgiliani è stata contraddistinta da continui alti e bassi. Le quattro sconfitte iniziali hanno messo subito alle corde gli uomini di Martelossi poi è arrivata la striscia di ben sette vittorie consecutive che ha rilanciato i biancorossi ai primi posti della classifica ed ha garantito a Gergati e compagni di staccare per il secondo anno consecutivo il pass per la Final Eight di Coppa Italia. Il girone di ritorno degli Stings è iniziato con i due big match del PalaBam dove i lombardi prima sono stati beffati sulla sirena da Saccaggi contro Treviso ma soli sette giorni dopo si sono rifatti con la tripla di Candussi allo scadere che ha regalato la vittoria ai suoi nei confronti della Virtus Bologna davanti ai 4000 del Palasport virgiliano. La bella vittoria sui bolognesi ha illuso un pò tutto l’ambiente biancorosso ma nelle successive uscite gli Stings sono riusciti ad imporsi solo davanti al pubblico amico con Chieti, Imola e Piacenza mentre sono arrivate le sconfitte esterne di Ferrara, Bologna (Fortitudo) e Verona. Nella Final Eight di Coppa Italia giocata a Casalecchio gli uomini di Martelossi si sono dovuti arrendere al primo turno dove sono usciti sconfitti contro Biella. Nel finale di stagione i virgiliani hanno addirittura rischiato di compromettere la loro presenza ai playoff con la sconfitta di Udine, arrivata dopo essere stati per ben due volte in vantaggio di venti punti sugli avversari, e con la brutta prestazione casalinga contro Trieste dove i lombardi non sono mai sembrati in grado di impensierire gli avversari. Nelle ultime tre partite di regular season i ragazzi di Martelossi hanno saputo tirare fuori l’orgoglio e sono riusciti a conquistare la post season grazie alle vittorie contro Forlì (sul neutro di Ferrara), con Recanati al PalaBam e con Ravenna sul difficile campo del PalaDeAndrè, quest’ultimo successo ha consentito agli Stings di trovare il settimo posto in classifica ma nella trasferta in Romagna sono arrivati gli infortuni di Corbett e Bryan, le condizioni dei quali saranno valutate in questi giorni per capire se potranno dare il loro contributo alla causa mantovana nella difficile serie di playoff contro Tortona.

TEZENIS VERONA (17-13): la cura Dalmonte, l’evoluzione di Robinson e la riscoperta di Brkic: sicuramente sono alcune delle basi più importanti dello straordinario girone di ritorno della Tezenis (11-4), che si è riscoperta soprattutto nel ruolo di ammazza-grandi e sembra aver finalmente trovato la sua quadratura nel gioco: una difesa aggressiva, capace di tenere gli avversari intorno ai 70 punti di media, e soprattutto intelligente nelle letture del movimento di gioco degli avversari, si unisce a un’attacco fatto di tanta circolazione sfruttando le doti da tiratore di Frazier o puntando sui centimetri di Diliegro sotto canestro. Un gioco a due dimensione a cui si aggiunge un Totè in fase di maturità (4.7 punti e 2.6 rimbalzi in 19′) e i minuti di Amato, determinanti per mantenere il ritmo di gioco gialloblu; tra i giocatori più in forma si segnalano Portannese, giocatore duttile e tra i migliori del parco italiano con 11.7 punti, 4.2 rimbalzi e 2.8 assist, e Brkic, capace di predicare ancora pallacanestro a 34 anni con la sua bidimensionalità (8.7 punti e 4.4 rimbalzi con un’eccellente 44% da tre).

G.S.A. UDINE (16-14): la mancata qualificazione ai playoff non cancella una stagione che non poteva chiudersi meglio di così: la squadra friulana, dopo essersi riaffacciata nel secondo campionato italiano, ha superato ogni tipo di attesa. Nonostante un avvio difficile dovuto a errori di valutazione sul mercato, infortuni (troppi infortuni, vedere Truccolo, Traini, Zacchetti) e inesperienza, Udine ha terminato il campionato con 6 vittorie consecutive, tra cui vanta il largo successo (+18) nel sentito derby con Trieste e le vittorie con Treviso e Bologna sponda Fortitudo. Il marchio di fabbrica? Sicuramente la difesa (quarta nel girone Est), ma molto si deve all’incredibile annata di Stanley Okoye (17.5 punti e 8.2 rimbalzi), determinante in ogni singola gara per i friulani. Molto importante è stato anche il contributo di altri giocatori, ognuno a modo suo: l’esperienza di capitan Manuel Vanuzzo, la costanza di Michele Ferrari, l’esplosione di un talento come Ousmane Diop (anni 17), il rinforzo di Abden Fall tra i lunghi e la crescita tra gli esterni di Nobile, Mastrangelo e Pinton. Il vero colpo di mercato è arrivato a Marzo, quando si pensava al peggio dopo l’infortunio dell’altra stella, Allan Ray: il gm Davide Micalich ha pescato il jolly in Rain Veideman, play/guardia estone che dalla prima partita si è inserito in maniera eccellente nei meccanismi di coach Lardo e ha trascinato la GSA. Adesso un po’ di meritato riposo, ma non per il presidente Pedone e Micalich: se quest’anno l’obiettivo principale era la salvezza, dalla prossima stagione la società vuole sognare in grande assieme ai tifosi.

ASSIGECO PIACENZA (12-18): una stagione tormentata quella dell’Assigeco, vissuta tra alti e bassi che hanno impedito alla squadra di esprimere il massimo del proprio potenziale: d’altronde la quadratura a inizio stagione sembrava esserci, almeno a livello di roster, ma la incostanza dei risultati sul campo e soprattutto una striscia di 6 sconfitte consecutive nel momento chiave della stagione hanno lasciato parecchio indietro i rossoblu, compromettendo le speranze di una possibile post-season. L’innesto di Biruta, dopo l’addio di Jones, non ha risollevato le sorti della squadra sotto i tabelloni, in un’annata in cui la squadra ha dovuto fare a meno di Formenti per metà stagione (11.1 punti ma in sole 16 partite), ha affrontato la cessione del rampante Rossato e spesso ha dovuto affidarsi al solo Hasbrouck in attacco. Per ritrovare l’ambizione anche la prossima stagione, bisognerà riconfermare le giuste figure e dare più profondità e qualità a una piazza che vuole ritornare grande.

TERMOFORGIA JESI (12-18): Peccato! In una stagione al di sopra delle aspettative, gli orange hanno mancato l’obiettivo proprio nel rush finale vincendo solo una partita nelle ultime sette, dando così addio ai playoff in malo modo. Tuttavia nulla toglie al grande lavoro fatto dalla dirigenza marchegiana, capace di costruire un gruppo solido e divertente nell’esprimere una fantasiosa pallacanestro con un Bowers ancora in formissima, capace di far girare intorno al suo ritmo l’intero quintetto (17.8 punti con 6.4 rimbalzi e 6.1 assist) con Davis primo violino con 24 punti e 5.6 rimbalzi di media, i centimetri dell’esploso Maganza (12.7 punti e 8.9 rimbalzi) e il QI di Benevelli da complemento di lusso. Da questi quattro dovrebbe ripartire la prossima stagione, ma visto il grande risultato pochi sono i dubbi sul trattenerli; tuttavia un punto su cui c’è certezza è la qualità della panchina da rinnovare per una squadra che ha giocato puntando quasi esclusivamente sulla forza del quartetto sopra citato (66.2 punti prodotti su 79.7).

BONDI FERRARA (12-18): la grande delusa della stagione tra una squadra incostante nel rendimento sul campo, a volte anche irritante, e con tante difficoltà nel rapporto con i giocatori fuori (Roderick); con la salvezza arrivata proprio all’ultima giornata, Furlani ha svolto in maniera egregia il compito affidatogli. Tuttavia per la squadra costruita, l’obiettivo playoff era ampiamente alla portata: con un quintetto formato da un playmaker in piena consacrazione come Moreno (7.5 punti e 6.2 assist di media) a cui si aggiungono anche le straordinarie doti di all-around player di Roderick (16.6 punti, 6.4 rimbalzi e 4.5 assist di media) e il tiro mortifero di Cortese (16.1 punti con il quasi 44% dal campo) nel pacchetto esterni e un backcourt con il colpaccio Bowers (20.2 punti e 8.7 rimbalzi) e la solidità di Pellegrino (10.2 punti e 5.6 rimbalzi), il livello era alto. Tuttavia la corta panchina, con il solo Mastellari vero emergente e sesto uomo di lusso, la stagione si è rivelata più complicata e nemmeno gli arrivi dei vari Molinaro e Crotta come cambio dei lunghi hanno invertito il trend. Ordunque ci sarà parecchio da lavorare per la dirigenza in vista della prossima stagione, soprattutto dal punto di vista difensivo che quest’anno è costato caro sia a livello mentale che fisico.

ANDREA COSTA IMOLA (11-19): partita con la consapevolezza dell’irripetibilità della straordinaria stagione precedente (quarto posto in classifica e secondo turno ai playoff con lo scalpo prestigioso di Siena), Imola è riuscita a centrare l’obiettivo minimo e a mantenere la categoria. La salvezza però è arrivata a caro prezzo, perchè la società del presidente Domenicali ha speso decisamente di più dello scorso anno e non aver centrato la post-season ha messo in difficoltà economica la dirigenza, come confermato dal presidente stesso. Inoltre per arrivare al quart’ultimo posto finale (l’ultimo valido per evitare i play-out) sono stati necessari dei correttivi in corsa: solo Cohn ha iniziato e finito la stagione, mentre Norfleet (17 presenze), Hubalek (10) e Rogic (7) si sono divisi lo spot di secondo straniero. Sbagliare un americano su due in questa categoria è spesso una tassa troppo grande da pagare per il bilancio stagionale, nonostante la truppa di italiani imolesi non sia di seconda fascia. Anzi, sono stati proprio gli esperti Maggioli (10,7 punti di media) e Prato (11,9 a gara) a trascinare i biancorossi alla salvezza, coadiuvati da Ranuzzi (10,9) e Hassan (9,8). Non c’è stato molto spazio per i giovani, con i soli Tassinari e lo sfortunato Borra (grave infortunio proprio nel suo momento migliore) a ritagliarsi minuti credibili. Almeno sul campo il titolo di A2 è stato salvato, vedremo ora se l’appello alla cittadinanza del presidente raccoglierà nuovi investitori in questa storica piazza.

PROGER CHIETI (10-20): in corsa fino all’ultimo per ottenere la salvezza diretta, purtroppo nella partita decisiva contro Forlì è venuto a mancare il fisico e la lucidità negli ultimi minuti che ora costringeranno i teati ad affrontare la post-season. Nonostante gli innesti e i cambi a stagione in corso, soprattutto quello di DeCosey, non hanno cambiato il trend di una squadra che probabilmente pratica il modo di giocare più coinvolgente di tutto il girone Est con 16.7 assist di squadra di media, ma con una difesa che concede troppi tiri aperti, puniti con il 55% di precisione degli avversari, e soprattutto paga sotto i tabelloni la presenza di un giocatore di forza in grado di affiancare Mortellaro nel suo lavoro al ferro (9.4 carambole a gara per lui); il solo lavoro degli esterni con Davis e Golden a dividersi il ruolo di tiratori e leader, e un Venucci preziosissimo in uscita dalla panchina non basta per una squadra che adesso dovrà dare del suo meglio per restare nella seconda categoria nazionale.

UNIEURO FORLI’ (9-21): non bisogna farsi ingannare dal record decisamente negativo, frutto di una troppo lunga striscia di 13 sconfitte consecutive che hanno compromesso il cammino: la squadra è in netta ripresa grazie alle operazioni di mercato che hanno visto il cambio degli americani e della regia in maniera decisa. Fuori Crockett (Trapani), Blackshear (rescisso) e De Vico (Cento), dentro Johnson, Amoroso e Adegboye: da questi tre nuovi arrivi è partita la riscossa biancorossa soprattutto con Johnson e Adegboye; se prima gli americani erano il fulcro realizzativo e creativo delle azioni, con i nuovi innesti il gioco è più coinvolgente e distribuito tra i vari interpreti, pur rimanendo nel ruolo centrale del gruppo. L’ex Varese ha alzato il numero di giri in attacco con 20.5 punti (55% da due e 36% da tre) e 3 assist, migliorando i numeri di Blackshear e appoggiando il suo playmaker inglese (autore di 15.8 punti e 3.4 assist) nel compito di assistman; non bisogna però dimenticare il ruolo fondamentale di Amoroso che ha dato più fisicità e tecnica sotto le plance rispetto a Rotondo, con 11.9 punti e 8.8 rimbalzi a partita. Gli acquisti di Reati e Castelli, oltre alle conferme Pierich, Rotondo, Bonacini e Ferri danno grandi speranze per la salvezza e…per l’anno prossimo?

BASKET RECANATI (7-23): c’è ben poco da raccontare nella stagione dei leopardiani, soprattutto con un girone di andata da tre vittorie su 15 e di ritorno da quattro su altrettante: la striscia di tre vittorie consecutive a cavallo tra Gennaio e Febbraio aveva rinfoderato un po’ di fiducia nell’ambiente, ma una sola vittoria nelle ultime 9 uscite ha condannato di fatto la stagione di una squadra che non è riuscita, dopo l’addio di Reynolds, a svoltare la sua stagione, nonostante l’importante innesto di Rush, rivelatosi come uomo chiave del gioco giallo-nero, assieme ai tiratori Loschi e Bader. Tuttavia, la mancanza di un vero e proprio centro di peso (insufficiente l’innesto di Infante come 5 puro), di una panchina di livello e di un’imprinting difensivo scandente, oltre alla tanta gioventù presente nel roster, hanno pagato lungo l’andazzo della stagione: adesso si riparte dalla Serie B con l’obiettivo di riconquistare il campionato appena perso.

Redazione BasketUniverso

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