BU Power Ranking, Western Conference: le squadre che puntano in alto

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Continua l’appuntamento con il nostro Power Ranking. Dopo aver parlato delle squadre che potrebbero aggiudicarsi un posto ai Playoffs ad Ovest, è tempo di passare a quelle che potrebbero invece puntare a qualcosa in più. E’ stata un’estate di fuoco nel Wild West, e diverse squadre non aspettano altro che strappare lo scettro agli Warriors campioni NBA: ecco quali.

5.Minnesota Timberwolves

Sarà per la forte concentrazione di talento giovane ma, da qualche anno a questa parte,  all’inizio di ogni stagione i Lupi del Minnesota finiscono inesorabilmente nella discussione delle squadre più promettenti dell’anno, puntualmente deludendo i loro ammiratori con piazzamenti poco onorevoli e fuori dalla corsa ai Playoff. Quest’anno tuttavia la tendenza potrebbe cambiare.

Mai come ora, nella storia recente dei Timberwolves, si guarda al futuro con ottimismo. Le partenze di Ricky Rubio e Zach LaVine hanno aperto la via all’arrivo di Jimmy Butler, Taj Gibson e Jeff Teague. Butler è un difensore sublime, in grado di mettere la museruola all’uomo più pericoloso degli avversari su un lato del campo e chiudere la partita con trenta punti. Gibson (vecchia conoscenza di coach Thibodeau) è un role player di tutto rispetto, solido in difesa e che non si tira indietro in attacco: l’uomo giusto per fare da collante tra giovani e veterani. Teague infine è un buon playmaker, che ha dimostrato ad Atlanta buone doti di leadership, seppur in calo dopo il passaggio ai Pacers. Se ritroverà la stessa confidenza di un paio di anni fa, sarà di grande aiuto alla causa dei Lupi.

L’unione di giocatori esperti come Gibson e Teague, giovani stelle come Towns e Wiggins e un potenziale candidato al premio di MVP come Butler potrebbe davvero permettere ai T’Wolves di lasciarsi alle spalle le stagioni scorse e puntare in alto. Se coach Thibodeau riuscirà a costruire un solido sistema difensivo, ci sarà davvero da divertirsi lungo le rive del Mississippi.

4.Oklahoma City Thunder

Quante cose possono cambiare in un anno. Nel settembre 2016, i Thunder erano la squadra abbandonata da Kevin Durant, destinata a razzolare nei bassifondi della Western Conference insieme al suo condottiero Russell Westbrook, furente a causa del tradimento del compagno di tante battaglie.

Oggi, a distanza di un anno, non solo i Thunder hanno giocato una stagione al di là delle aspettative (chiusa con un’uscita  al primo turno dei Playoffs contro Houston), ma possono essere considerati una delle contendenti al titolo ad Ovest. Il merito, come per altre squadre ai blocchi di partenza, è stato di una free-agency a dir poco scoppiettante, che ha visto le gerarchie della Lega rovesciarsi completamente. A raggiungere l’Oklahoma, infatti, sono state due star del calibro di Paul George e Carmelo Anthony, entrambi via trade. L’Est si è visto così privato di due dei suoi giocatori di punta, mentre l’Oklahoma ha ottenuto i suoi personalissimi Big Three. Il vero ostacolo all’ascesa dei Thunder sembra ora una panchina decisamente scarna, che necessiterebbe di rinforzi immediati.

Il miracolo compiuto da Sam Presti è tuttavia sotto gli occhi di tutti: l’asse Westbrook-Paul-Anthony, se non dovesse incappare in problemi di convivenza, è simbolo di divertimento garantito per i tifosi dell’Oklahoma e di grandi speranze per l’immediato futuro. Se con un uomo solo al comando i Thunder sono riusciti a conquistare il primo turno dei Playoffs, con l’aggiunta di un gran difensore perimetrale e scorer quale George e di uno dei più brillanti attaccanti degli ultimi vent’anni, tutto è possibile.

3. San Antonio Spurs

Gli Speroni fanno parte della cerchia di squadre che dalla pazza free-agency 2017 hanno portato a casa poco o nulla. La squadra di coach Popovich, dopo essersi scontrata contro lo scoglio Warriors in Finale di Conference, ha mantenuto gran parte del roster dello scorso anno. A lasciare San Antonio sono stati solo Jonathon Simmons e Dewayne Dedmon, le cui richieste contrattuali mal concordavano con le proposte della dirigenza Spurs.

A prendere casa in Texas è stato invece Rudy Gay: l’ala ex-Kings sta ancora recuperando da un infortunio al tendine d’Achille che potrebbe influenzarne il rendimento, almeno all’inizio. Le incognite in casa Spurs sono molte: a partire dalle condizioni fisiche di Kawhi Leonard. Il due volte Difensore dell’Anno  sta ancora recuperando dall’infortunio che lo ha costretto a saltare gran parte delle Western Conference Finals e che potrebbe tenerlo lontano dai campi di gioco ancora per un po’. Il ritorno di Tony Parker, invece, è vicino: il play francese potrebbe tornare a giocare a Novembre.

Scongiurando nuovi infortuni e sperando in un ritorno di Leonard a pieno regime, gli Spurs restano comunque una delle potenze dell’Ovest, in grado di impensierire anche la corazzata Warriors: meglio non sottovalutarli. D’altronde si sa: death, taxes and Spurs!

 

2. Houston Rockets

Se la truppa di coach Mike D’Antoni ha chiuso anticipatamente la sua corsa ai Playoffs lo scorso maggio, scontrandosi contro la bestia nera San Antonio e spezzando le speranze dei tifosi che credevano che questa sarebbe stata la volta buona, è giunto il momento di dimenticare tutto. E’ l’alba di una nuova era a Houston, segnata da una coppia di guardie potenzialmente tra le più talentuose di sempre in biancorosso: James Harden e Chris Paul.

L’ultimo play “puro” della Lega ha deciso dopo quattro anni di cambiare aria: LA non offriva più gli stimoli necessari a continuare la caccia al titolo NBA, mentre duemila chilometri a sud-est James Harden e coach D’Antoni sembravano in rotta di collisione con il successo. Con un roster profondo e competitivo, l’improbabile coppia ha sbaragliato la Western Conference, sorprendendo tutti. Solo la stagione mostruosa di Russell Westbrook ha impedito a The Beard di aggiudicarsi il premio di MVP, mentre Eric Gordon è stato incoronato Sesto Uomo dell’Anno e Mike D’Antoni Coach dell’Anno.

La compatibilità della coppia Paul-Harden è ancora tutta da testare, soprattutto ora che il secondo dovrà tornare a ricoprire il ruolo di guardia dopo essersi “reinventato”, con successo, playmaker. Con la conferma di gran parte del roster dello scorso anno (ad eccezione di Beverley, volato in direzione NYC) però, i Rockets restano comunque tra le squadre più pericolose della Conference e conquistano il secondo posto nel nostro Power Ranking.

1. Golden State Warriors

Dopo un’estate trascorsa a gustare il sapore della vittoria, i Golden State Warriors torneranno in campo da campioni NBA e, ovviamente, da favoriti.

La dirigenza dei californiani ha superato una free agency insidiosa, blindando i rinnovi di Kevin Durant e Stephen Curry e trovando un modo per accontentare anche Shaun Livingston e Andre Iguodala, colonne portanti della second-unit. Dal mercato sono arrivati Omri Casspi e Nick Young. L’ala ex-Kings è un 2.05 che può unire presenza a rimbalzo ad una mano educata, anche dai 6.75 (38% in carriera). Swaggy P non ha bisogno di presentazioni: la guardia ex-USC metterà al servizio della squadrale proprie doti balistiche (40% da 3 in carriera), andando a rafforzare un reparto di veri e propri cecchini. Il GM degli Warriors Bob Myers ha anche buttato un occhio al futuro, assicurandosi la 38esima scelta allo scorso draft, Jordan Bell. Il senior da Oregon si è rivelato da subito uno dei giovani più promettenti del secondo giro, inanellando buone prestazioni alla Summer League di Las Vegas.

Tra arrivi e conferme, la squadra di coach Kerr resta tra le più profonde e ricche di talento della Lega. Sarà davvero difficile costringere questi Warriors a capitolare, anche se in estate l’intera Lega è corsa ai ripari.

 

 

 

 

 

             

Ilaria Palmas

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