Coppe nazionali: il weekend delle sorprese o delle disfatte?

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Cosa accomuna Milano, Stella Rossa, Maccabi Tel Aviv, Real Madrid, Panathinaikos, Olympiacos, Fenerbahçe e Bamberg? Di certo il fatto che partecipino tutte alla nuova Euroleague, e che siano le grandi favorite nei loro rispettivi campionati. Ma non solo: nessuna di queste squadre ha alzato la propria coppa nazionale questo week-end. Semmai dovesse servire, ecco un’ulteriore prova che non bastano un budget (e di conseguenza un roster) di gran lunga superiore alla concorrenza, che a seconda dei casi può essere più o meno forte, per poter trionfare. Il caso dell’Olimpia Milano degli ultimi anni è emblematico: il tracollo in Coppa Italia ha sorpreso per il modo in cui è arrivato, di certo non perché fosse la prima volta in cui Milano ha deluso clamorosamente le aspettative. Quella di Milano è senza dubbio una grande disfatta prima che una sorpresa, dal momento che sia Torino che Brescia han dimostrato nel corso della stagione di essere in più frangenti superiori all’Olimpia. Ma in tutte gli altri casi?

Cerchiamo di andare con ordine.
Il caso della Coppa Italia, ovviamente, lo si conosce bene: tre grandi pretendenti (Milano, Venezia e Avellino) tutte fuori al primo turno, con Milano distrutta da una Cantù incerottata in uno dei derby peggiori della sua storia. Il trofeo viene alzato da Torino in finale con Brescia, due società ovviamente al di fuori del giro dell’Euroleague (anche se Torino ha comunque partecipato all’EuroCup) con dei roster scarsi di grandi nomi a livello europeo (come invece, teoricamente, dovrebbe essere quello di Milano).

In Serbia, la Radivoj Korac Cup è stata alzata dal Partizan Belgrado in faccia proprio alla Stella Rossa, che come Milano vede la sua disfatta in un derby (cittadino) comunque ben più sentito. La Crvena, però, almeno in finale ci è arrivata, pur avendo sofferto tremendamente ai quarti (vittoria all’OT contro il Borac Cacak). MVP l’interessantissimo Nigel William-Goss. Si può parlare di disfatta? Nomi alla mano sì: dal roster di livello europeo della Stella Rossa era lecito aspettarsi come minimo una vittoria, ma come detto in precedenza ciò non può essere garante di successo, soprattutto in una competizione a gare secche.

In Israele, invece, la sconfitta del Maccabi Tel Aviv ha quasi del clamoroso, non tanto per il basso livello delle avversarie, quanto per il fatto che i giallo-blu arrivavano da ben otto vittorie consecutive nella competizione, diciassette negli ultimi ventun’ anni. Rispetto al primo decennio degli anni 2000, il livello del campionato israeliano si è indubbiamente alzato, ma ciò non giustifica la mancata vittoria del Maccabi Tel Aviv visto il livello della squadra. Sconfitta che si aggiunge al recente periodo di delusioni dal punto di vista dei trofei nazionali dovuto, bisogna dirlo, anche all’esplosione di realtà come l’Hapoel Jerusalem. Ad alzare il trofeo è l’Hapoel Holon, MVP Glen Rice jr., in una tiratissima finale proprio contro il Maccabi.

La Spagna è invece un caso limite. Essa ha ben cinque squadre di Euroleague, con roster e budget di altissimo livello: non si può dunque parlare di disfatta per loro, come non si può parlare di pura sorpresa per la vittoria del Barcellona (MVP Heurtel). Alla Copa del Rey si presentano tutte e cinque, sebbene Baskonia, Malaga e Valencia vengano subito eliminate ai quarti, e la finale viene raggiunta dal Real e, appunto, Barcellona. Disfatta Real? Anche in questo caso viene difficile dirlo, visto il livello dell’avversaria, ma è innegabile che i blancos fossero i grandi favoriti, anche alla luce della non esaltante stagione europea dei catalani.

La più grande sorpresa (ma forse non la più grande disfatta) arriva dalla Grecia. In una lega dove a dominare sono sempre state Panathinaikos e Olympiacos (negli ultimi quindici anni il trofeo lo hanno alzato solo loro, più biancoverdi che biancorossi), è riuscita clamorosamente ad imporsi l’AEK Atene. Clamorosamente è il termine corretto: il distacco tra il livello dei roster delle due super-potenze e quello delle altre squadre greche è semplicemente irrisorio, e il dominio Pana-Pireo nei trofei nazionali ne è la prova più tangibile. L’ultima squadra ad aver alzato il trofeo, prima di queste due, fu l’Aris Salonicco nel 2004. Quella dell’AEK è un’impresa pazzesca, la più grande di questo weekend, anche solo per l’aver battuto in due partite consecutive prima Panathinaikos e poi, in finale, l’Olympiacos. Qualcosa di assurdo sulla quale in pochissimi avrebbero scommesso. MVP del trofeo Manny Harris.

In Turchia la situazione è simile alla Spagna, anche se il numero di formazioni turche in Euroleague è stato dimezzato da quattro a due. A partecipare sono rimaste l’Efes, che di certo non sta brillando, e il Fenerbahçe campione in carica. Tutti i pronostici avrebbero indicato una finale tra queste due, ma l’orrenda prima parte di stagione dell’Efes ha fatto sì che essa si qualificasse come ottava, incontrando il più solido Fener per un quarto di finale comunque di alto livello (almeno nomi alla mano), uno dei tanti derby di Istanbul. Risultato? L’orrendo Efes batte il Fener, arrivando ad alzare il trofeo con MVP Krunoslav Simon. Si conferma dunque l’allergia dei canarini per questa competizione, che han vinto soltanto una volta negli ultimi sette anni.

Ultimo elemento di analisi è la Germania, che come Serbia e Italia presenta una sola squadra in Euroleague, a ragion di logica grande favorita nella competizione. Eppure a vincere è il Bayern Monaco, e la sconfitta del Bamberg costa addirittura la panchina a coach Trinchieri. Anche in questo caso, l’eliminazione arriva al primo turno contro un’altra formazione comunque di livello, che poi avrebbe vinto la competizione, come in Turchia. Ma in Germania le parti sono contrapposte: è il Bamberg ad arrivare come grande delusa, e a differenza dell’Efes non riesce a redimersi.

Grandi sorprese ma, dati alla mano, la più grande disfatta sembra essere quella milanese, umiliata senza pietà dai rivali di sempre privi di elementi fondamentali nel loro roster. Perlomeno i tifosi milanesi potranno in qualche modo provare a consolarsi con la consapevolezza di non essere gli unici grandi delusi da questo weekend di coppe nazionali, che si confermano essere terribili, magiche e imprevedibili allo stesso tempo (praticamente nessuno è riuscito a confermarsi dall’anno precedente).

Come si dice, mal comune mezzo gaudio? In questo caso, il mal comune sembra abbastanza diffuso.

Gabriele Buscaglia

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