Memories of Busts: Eddie Griffin – il ragazzone di Seton Hall

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Philadelphia, la città dell’amore fraterno, simbolo dell’indipendenza e del patriottismo americano, ma anche una delle “Mecche” del basket statunitense che respira la sua essenza più pura tra le strade e i playground. Qui, nel 1982 nasce Eddie Jamaal Griffin, un ragazzo afroamericano dal fisico statuario che dimostra immediatamente uno smisurato amore per la pallacanestro unito ad un talento cristallino e scintillante. La Roman Catholic High School è la prima a piombare sul ragazzo e a credere fortemente in lui, tanto che verrà ripagata con prestazioni di alto livello che varranno a Griffin il titolo di Parade Magazine Player of the Year e una convocazione al McDonalds All-American. Dopo due Philadelphia Catholic League Championships vinte e dominate, Griffin prende la strada per l’università, dopo un ultimo anno da senior chiuso nel peggiore dei modi a causa di alcuni screzi con un compagno di squadra che lo costringeranno a terminare gli studi per corrispondenza. Nonostante il carattere difficile e incline al litigio, Griffin è un prospetto interessante, molto ambito soprattutto dagli atenei di Philadelphia che lo vedranno accasarsi alla Seton Hall University, sempre a Philly, dove metterà nuovamente in mostra il suo talento. Nel suo anno da freshman, il ragazzone di 208 cm per 100 kg, metterà a referto 17.8 punti, 10.7 rimbalzi e la bellezza di 4.4 stoppate a partita, mostrando anche un amore smisurato per il gioco perimetrale, caratteristica atipica per un centro, soprattutto a quei tempi. Nonostante le soddisfazioni personali, Griffin deve però fare i conti con il suo carattere, a farne le spese è il compagno di squadra Ty Shine, coinvolto in un litigio acceso con lui. La crescente tensione tra Griffin e i compagni di spogliatoio spingono Eddie verso il Draft NBA 2001, verso il quale, a dire la verità, sembrava destinato in ogni caso, dopo le prestazioni dell’ultima stagione.

Il 27 Giugno 2001, a New York, Griffin si presenta al Draft come uno dei prospetti più interessanti, ma il suo caratteraccio spinge molte franchigie a preferirgli giocatori magari meno talentuosi ma più stabili caratterialmente. Griffin, da possibile scelta in Top 3, scende fino alla settima chiamata, dopo prospetti del calibro di Tyson Chandler, Shane Battier e Pau Gasol, ma prima di campioni come Joe Johnson, Zach Randolph, Gerald Wallace e Tony Parker. Sono i New Jersey Nets a chiamarlo, che però lo scambiano immediatamente con gli Houston Rockets per i diritti su Collins, Armstrong e Jefferson, scelti successivamente durante lo stesso Draft. Ai più quella dei Nets sembra una mossa azzardata, soprattutto perché il talento del ragazzo è innegabile e i suoi problemi caratteriali possono essere limati, vista la giovane età. Il primo anno in NBA pare dare ragione all’intuizione del GM di Houston, Eddie mette a segno 8.8 punti, 5.7 rimbalzi e 1.8 stoppate di media condite con il 36% dal campo e un buon 33% da tre punti. Il rookie di Philly finisce nella NBA All-Rookie Second Team e si classifica tredicesimo nella Lega per stoppate a partita.

Gli sprazzi di talento messi in mostra sono confortanti e la seconda stagione a Houston sembra confermare quanto di buono visto l’anno precedente, nonostante l’arrivo del cinese Yao Ming. Griffin chiude con buone medie (8.6 punti, 6 rimbalzi e 1.4 stoppate), ma inizia a manifestare i primi problemi con la bottiglia che andranno peggiorando durante l’off-season. L’arrivo di Jeff Van Gundy sulla panchina dei Rockets non migliora la situazione e i problemi di alcolismo del nativo di Philadelphia iniziano ad emergere prepotentemente, costringendo i Rockets a tagliarlo nel dicembre 2003, dopo diverse liti con i compagni e un buon numero di allenamenti saltati. Eddie, rimasto senza squadra, emigra nelle Eastern Conference, accasandosi a quei New Jersey Nets che lo avevano ceduto in sede di Draft, per i quali non giocherà però nemmeno una partita: la stagione 2003-04 la passerà infatti interamente in una clinica di riabilitazione per alcolisti.

Prima dell’inizio della stagione successiva, i Minnesota Timberwolves di Kevin Garnett, fresco di titolo di MVP, gli offrono una possibilità, firmandolo con un contratto di anno. Per Griffin è un’opportunità unica: Minnie è una squadra di talento, arrivata a un passo dalle Finals l’anno precedente. La prima stagione in Minnesota è buona (7.5 punti, 6.5 rimbalzi e 1.7 stoppate), tanto da convincere i T-Wolves a rifirmare Griffin per i successivi tre anni. Tuttavia, durante la stagione successiva, Griffin cade nuovamente in tentazione, cedendo alle lusinghe della bottiglia. I suoi problemi fuori dal campo diventano ancora più evidenti nel marzo 2006, quando alla guida del suo SUV si schianta contro un’altra auto ferma in un parcheggio. Il nativo di Philadelphia è ubriaco fradicio e alcune fonti rivelano che al momento dello schianto, fosse addirittura intento a masturbarsi, guardando un film porno mentre era alla guida. L’imbarazzo è totale e schiaccia Griffin sotto tutto il suo peso. A peggiorare la situazione è anche un video ripreso da una telecamera di sorveglianza posizionata all’interno di un negozio in cui Griffin era entrato poco prima dell’incidente: nel filmato si vede il cestista parlare con il commerciante, ammettendo di essere ubriaco, ma di non voler andare in carcere. La stagione regolare 2005-06 finisce con Griffin ai margini del progetto T-Wolves (4.6 punti, 5.6 rimbalzi e 2.1 stoppate a partita), tanto che la stagione successiva giocherà a malapena 13 partite (1.4 punti e 1.9 rimbalzi di media) prima di essere tagliato nel marzo 2007. Non tornerà mai più sul parquet, morirà cinque mesi più tardi in un incidente d’auto a Houston. Il suo SUV prenderà fuoco dopo aver impattato contro un treno nei pressi di un passaggio a livello, Griffin finirà carbonizzato all’interno della propria vettura. La polizia dichiarerà che l’ex giocatore, ignorando la segnaletica, avrebbe oltrepassato le barriere andando a scontrarsi con il treno di passaggio, l’autopsia confermerà che Griffin, in quel momento, stava guidando in stato di ebrezza.

La NBA piange l’ennesimo talento perduto, l’ennesimo ragazzo troppo fragile per poter gestire la pressione, la fama e la ricchezza che il mondo del basket d’oltreoceano porta in dote. Il suo ex allenatore ai tempi dei T-Wolves, Dwayne Casey, dichiarò che il ragazzo si era recato a Houston per allenarsi e rimettersi in forma in vista della successiva stagione. La sua vita è finita nella stessa città dove il suo viaggio in NBA era cominciato, appena 6 anni prima.

Il giornalista di ESPN J. A. Adande scrisse: “Griffin è sprofondato nel baratro a causa di una letale combinazione di giovinezza e soldi”.

Una combinazione così comune nella NBA, ma che purtroppo non tutti possono gestire. Griffin ha chiuso la sua carriera NBA con 7.2 punti, 5.8 rimbalzi, 0.8 assists e 1.7 stoppate di media, ma la sensazione generale è che un ragazzo del genere avrebbe potuto dare molto di più, sia la basket che alla vita.

 

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