Esclusiva BU, Emmanuel Omogbo: “La mia vita è una continua lotta da quando sono morti i miei genitori!”

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Il rookie della Vuelle Pesaro, Emmanuel Omogbo, è uno dei giocatori che più sta impressionando tutti gli addetti ai lavori, e non solo, grazie al suo ottimo inizio di campionato. Il ragazzo, proveniente da Colorado State, che sta mettendo insieme numeri impressionanti come quattro doppie doppie in cinque giornate (l’ultima da 21 punti e 18 rimbalzi), ha risposto ad alcune domande, in esclusiva per BasketUniverso.

La tua vita è segnata da un fatto particolare; ti va di farci un riassunto della tua storia personale dicendoci che ruolo, in tutto ciò, ha giocato la pallacanestro?

La mia vita è una lotta, una continua lotta, la mia vita è fatta di alti e bassi: è bella, è brutta, è così così. Vengo dalla Nigeria e, inizialmente, non giocavo a basket, poi però ho trovato proprio nella pallacanestro il centro della mia vita. Una notte, tutto ad un tratto, i miei genitori morirono in un incendio e da lì mi ritrovai solo, soltanto con la pallacanestro. Questo è quanto, ho vissuto molte difficoltà fino a qui, è innegabile: anche nel passare dallo Junior College alla Division 1 NCAA e fare ogni giorno la stessa cosa non è stato semplice.

In estate sei stato cercato anche da squadre che giocano competizioni europee: perché hai deciso di scegliere proprio Pesaro che, nonostante sia una piazza storica, non fa le coppe per questo tuo anno da rookie?

Mi sono sentito come tanti altri, cioè molti che mi hanno cercato hanno pensato che le mie potenzialità e le mie abilità non sono tali da farmi avere successo in Europa; mentre io sentivo di essere capace e di avere proprio la capacità di giocare anche a livelli di EuroCup. Ovunque mi metti, in qualsiasi situazione mi metti, sono capace di giocare al meglio, perché questo è il mio stile, il mio tipo di basket; non ho bisogno di avere sempre la palla in mano o di segnare tanto per essere un giocatore d’impatto. Io sono uno che gioca duro e che usa il cervello quando gioca, sono un giocatore che può coprire diversi ruoli in campo per far sì che la squadra vinca. Lo so che vincere ora non è facile, ma so anche che ne usciremo, dobbiamo rialzarci ed io rialzerò i miei compagni ogni volta; qui sento veramente che la squadra crede in me. Il mio agente ha trattato con varie squadre, ma nessuna ha creduto veramente in quello che avrei potuto fare. In questo primo anno, quando la gente dice che sono una sorpresa, io in realtà non penso di esserlo, loro dicono così solo perché non mi avevano visto giocare.

Dopo cinque giornate, quali sono le tue prime impressioni sul livello di questo campionato di Serie A?

Credo che sia una lega difficile: ci sono vari giocatori che hanno giocato in NBA. In più, una cosa che mi ha impressionato, è che ci sono squadre che fanno un incredibile lavoro di scouting, ci sono scouting report veramente molto dettagliati. Insomma ora è basket professionale, è un lavoro, mentre prima al college giocavi più per la competizione. Qui bisogna sempre rimanere concentrati, bisogna esserlo durante gli allenamenti e ancora di più durante la partita, perché non è un campionato facile.

Nonostante un avvio con una sola vittoria su cinque gare, si vede chiaramente che siete un gruppo unito e solido: cosa pensi tu proprio riguardo alla squadra, qual è il potenziale generale e quali sono le parti da migliorare?

Penso che siamo una buona squadra, possiamo vincere varie partite se stiamo concentrati. Dobbiamo migliorare nelle piccole cose, come ad esempio iniziare la partita più duramente e giocare in maniera meno immatura e inesperta, perché la cosa principale è questa: abbiamo le potenzialità per essere un’ottima squadra, ma siamo giovani e immaturi e le altre squadre se ne approfittano. Dopo cinque partite credo che stiamo crescendo di volta in volta, miglioriamo ad ogni partita, dobbiamo però ridurre il numero delle palle perse, a partire da me. Inoltre dobbiamo giocare in modo più tecnico in difesa e, soprattutto, giocare insieme come una squadra; se faremo queste cose arriveranno le vittorie.

Stai vivendo un grande momento di forma, i tuoi numeri a fine partita sono incredibili, sei il trascinatore della squadra e l’idolo del pubblico, come dimostrato anche dal fatto che la tua frase “We are One” dopo la vittoria a Reggio Emilia è diventata subito lo slogan dei tifosi per questa stagione. Come ti senti in questa situazione?

Sono felice di poter essere capace di impressionare positivamente la città di Pesaro e non credevo di poter essere di così grande influenza nel pubblico e nei ragazzi. Guardando avanti voglio avere una mentalità positiva, perché so che negli ultimi anni questa città non ha avuto squadre eccezionali, ma io voglio cambiare tutto ciò e noi come gruppo abbiamo le potenzialità per farlo. La gente quando arriva la partita non deve pensare “Oh, la perderanno…” o cose del genere, ma deve credere in noi e noi dobbiamo credere in noi stessi, smetterla di arrivare ad una partita pensando che la perderemo indipendentemente da contro chi giochiamo; dobbiamo dare il meglio di noi e giocare per la città, questo è quello che dobbiamo fare. Non voglio che la gente abbia una mentalità da sconfitta, dobbiamo cambiare tutti questa mentalità già dalle prossime tre partite, dobbiamo finirla di perdere.

Sei un giocatore che fa dell’intensità il punto di forza del suo gioco, quali sono poi altri punti di forza e dove invece pensi di dover ancora migliorare?

Ora sento che il mio livello di intensità in difesa, in attacco e a rimbalzo è buono, però ho difficoltà con le palle perse e nel mio tiro da tre punti, credo di tirare con meno del 20% (3/15, 20% da tre n.d.r.). Ho tirato abbastanza bene durante la pre-season e durante gli allenamenti, ma non credo ancora di aver trovato il mio tiro; proprio per questo spesso mi fermo dopo gli allenamenti o vengo prima per potermi allenare. Sono queste le parti dove devo ancora migliorare: la gestione della palla per evitare troppe palle perse, il mio tiro da tre e la mia abilità di leggere le situazioni. Credo che, se riuscirò a migliorare queste tre cose entro la fine della stagione, avrò dato una grossa mano oltre che a me anche alla squadra.

Ringraziamo Emmanuel Omogbo e la Vuelle Pesaro per la collaborazione ed il tempo dedicatoci.

Kevin Bertoni

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