ESCLUSIVA BU, parla Simone Pianigiani: “Il mio futuro non dipende dall’Europeo”

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L’estate del 2015 vedrà protagonista la nostra Nazionale ad Eurobasket, una compagine che, dopo aver visto molte volte la fortuna voltarle le spalle negli ultimi anni, sembra potersi presentare all’appuntamento con tutti i suoi migliori giocatori a disposizione. Abbiamo così colto l’occasione del mini-raduno della Nazionale Sperimentale al centro sportivo dell’Acqua Acetosa di Roma per intervistare il coach Simone Pianigiani, ormai da anni al timone degli azzurri e sempre più coinvolto nel vasto progetto della federazione. Sono stati diversi i temi toccati, dall’imminente Europeo alla sua recente trasferta americana, passando per la diatriba dei troppi stranieri nel nostro campionato al suo futuro.

Coach, innanzitutto la ringraziamo per la disponibilità. Partiamo da questo mini-raduno: è soddisfatto del proseguimento di questa “tradizione”, della disponibilità dei giocatori e del livello medio di qualità presente?

Sono soddisfatto perché, come ripeto da anni, l’importante è che si crei uno spirito giusto, che giocatori e società collaborino. I giocatori quando vengono in queste occasioni hanno un buon atteggiamento e sfruttano ogni secondo disponibile per aumentare il bagaglio della loro esperienza con tutte le componenti dello staff della Nazionale. Siamo dunque contenti perché notiamo come sia stato ben percepito lo spirito di questi raduni. Per quanto riguarda il livello dei giocatori, il tentativo è quello di capire e far capire a loro stessi i margini di miglioramento possibili e avere le idee più chiare su chi possa far parte del gruppo della Sperimentale che farà importanti esperienze internazionali fra giugno e luglio. La nostra volontà è quella di creare una base molto ampia, dalla quale attingere più giocatori possibili di livello internazionale.

Quali sono i futuri programmi di questa Nazionale oltre al prossimo mini-raduno che si terrà nel mese di Aprile?

Oggi (ieri ndr) è stato solo un raduno per giocatori di Gold e Silver, ad aprile cercheremo di avere anche alcuni ragazzi impegnati con la Serie A, così come è accaduto nel raduno di febbraio, in maniera tale da toccare diverse fasce d’età. In seguito ci sarà una pausa visto che molti di loro entreranno nel vivo della stagione con i playoff e i playout, prima di riprendere l’attività verso la metà di giugno con un raduno più lungo e lo sbocco immediato di due tornei internazionali entro la fine del mese. Dopo una breve pausa ci ritroveremo verso la metà di luglio a Roma per andare a disputare un importante torneo in Cina. Per chi farà parte del gruppo sarà un’esperienza totalizzante di oltre un mese, una maniera per confrontarsi con stili di gioco e fisicità diverse dalle nostre. Pensiamo a giocatori come Pascolo, De Nicolao, Moraschini, Michele Vitali che son partiti da qui e hanno poi continuato il loro percorso di crescita con la Nazionale A, a testimonianza che noi facciamo il possibile per supportare i loro margini di miglioramento.

Passiamo alla Nazionale maggiore: ha ricevuto piena disponibilità dai quattro “americani”, come li ha trovati, nella sua trasferta americana, dal punto di vista emotivo e psicologico in virtù dei futuri impegni?

E’ stato di sicuro un momento molto positivo. I contatti con loro e con gli altri giocatori impegnati in Europa sono sempre stati costanti, ma c’era la necessità di condividere con i loro staff le rispettive condizioni fisiche, diverse per ognuno di loro a causa dei vari infortuni. In quel momento però, erano tutti molto più sereni e tranquilli dal punto di vista psicologico, poiché stavano tornando a giocare dopo dei lunghi infortuni, mentre Datome attendeva di essere  ceduto per avere finalmente una chance di dimostrare ciò che vale. Inoltre, ci siamo anche confrontati riguardo la maniera con cui affrontare la post-season, poiché non tutti termineranno la stagione nello stesso periodo; il nostro staff si è messo a completa disposizione per quelli che saranno i loro differenti percorsi in attesa del raduno vero e proprio. E’ stata molto importante anche la presenza del presidente Petrucci, per dimostrare come la Federazione abbia creato una serie di attenzioni per loro e per tutti gli altri giocatori, affinché si sentano sempre coinvolti nella famiglia azzurra, pur non essendo materialmente presenti.

Che atmosfera particolare ha trovato a New York nel week-end dell’All Star Game?

Molto bella. In America sono unici per vivere questo tipo di eventi, peraltro in una città con due palazzi straordinari dove hanno avuto luogo le varie serate. Sono state fantastiche anche le iniziative di contorno ed è stata anche un’ importante occasione di confronto fra il mondo Nba e quello Fiba, visto che erano presenti i massimi vertici ed esponenti della pallacanestro mondiale ed europea.

Si parla molto spesso dell’inserimento dei vari Bargnani e Gallinari nel gruppo che ha partecipato all’ultimo Europeo e alle ultime qualificazioni; lei crede che un buon amalgama di squadra sarà facile da trovare oppure pensa che ciò possa richiedere più tempo?

Il tempo è quello e dobbiamo farcelo bastare, non possiamo chiederne di più. Il feeling emotivo fra i vari giocatori è evidente e c’è sempre stato, anche nell’ultima estate fra coloro che erano in ritiro e quelli che erano rimasti fuori. Ritengo che il filo emotivo che li coinvolge anche con lo stesso staff della Nazionale, la partecipazione e il clima positivo respirato nelle ultime tre estati saranno facilmente replicabili. Diversa la questione dal punto di vista del gioco: c’è bisogno che qualcuno si riadatti nuovamente alla pallacanestro europea e di collaudare dei giocatori che, finora, hanno giocato raramente insieme e qua sappiamo che il tempo a disposizione è poco. E’ chiaro che non siamo una Nazionale come la Spagna o la Serbia, già collaudate da anni con il loro nucleo fisso di giocatori. Noi dovremo lavorare rapidamente sotto questo punto di vista, ma il clima positivo instauratosi fra i ragazzi ci deve far essere ottimisti. 

Facendo tutti gli scongiuri possibili immaginabili, lei finalmente potrà avere ampia scelta per la composizione della rosa finale. E’ consapevole che ciò potrebbe portarla ad avere sicuramente più pressione rispetto al passato?

E’ impossibile non avere mai  il 100% della pressione, ogni giorno, nel momento in cui alleni una Nazionale. Ogni volta che sei in palestra o in partita sei consapevole di rappresentare un movimento, la tua nazione. La pressione c’era anche quest’estate, quando bastava sbagliare una partita per rimanere fuori dall’Europeo. Non dimentichiamo che la Russia ha rischiato di essere eliminata fino alla fine. La pressione, dunque, c’è sempre per il fatto di essere una rappresentativa ma, fra pressione e pressione, preferisco avere tutta la rosa sana.

Per quanto concerne eventuali stimoli ulteriori, lei crede che il fatto di avere un girone molto impegnativo possa essere un incentivo a scendere sin da subito in campo con la giusta mentalità, sapendo di dover sbagliare il meno possibile? Inoltre, per un determinato gruppo di giocatori, questo potrebbe forse  rappresentare l’ultimo treno disponibile per fare qualcosa di importante a livello internazionale con la maglia azzurra? Molti, infatti, potrebbero difficilmente aspirare all’Olimpiade del 2020. 

Per quanto riguarda il primo punto non voglio nemmeno pensarci. Quando giochi un Europeo con la tua Nazionale non devono esserci stimoli suppletivi o il rischio di prenderla sottogamba, anche perché veniamo da anni in cui era già importante tornare competitivi. Ormai, inoltre, non esistono più squadre contro cui ti puoi permettere di giocare con sufficienza. Quando indossi la maglia della tua Nazionale devi dare il massimo anche se giochi all’Acqua Acetosa contro una selezione di Roma Nord, altrimenti non sei degno di portarla. Sono invece d’accordo sul fatto che, come generazione di giocatori, sentano il desiderio di fare qualcosa d’importante nel momento in cui hanno ormai raggiunto una maturazione sia tecnica che professionale. Tante situazioni sfortunate gli hanno impedito di giocare spesso assieme, perciò è giusto che ora sentano il desiderio di cogliere l’attimo.

Spostiamoci dall’ambito della Nazionale: il presidente Petrucci, in occasione delle Final Eight di Coppa Italia, ha sollevato la questione, mai passata di moda, dell’eccessivo numero di stranieri nel nostro campionato. Lei pensa che debbano esserci delle norme restrittive oppure la meritocrazia deve essere l’unico vincolo? Esistono infatti già alcune squadre, come Reggio, Trento e Cremona, che stanno facendo bene col loro nucleo di italiani compatto e delineato negli anni. 

Il presidente Petrucci ha fatto benissimo a creare questo argomento di discussione. Lui ha semplicemente detto, consapevole dell’esistenza di alcune regole e di un mondo cambiato, di sederci ad un tavolo con tutte le componenti per vedere come fare a valorizzare i nostri giocatori, un qualcosa che è nell’interesse di tutti. Credo che, non solo sia una cosa giusta, ma un esempio positivo il fatto che il presidente si sia fatto promotore di una discussione che, vedremo, dove e a cosa riuscirà a portare.

Parlando del campionato, Milano sembra sempre poter vestire i panni di quella che fu la sua Siena, ma sembra che le manchi quell’incipit mentale che le consenta di vincere facilmente così come voi. E’ un qualcosa che si acquista successo dopo successo o è una qualità intrinseca che già fa parte del bagaglio di un giocatore o di un gruppo di giocatori?

Non si possono paragonare due squadre diverse in momenti, situazioni e campionati differenti. Credo che Milano, essendo la squadra più forte e attrezzata, stia dimostrando la sua continuità in Italia e che ai playoff si presenterà come una compagine difficile da affrontare. Loro stanno ribadendo in campionato, giorno dopo giorno, la loro superiorità e l’imbattibilità casalinga da due anni e la striscia di vittorie consecutive, di cui ho perso il conto, sono lì a dimostrarlo.

Ultima domanda: lei, con certezza, rimarrà l’allenatore della Nazionale qualunque sia l’esito dell’Europeo, oppure il risultato potrà discriminare la sua permanenza? Anche lei potrebbe avere voglia di tornare al lavoro quotidiano? 

Con la Federazione abbiamo stilato  un programma di lavoro che arriva fino al 2016 con un impegno diverso a tempo pieno, proprio perché c’erano delle cose che andavano oltre al semplice lavoro estivo sul campo e sulle quali la Federazione si è voluta impegnare a fondo; basti pensare alla presenza nel territorio, ai centri tecnici federali in ogni regione, una continuità e una filiera che vanno dalle Nazionali maschili a quelle femminili, da quelle giovanili a quelle sperimentali. Siamo nel pieno di questo percorso e sono molto motivato e coinvolto nel portarlo avanti: il risultato dell’Europeo sarà una cosa, il lavoro invernale un’altra.

Ringraziamo nuovamente coach Pianigiani e la Fip per la loro disponibilità e gli auguriamo un futuro pieno di successi e miglioramenti, per la loro felicità, ma anche per la nostra.

Bernardo Cianfrocca

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