Eurotalents: Lauri Markkanen, la Finlandia alla scoperta dell’NBA

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22 Maggio 1997: siamo a Vantaa, cittadina del meridione finlandese non molto distante dalla capitale Helsinki. E’ quasi curioso cominciare qui il nostro nuovo appuntamento sui talenti europei di pallacanestro anche perchè, in tutta oggettività, nessuno penserebbe mai a venire qua a pescare un futuro talento della palla a spicchi: una cittadina che comprende con le città circostanti quasi 200.000 abitanti, conosciuta per ospitare l’aereoporto più grande della nazione, per il fiume che attraversa la città e per l’antica tradizione ferroviaria, che si è mantenuta ancora oggi ed è divenuta uno dei più dell’economia della città assieme all’ingegneria architettonica. Tuttavia, due persone famose possono legarsi al mondo sportivo: in primis, Mika Hakkinen, il famoso pilota di Formula Uno vincitore di due mondiali con la McLaren e tra i grandi rivali del simbolo Michael Schumacher; poi abbiamo Antti Niemi, il portiere finnico di maggior successo nell’hockey, difensore estremo dei Dallas Stars e vincitore della medaglia di bronzo storica per la sua nazionale a Sochi 2014. Ed è con questi precedenti che nasce da papà Pekka e mamma Riikka Markkanen, nasce Lauri.

2011: nel corso della sua infanzia, Lauri è cresciuto assieme ai fratelli Miikka ed Eero, attualmente calciatore professionista della nazionale con un passato nella cantera del Real Madrid. L’ambiente è di quelli famosi ma isolati: per intenderla meglio, i suoi genitori sono ex-giocatori della nazionale di pallacanestro maschile e femminile con una notevole notorietà, ma sconosciuta in tutto il continente, non parliamone nemmeno a livello internazionale. Perchè per sfortuna di cose, la Finlandia è una terra affascinante, ma lontana dal centro del movimento europeo in qualsiasi ambito la si voglia vedere; insomma, la miglior condizione per crescere il proprio talento passando inosservati. Il piccolo Lauri, ispirato dai genitori, inizia già da piccolo a coltivare la passione per la pallacanestro andando a tirare fuori nel giardino, con il gelo a ghiacciare la pelle ma con i guanti alle mani per mantenere caldo il ritmo. Il padre lo osserva e anche il ragazzino ne è convinto: è un buon tiratore, sente di poter giocare. Problema? Non ha mai seguito un vero allenamento, ma entrato in una palestra e giocato con una vera squadra. Ma a quest’età è già convinto dei propri mezzi e vuole giocarsela contro i più forti: così papà Pekka lo iscrive al BC Jyvaskyla: è l’inizio del viaggio.

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2013: arrivano già i primi guai ma arrivano anche le prime grandi soddisfazioni. Il 16enne Lauri ha sviluppato una buonissima corporatura arrivando ai 200 cm di altezza, ma già lavora con sovraccarichi pesanti: la preparazione si rivela positiva solo fino a un certo punto, poichè la resistenza ai sovraccarichi lo costringe al suo primo lungo stop di 4 mesi (non poteva neanche sudare secondo i medici). Nonostante l’infortunio, il club lo sposta nello Junior Team A e la nazionale sente di avere uno dei più promettenti giocatori e lo chiama per gli europei U16 in Division B di Sarajevo: la sua nazionale raggiunge uno storico bronzo con il talento di Vantaa che entra di diritto tra i migliori dell’Europa nascosta viaggiando a 15.5 punti, 5.8 rimbalzi e quasi 2 recuperi di media a partita. E’ il primo segnale che qualcosa si sta evolvendo, anche perché arriva la prima offerta importante: il Siviglia vuole offrirgli un contratto da professionista, ma la famiglia, essendo minorenne, rifiuta il trasferimento.

2014: la famiglia è sicura del potenziale del ragazzo, ma ormai quella piccola società è diventata troppo stretta per quel fisico ben coordinato di 210 cm. Ecco perchè viene mandato alla Helsinki Basketball Academy, dove consegue una specializzazione sportiva e può continuare a coltivare la carriera cestistica sotto la guida di Hanno Mottola. Inizia a dimostrare competitività anche contro ragazzi di stazza ed età maggiori, con un’altra medaglia di bronzo in Division B all’Europeo U18 di quell’anno (9.5 punti e 4.8 rimbalzi di media).

2015/2016: era solo una questione di tempo prima che il suo nome finisse sui taccuini dei talent scout europei. La sua crescita cestistica si è sviluppata in maniera esponenziale, almeno a livello individuale, non certo di squadra: l’Academy viene promossa nella prima lega nazionale, in cui sebbene non arrivino buoni risultati, Markkanen viaggia a 19.5 punti e 3.5 rimbalzi a gara (toccando anche i 30 punti in almeno 16 occasioni). In Nazionale è lo specchio di quanto rende nel club: 18.2 punti e 6.3 rimbalzi di media all’Europeo U18 in Grecia non evitano il 13° posto, mentre all’Europeo U20 va ancora meglio lui e peggio il piazzamento (24.9 punti, 8.6 rimbalzi, miglior quintetto della manifestazione, ma 15° posto su 16). Sembra la fotocopia di Aleksandar Vezenkov, attuale giocatore del Barcellona, con la Bulgaria di tre anni prima, ma per lui arriva un’altra destinazione, che lo proietta più vicino al mondo che conta: dopo una primavera ed un’estate fatta di allenamenti intensivi e una scelta mirata delle università americane, decide di iscriversi ad Arizona.

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Dopo averne ripercorso la storia, analizziamo sotto il profilo tecnico e tattico chi è Lauri Markkanen: il finlandese è un’ala forte (adattabile anche come pivot) di 211 cm con una impressionante mobilità e coordinazione inusuali per un giocatore dal fisico sviluppato anche in termini di massa muscolare; grazie a questo riesce a correre bene sul parquet, in transizione e ad aprire il campo. Dal punto di vista offensivo, è un realizzatore bidimensionale eccezionale, non solo per le armi a disposizione ma anche per l’intelligenza tattica con cui può variarle adattandosi allo schema difensivo avversario: ha un’ottima meccanica di tiro, con un rilascio pulito anche se abbastanza lento, che può spaziare ampiamente oltre la linea perimetrale e può agire tra le linee nelle azioni di pick and roll e pick and pop come bloccante capace di aprire sia fuori che vicino a canestro; nell’1vs1 riesce a battere l’avversario grazie al suo esplosivo primo passo e non ha paura del contatto cercando spesso il fallo del marcatore. In post basso, mostra un’abilissima tecnica e un’ottimo uso dei piedi con cui riesce ad eludere il diretto avversario e, grazie alla sua mobilità, è bravo ad evitare i tagliafuori avversari per andare a rimbalzo in attacco. Nonostante questo è proprio il fisico, il punto su cui il figlio d’arte dovrebbe lavorare di più: non è un’atleta d’élite, esplosivo o spettacolare, dovrebbe aggiungere più massa per sostenere i contatti contro giocatori molto più fisici e inquadrati nel ruolo di centro. Inoltre dovrebbe migliore anche nel palleggio, spesso carente nelle situazioni di isolamento, e soprattutto nel passaggio: nonostante sia un buon giocatore di squadra, spesso chiede situazioni di isolamento, coinvolgendo poco i compagni e peccando nella rapidità di scelte per scarichi o passaggi vincenti. In difesa è un giocatore molto mnemonico e poco sviluppato a livello tattico: è corretto nei movimenti, dalla mobilità laterale alla stoppata, e si adatta bene alle situazioni offensive di squadra grazie anche ai recuperi, ma la sua attenzione è troppo focalizzata sul pallone e poco sugli avversari, che sono bravi ad eluderlo sui tagli in backdoor e a creare tiri aperti, per la sua poca rapidità negli aiuti difensivi. Tanto lavoro è da fare anche nell’1vs1 soprattutto in post basso, dove avversari più fisici lo sormontano.

In conclusione, parliamo di un giocatore con tanto potenziale, ma che ancora deve imparare a coesistere in un contesto: dai primi passi fino ad oggi (16.2 punti e 7.2 rimbalzi di media finora con Arizona nel suo anno da freshman), è sempre stato un grande talento, ma molto isolato e poco fiducioso del concetto di squadra, punto fondamentale nello sviluppo tattico di un giocatore. Ma l’NBA lo sta già chiamando, in un Mock Draft che lo prevede tra la 5° e la 10° scelta, quindi si attendono alla finestra squadre come Timberwolves, Nuggets, Pelicans e Magic: per la terra scandinava è la nuova promessa di un viaggio nel mondo dello sport americano.

Federico Gaibotti

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