Focus: Treviglio, un cuore e una storia tutto all’italiana

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La pallacanestro italiana è considerato un ambito di tutto rispetto a livello internazionale; i giocatori delle nostre scuole giovanili trovano sempre una occasione per farsi valere, rivelandosi importanti per i progetti delle società. Tuttavia, per certi versi, alcuni atleti non sono fondamentali o almeno non abbastanza da essere un punto di partenza: questi concetti si rispecchiano più per i giocatori internazionali, in particolare per quelli americani. Ormai prevale la concezione che una squadra senza americani, specialmente ad alti livelli, non sarebbe mai in grado di competere o, peggio ancora, soccomberebbe.

Nella nostra realtà cestistica, questa regola non scritta per vincere vale ancora…anzi no! C’è una società, ai piani alti, che si sta rivelando un’eccezione: si tratta della Remer Treviglio, squadra bergamasca che in questo momento si sta giocando i playoff di A2. Molti di voi si sorprenderanno nel leggerne il roster: due giocatori cechi in un gruppo formato interamente da italiani, ma ancora più sorprendente è il fatto che siano i giocatori azzurri la base di questo progetto.

Bob Lienhard, primo americano nella storia di Treviglio (bergamo.corriere.it)
Bob Lienhard, primo americano nella storia di Treviglio (bergamo.corriere.it)

Andiamo però con ordine: il 1971 è l’anno di fondazione della società, costituita all’Oratorio Salesiano di Treviglio con Antonio Carminati presidente del club denominato “P.G.S Or. Sa. Treviglio“. Si tratta di un progetto che si rivela subito dirompente a partire dal ’75 quando, dal campionato promozione, la squadra arriva ai vertici nazionali in pochi anni, più precisamente nel ’82 in Serie B, il terzo massimo campionato di allora. Tramite la fusione con Osio Sotto, la squadra cambia il nome in “Bergamasca Country Basket Treviglio” che raggiungerà la Serie B di eccellenza nella stagione 1993/1994 mantenendo sempre un ambito di tutto rispetto; è dal 2006 però che il nominativo cambia come lo conosciamo oggi, “Blu Basket 1971“.

Cambia il nome, sponsor e giocatori, non la sostanza: la squadra è tra le migliori a livello nazionale centrando sempre i playoff (ad eccezione della stagione 2012-2013) ma non riuscendo mai a compiere quel salto di qualità verso campionati più in alto. I progetti, però, non vedono mai l’ingaggio di atleti americani o meglio, se il giocatore acquisito è americano, ha almeno il passaporto italiano (unico caso Bob Lienhard ingaggiato nel 1980). Inoltre, seppure i giocatori europei siano di buona qualità, gli italiani costruiscono la maggior parte dei successi della società bergamasca e questa linea di condotta non cambia.

Emanuele Rossi, attuale capitano di Treviglio (bergamo.corriere.it)
Emanuele Rossi, attuale capitano di Treviglio (bergamo.corriere.it)

E così arriviamo al presente: nel 2013, dopo più di 30 anni, arriva l’ingaggio di un americano senza passaporto italiano, tale Novar Gadson. Gadson però non si rivela un fattore chiave nella stagione biancoblu: problemi di famiglia causano la rescissione consensuale dopo 6 partite. Senza il talento made in USA, con un solo giocatore ceco (Kyzlink classe ’93, buon giocatore ma non rivoluzionario) e tutti italiani nel campionato della allora LegaDue Silver, come può competere questa squadra? Semplicemente smentendo tutti gli scettici e la stagione regolare termina con un pazzesco secondo posto (dietro solo alla fortissima Agrigento). Marino, Rossi, Ihedioha, Carnovali e Alessandri sono alcuni dei protagonisti di quella ennesima grande annata, purtroppo infrantasi, come in altre occasioni in passato, ai playoff, stavolta contro Casalpusterlengo.

Quest’anno però si è rivelato particolare: con la conferma di Kyzlink, l’approdo di Slanina (giocatore ceco classe ’95 ancora tutto da formare) e un roster molto giovane (21,58 anni di media), le possibilità di riuscire per l’ennesima volta di entrare in post-season erano poche o nulle, anzi c’è chi addirittura li pronosticava “ultimi” considerato l’elevato livello di categoria. Certe volte, la pallacanestro è bella proprio per le sorprese che riserva: la squadra bergamasca gioca una stagione fantastica centrando i playoff all’ultima giornata. Il primo ostacolo è Biella, squadra che in A2 Gold ha passato una stagione faticosa ma ha comunque centrato l’obiettivo prefissato, attraverso un roster giovane e competitivo con Benjamin Raymond alla guida; Treviglio però sorprende tutti per l’ennesima volta, mettendo in grossa difficoltà i piemontesi in gara1 e strappando gara2 con una gran prova di forza e coraggio al Palafacchetti. Ora la serie è in pareggio e si deciderà tutto al Biellaforum domani sera.

Tommaso Marino, autentico trascinatore della Remer in questa stagione
Tommaso Marino, autentico trascinatore della Remer in questa stagione (www.sportorobico.com)

Per entrare meglio in questa realtà, BasketUniverso ha contattato Tommaso Marino, playmaker titolare e uno dei fattori chiave della gran stagione dei biancoblu, al quale ringraziamo enormemente la sua disponibilità a raccontarci di più sulla propria squadra.

1)Due anni fa sei arrivato a Treviglio. Perchè hai scelto questa piazza?

Ho scelto questa società per vari motivi. Innanzitutto è un ambiente serio con strutture perfette per allenarsi e fare terapia; inoltre vi sono sempre allenatori e membri dello staff disponibili. E’ una società molto puntuale in cui non esistono abili, un progetto in cui ogni giocatore può concentrarsi totalmente sulla pallacanestro.

2)Nella stagione precedente avevate un roster di tutto rispetto e nonostante l’assenza di Gadson avete mantenuto un trend vincente. Come lo spieghi?

Diciamo che questo punto sugli americani è un’arma a doppio taglio: è vero che garantiscono qualcosa in più in termini di punti e giocate spettacolari, ma in certi casi viene meno la difesa e lo spirito di squadra, che sono punti fondamentali per noi. Noi abbiamo due giocatori cechi che garantiscono tanto in difesa e mantengono una gran coesione e lavoro di squadra all’interno dell’ambiente.

Coach Vertemati, allenatore della società bergamasca (www.bergamonews.it)
Coach Vertemati, allenatore della società bergamasca (www.bergamonews.it)

3)Un tuo giudizio personale sulla stagione appena conclusa.

Sinceramente, nessuno è più autocritico di me. Sappiamo benissimo di non essere perfetti, ma come voto direi un 9/10: sin dal primo giorno abbiamo lavorato con carichi pesanti sotto la direzione di un grande allenatore come Vertemati, che ha chiesto subito grande intensità. Da lì il lavoro è stato incredibile perchè migliorato con il tempo.

4)Ora una domanda che preme molto: quest’anno tra voi giocatori è andato di moda l’hashtag #siamoultimi. Puoi spiegare questa tendenza?

Allora questa idea è nata dal fatto che per molti eravamo quotati come la squadra materasso. Un giorno abbiamo visto una classifica pronosticativa di questa stagione e la nostra squadra era in fondo. Da qui dopo ogni vittoria abbiamo mostrato l’hashtag, che con il tempo è diventato anche spunto motivazionale per le nostre partite in stile underdog.

5)Domanda difficile: secondo te in cosa risiede il vostro spirito di squadra?

E’ una domanda difficile perchè ci sarebbero tante risposte. Innanzitutto non abbiamo mai, ma proprio mai, alzato la testa e guardato classifica e statistiche. Abbiamo sempre mantenuto alta l’intensità negli allenamenti e nelle partite senza farci condizionare dai risultati.

6)Pensi di rimanere con la stessa squadra anche l’anno prossimo?

Se fosse per me, firmerei per tenere tutti per la gran stagione che abbiamo fatto finora. Però ci sono certe regole che non ci permetterebbero di mantenere la stessa formazione, vedesi quella degli under da cui quest’anno abbiamo vinto il premio a mani basse. Alcuni giocatori che quest’anno erano classificati come under, l’anno prossimo non lo saranno più, quindi sicuramente la società si muoverà l’anno prossimo. Io spero ovviamente che rimangano gli stessi.

7)Su cosa si basa principalmente il vostro gioco?

Il nostro gioco non si basa molto sulle chiamate a metà campo: è un sistema che parte dal giocare a ritmi alti con tanta transizioni e letture; ci anche possono essere le chiamate a metà campo con specifiche letture e ritmo alto ma fondamentalmente noi abbiamo molte soluzioni nel nostro metodo di gioco, metodo su cui lavoriamo intensamente in allenamento.

8)Ultima domanda: un possibile sogno in Serie A?

(ride) Non esiste. Il nostro obiettivo numero uno è fare una gran gara al Biellaforum, pensare partita per partita. La Serie A al momento è un sogno troppo grande, ci concentriamo sul presente.

 

Insomma da come viene descritta abbiamo di fronte una realtà che tiene saldamente i piedi per terra, che non insegue grandi sogni ma lavora giorno per giorno per migliorare sè stessa. Vedere società come questa che puntano tanto sugli atleti di scuola azzurra rende alto l’orgoglio e il valore della nostra pallacanestro, ma soprattutto i grandi fondamenti di questo sport come il lavoro, la professione e il lavoro di squadra all’interno di un progetto che continua sempre più a crescere.

Vincere senza americani? Si può, in questa realtà dal cuore azzurro.

Federico Gaibotti

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