Gerald Green, il guerriero con quattro dita

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“With the 18th pick in the 2005 NBA Draft, the Boston Celtics select Gerald Green from Guld Shores Academy”.

Ha inizio così la carriera in NBA di Gerald Green, con la camminata verso il palco dove David Stern è pronto a stringergli la mano. Il giocatore avrà poi un inizio di carriera altalenante che lo vedrà giocare anche oltre due anni in Russia, prima di fare ritorno nella Lega completamente maturato e pronto per fare la differenza.

Ma Green, in una delle sere più importanti della propria vita, non è completamente a suo agio: stringe la mano sinistra a Stern, l’altra la tiene in tasca. “Tira fuori la mano destra dalla tasca”, gli intima il commissioner. Ed eccola lì, la mano destra: quattro dita.

Molti conoscono Green per la propria carriera, per la schiacciata della candelina allo Slam Dunk Contest del 2008, quando vestiva la maglia dei Minnesota Timberwolves, per il mulinello con la divisa dei Nets, per le innumerevoli schiacciate nell’arco di una carriera vissuta spesso con la testa sopra il ferro. Pochi conoscono il ragazzo nativo di Houston per essere colui che ce l’ha fatta con un dito in meno.

Gerald Green
Green ha segnato 15.8 punti di media l’anno scorso a Phoenix

La storia che vi raccontiamo risale al 1997, quando Green ha 11 anni. Come molti ragazzini decide di appendere un canestro in giardino, praticamente uno dei luoghi comuni se si parla di abitazioni americane. Ovviamente ha già un innato atletismo e un giorno decide di testarlo saltando il più in alto possibile, tentando di schiacciare, per verificare l’altezza a cui può arrivare. Lo fa indossando l’anello di laurea della madre, ovvero il gioiello che si dà nei college americani a tutti gli studenti che completino il percorso di studi.

La sfiga, perché di sfiga si tratta, vuole che il dito con su l’anello vada a sbattere contro un chiodo maledetto che fuoriesce dal canestro. Il resto lo si può immaginare. “Tutto ciò che si vedeva era l’osso, nudo e bianco [il dito poi venne amputato per oltre metà, ndr]. I dottori mi dissero che i miei legamenti e i miei tendini erano distrutti” – raccontava Green nel 2012 – “Non è qualcosa su cui scherzare. Ho sempre nascosto la mia mano destra per questo, lo faccio ancora a volte senza accorgermene. Lasciare il basket comunque non mi è mai passato per la mente”.

Alla fine, la sera del Draft, la mano dalla tasca la tira fuori.

“Ops, mi scusi, commissioner”.

Francesco Manzi

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