Golden State-Utah, le pagelle: non bastano Hayward e Gobert ai Jazz,gli Warriors centrano le Western Conference Finals

NBA News

Golden State Warriors 

Stephen Curry: 8

Dopo un primo turno di Playoffs scoppiettante anche sotto il profilo delle statistiche, folletto con il 30 ha ripreso a tenere medie molto vicine a quelle viste in regular season, senza spingere troppo sull’acceleratore. L’unico neo della serie è rappresentato da una Gara-3 con pessime percentuali al tiro (30% dal campo e 27% da 3), cifre tuttavia rimediate da una ottima prestazione negli ultimi minuti di  gara, che ha aiutato gli Warriors a mettere in cassaforte una vittoria molto importante.

Klay Thompson: 6

Non è stata una serie facile quella contro gli Utah Jazz per Klay Thompson. Il numero 11 degli Warriors ha litigato con  le percentuali al tiro per la maggior parte del tempo, dando il peggio di sé in Gara-3, chiusa con sei punti ed un magro 11% dal campo. Cifre sicuramente al di sotto delle aspettative per il due volte All-Star, che dicono tutto su quanto il sistema Warriors sia in grado di reggere nell’eventualità che una delle pedine principali sia in “serata no”. L’unica nota lieta di queste Semifinali di Conference per Thompson è stata Gara-4, dove il secondo degli Splash Brothers si è fatto perdonare con una prestazione da 21 punti (seppur ancora una volta condita dal 33% da oltre l’arco), meritando la sufficienza.

Draymond Green: 8

Dopo un primo turno giocato al di sopra di ogni più rosea aspettativa anche Green, così come Curry, è tornato a livelli più “umani” di gioco, pur continuando a rappresentare il barometro della squadra della Baia sia in attacco che in difesa. L’ex Michigan State ha infatti chiuso la serie con dieci triple messe a segno (secondo solo a Stephen Curry), rendendo molto difficile la vita a Utah, costretta a difendere il perimetro da tiratori come Curry, Thompson e Durant e quindi ad “affidarsi” molto spesso alle percentuali al tiro dell’Orso Ballerino come “anello debole”. Anche in difesa Green ha continuato a dire la sua, catturando 8.8 rimbalzi di media e rubando 2.3 palloni a partita.

Kevin Durant: 8

Se Golden State è riuscita a compiere il suo terzo “sweep” della storia, è stato anche grazie a Kevin Durant. L’ala ex-Thunder ha dimostrato quanto il suo ruolo sia fondamentale per i gialloblu, soprattutto in Gara-3, quando una pessima serata al tiro degli Splash Brothers e un Draymond Green un po’ troppo incline al dialogo con gli arbitri stavano letteralmente consegnando la vittoria a Utah, confermando il pessimo record degli Warriors nelle Gare-3 di una serie Playoffs da quando Kerr è in panchina(3-7). Ad impedire l’ennesima disfatta è stato proprio KD, che con una prestazione da 38 punti e 13 rimbalzi ha letteralmente trascinato la squadra alla vittoria della partita, e in seguito della serie.

Andre Iguodala: 6

Il sesto uomo degli Warriors ha continuato a fare il suo lavoro dalla panchina, portando energia e sicurezza in attacco e la solita solidità nella sua metà campo: sufficienza meritata.

Ian Clark: 5

Limitato nel minutaggio dal ritorno di Shaun Livingston, Clark ha tenuto cifre leggermente in calo rispetto alla serie contro i Blazers, viaggiando a poco più di 6 punti di media e litigando con le percentuali dall’arco con un rivedibile 26%. Serve di più, soprattutto ora che con l’avanzare nei Playoffs l’importanza della panchina cresce esponenzialmente.

Zaza Pachulia: 7

Il centro titolare dei giallo-blu ha continuato a fare il suo lavoro egregiamente, senza tenere cifre da capogiro (5.3 punti e 3.8 rimbalzi di media) ma agevolando il lavoro della squadra in attacco e dimostrando solidità in difesa.

JaVale McGee: 7

Le cifre rispetto alla serie contro i Blazers sono ovviamente calate, ma JaVale McGee ha continuato a svolgere un ruolo fondamentale nell’attacco di coach Brown, aggiungendo verticalità al gioco degli Warriors ed  una buona dose di “hustle”, che spesso ha permesso a Golden State di capitalizzare numerosi extra-possessi.

Shaun Livingston: 7

Il ritorno di Livingston si è fatto attendere più del previsto, considerata anche la situazione di relativo “comfort” in cui si trovavano gli Warriors dopo Gara-3 a Portland, avanti 3-0. La sua mancanza si era sicuramente fatta sentire tra le file dei giallo-blu, soprattutto per la second-unit, che spesso aveva incontrato difficoltà a far girare l’attacco.  Nonostante il minutaggio ridotto, Livingston ha tirato con un solido 57% dal campo e un ottimo plus/minus, che ha toccato il +28 in Gara-4.

David West: 7

David West completa il reparto centri degli Warriors con una buona prestazione generale, soprattutto in attacco dove la sua visione di gioco e il suo Q.I. cestistico hanno permesso spesso a Golden State di trovare canestri facili. Ottima anche la presenza difensiva sotto le plance, dove ha catturato 4.8 rimbalzi di media.

Mike Brown: 8

Coach Brown non ha incontrato grandi difficoltà in questa serie contro i Jazz, ma ha saputo comunque fare le veci di Kerr egregiamente, gestendo bene le rotazioni e confermando le sue doti da head coach.

Utah Jazz

Gordon Hayward:  8

Il leader degli Utah Jazz le ha provate tutte per cercare di mettere il difficoltà gli Warriors, viaggiando a 24.8 punti, 4 rimbalzi e 4.3 assist di media e tenendo a galla i Jazz per la maggior parte della serie, ad eccezione di Gara-1 dove ha chiuso con soli dodici punti. Nelle restanti quattro gare, Hayward ha sempre chiuso oltre i 25 punti di media, tenendo fede al suo ruolo di guida della franchigia di Salt Lake City, che punterà tutto sulla giovane ala nella prossima free-agency.

Rudy Gobert: 8

Non sorprende che Rudy Gobert sia uno dei più seri candidati al Premio di Defensive Player of The Year: nonostante molto spesso i piccoli di Golden State lo abbiano messo in seria difficoltà sui cambi, vicino al canestro il centro francese ha dimostrato di non essere secondo a nessuno, catturando 13 rimbalzi di media con 1.5 stoppate nel corso della serie. Anche in fase offensiva “The Stifle Tower” ha molto spesso detto la sua (15.5 punti di media), sebbene l’attacco di Utah sia stato messo a dura prova dalla velocità della squadra di coach Brown, che ha cercato di imporre il proprio ritmo su entrambe le metà campo, impedendo ai Jazz di rallentare troppo il gioco.

Shelvin Mack: 7

L’infortunio di George Hill ha costretto coach Snyder ad affidare la cabina di regia a Mack per le ultime tre gare: il playmaker dei Jazz ha risposto presente alla chiamata, viaggiando alle medie di 12.3 punti, 4.8 rimbalzi e 3.8 assist e spesso segnando canestri importanti in momenti di “blackout”  di Utah in fase offensiva. La mancanza di Hill si è tuttavia sentita molto nella metà campo difensiva, dove Mack non ha retto il confronto con l’ex-Indiana Pacers.

Joe Johnson: 6

Iso-Joe ha ancora una volta svolto il proprio ruolo egregiamente, pur senza rendersi partecipe di giocate memorabili allo scadere come nella serie contro i Clippers: con i suoi 8 punti, 3.5 rimbalzi e 1.5 assist ha garantito solidità a Utah sia in attacco che in difesa, meritando la sufficienza.

Dante Exum: 6

Nonostante le difficoltà al tiro, Exum si è dimostrato a tratti un buon realizzatore vicino al canestro,  segnando 7.3 punti di media in soli quindici minuti di utilizzo e dimostrando una buona attitudine difensiva.

Rodney Hood: 5

Il Rodney Hood visto in questa serie contro gli Warriors è la controfigura di quello che nel corso della stagione è stato una pedina molto importante nelle rotazioni di coach Snyder, sia a livello realizzativo che di pericolosità da oltre l’arco. Nel corso delle quattro gare giocate, Hood ha segnato una sola tripla su quindici tentate, perdendo credibilità agli occhi della difesa avversaria e risultando uno dei fattori che non hanno permesso ai Jazz di imporsi realmente in nessuna delle gare disputate nelle semifinali.

Joe Ingles:  6

Nonostante la fiducia ricevuta da coach Snyder, Ingles non ha restituito la produzione offensiva sperata, viaggiando alle medie di 6.3 punti, 3.5 rimbalzi e 2 assist in poco più di venticinque minuti di media. Tuttavia ha tirato con oltre il 45 % da tre punti e ha fatto un po’ di tutto per i Jazz sia in attacco che in difesa, meritando la sufficienza.

Boris Diaw: 6

L’esperienza di Boris Diaw ha sicuramente aiutato una squadra come i Jazz a raggiungere il secondo turno dei Playoffs, ed anche contro gli Warriors l’ex Spurs ha continuato a svolgere il suo ruolo con 5.3 punti e 2.3 rimbalzi di media, meritando la sufficienza.

Derrick Favors: 6

Dopo una ottima Gara-7 contro i Clippers, Favors non è riuscito a ripetere una prestazione simile nel secondo turno, giocando molto poco (10 minuti di media), ma provando comunque ad essere di aiuto alla squadra con 3.3 punti e 3.8 rimbalzi di media.

Quinn Snyder: 8

Gran parte del miglioramento di questi Jazz nel corso delle ultime tre stagioni, chiuse con un record sempre migliore e coronate dal passaggio al secondo turno di Playoffs di quest’anno, si deve a coach Quinn Snyder. Il suo sistema di gioco ha dato una linea da seguire sia in attacco che in difesa ad una squadra giovane, arricchitasi quest’anno di veterani come Hill che le hanno offerto solidità ed esperienza. La strada da percorrere è ancora lunga, ma i Jazz e i loro tifosi possono guardare al futuro con ottimismo.

Ilaria Palmas

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