Gordon Hayward, l’uomo perfetto per Brad Stevens e i Boston Celtics

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Quando Gordon Hayward si è fratturato la caviglia sinistra nell’Opening Night della stagione 2017-18, l’hype sui Boston Celtics e sul roster terremotato da Danny Ainge dopo la trade che ha coinvolto Kyrie Irving e Isaiah Thomas, è improvvisamente calato. L’ex Utah Jazz poteva essere l’innesto perfetto per quel Brad Stevens che già lo aveva allenato a Butler University e la sua versatilità su due lati del campo sembrava potesse essere il pezzo mancante per raggiungere le NBA Finals.

Nonostante questo tremendo infortunio, un roster con notevole inesperienza e poca conoscenza reciproca e la cessione di giocatori fondamentali (specialmente per la fase difensiva) come Avery Bradley e Jae Crowder, i Boston Celtics a metà marzo battagliano con i Toronto Raptors per la guida della Eastern Conference e hanno un invidiabile record di vittorie nei pressi del 70% (46-21), guidati da un’insospettabile difesa che concede solo 101.4 punti su 100 possessi (1° per rating difensivo) che erano un clamoroso 99.7 prima del difficile periodo verificatosi dopo il London Game 2018 (record 34-10, dopo Londra 12-11).

L’assenza di Hayward si fa sentire notevolmente nell’altra metà campo, nella quale avrebbe avuto in mano il pallone nei momenti in cui Kyrie Irving si fosse seduto in panchina, ponendo fine a quei cali offensivi che si sono visti quest’anno e che già erano evidenti gli anni scorsi quando Isaiah Thomas non era in campo. Cosa potrà dare Gordon Hayward, se non risentirà troppo degli strascichi dell’infortunio quando tornerà in campo, a un attacco così stagnante ma che storicamente Brad Stevens riesce a rendere efficace e bello da vedere?

“5 Out Motion” e “Read & React”

Prima di parlare di Hayward vediamo in cosa consiste il sistema d’attacco di Brad Stevens e come sta andando in questa stagione.

Si tratta di una Motion Offense, inventata da coach Henry Iba e resa ancora più celebre da Bobby Knight (leggendari coach rispettivamente di Oklahoma State University e Indiana University), il cui principio basilare è il Read & React: il sistema è secondario alla decisione del giocatore che ha la palla in mano, il quale ha la libertà di decidere cosa fare in un dato momento in base a ciò che propongono gli avversari. L’obiettivo è leggere la difesa e reagire di conseguenza valutando quale sia la soluzione migliore venutasi a creare con il movimento di palla e giocatori.

5 Out è il gioco principale con cui i Celtics iniziano un attacco, sia in transizione sia a difesa schierata, preso direttamente dal Princeton Offense che coach Pete Carril faceva giocare ai talponi che allenava (di cui ha scritto magistralmente Federico Buffa, ndr). 5 giocatori sul perimetro e area libera, palla al lungo in punta, solitamente Al Horford, che sceglie un lato in cui sviluppare il gioco. Da qui iniziano una serie di tagli e blocchi lontano dalla palla per portare una delle guardie a giocare un pick and roll consegnato (DHO, dribble hand off) con il lungo che ha il pallone in moda da prendere un vantaggio e scegliere come proseguire l’attacco leggendo la posizione e le scelte degli altri quattro difensori e come si sono adeguati al set offensivo.

In questa azione della passata stagione è Zeller a giocare il DHO in posizione top of the key con Isaiah Thomas. Il numero 4 ex Celtics ha preso precedentemente un blocco da Horford lontano dalla palla, così che il suo difensore debba inseguirlo su due blocchi. Rondo resta indietro quella frazione di secondo e “the little guy” può attaccare Robin Lopez. In questo caso decide di punire la posizione intermedia del lungo dei Bulls con un floater a centro area.

Qui invece il primo DHO è tra Irving e Brown, la palla cambia lato due volte e quando Horford sta andando a giocare un secondo DHO con Irving, il numero 11 legge la posizione d’anticipo di John Wall ed esegue un taglio backdoor venendo servito magistralmente da Horford per due comodi punti.

Si tratta di un sistema corale, che premia il collettivo e non l’individuo, nel quale è fondamentale prendere decisioni veloci e saper far bene la Santissima Trinità della pallacanestro: palleggiare, passare, tirare.

Il “5 fuori” ha come obiettivo principale aprire il campo, lasciare l’area libera per i tagli dal lato debole e le penetrazioni per tiri ad alta percentuale nella restricted area o con l’uomo sul perimetro per un tiro aperto nel caso la difesa collassi. Ciò è possibile solo con un movimento continuo di giocatori e palla (il tanto predicato ball movement), blocchi e tagli lontano dalla palla utili anche a generare cambi difensivi da sfruttare e a rendere più complicato per la difesa anticipare l’opzione primaria scelta dall’attacco.

In alcune variazioni del gioco d’entrata la palla transita dal gomito o dal post basso. Qui i Celtics giocano un attacco di tipo Flex, con Horford che dal gomito ha ampia visione sui tagli e blocchi dei suoi compagni. Irving va per un blocco cieco su Durant il quale non comunica con Curry e Brown viene perso a centro area per una comoda schiacciata.

Ai tempi di Butler University, Brad Stevens e i suoi collaboratori hanno calcolato che il ribaltamento del lato porta a più frequenti amnesie difensive e aumenta esponenzialmente il rating offensivo:

  • 0 ribaltamenti: 63 punti su 100 possessi
  • 1 ribaltamento: 83 punti su 100 possessi
  • 2 ribaltamenti: 110 punti su 100 possessi.

Con questi criteri, i Boston Celtics hanno chiuso le ultime tre regular season rispettivamente con la 3°, la 5° e la 2° (65.3%) più alta AST% (stima della percentuale di tiri segnati che sono stati assistiti) e nella passata stagione sono state tra le squadre che si sono passati più volte il pallone e che hanno selezionato meglio i tiri da prendere.

Nel 2017-18 i numeri sono un po’ diversi.

Defense & Offense: the Upside Down

Come nella serie TV “Stranger Things” la fase difensiva e quella offensiva dei Celtics sono una il Sottosopra dell’altra. Kyrie Irving, nei panni di Eleven (mi piace pensare che non vesta la #11 per caso), è guidato alla miglior stagione difensiva della sua carriera (103.4 punti concessi su 100 possessi, contro i 106.9 di media delle sue sei stagioni precedenti a Cleveland) da Al Horford, nelle vesti dello sceriffo Hopper con l’aggiunta non banale dell’intelligenza di Mike.

I Celtics difendono con raziocinio e meticolosità, sopperiscono alla mancanza di stazza a centro area cambiando spesso sui blocchi e costringendo gli avversari a prendersi i tiri meno pregiati, nel traffico o contestati, senza soffrire troppo a rimbalzo difensivo come gli anni passati. Boston è tra le migliori squadre, in relazione al ritmo della partita, per maggior numero di tiri contestati ed è senza dubbio la migliore in aiuto, anche due o tre volte nello stesso possesso, con la capacità di collassare a centro area e poi ritornare velocemente a marcare i giocatori sul perimetro. E Horford è tra i candidati al premio di difensore dell’anno, per la sua capacità di comunicare e dirigere i suoi compagni, per i continui aiuti e taglia fuori senza badare ai numeri personali.

Theis e Smart sono bravissimi ad aiutare Tatum collassando in area e Stauskas è costretto a riscaricare fuori per Covington ma Smart è fulmineo nel tornare sul perimetro e contestare il tiro. Da notare come anche Morris e Rozier fossero con lo sguardo verso la palla, pronti anche loro ad aiutare, senza mai perdere la marcatura sul proprio uomo.

Il miglior rating difensivo di tutta la Lega è anche spiegato dall’essere, per nba.com, almeno top 7 per punti concessi in area, in contropiede, da palla persa, da seconda opportunità, per % e numero di tiri da tre punti degli avversari che, quando affrontano i Celtics, tirano dal campo con una percentuale più bassa del 2.6% rispetto alla loro media (nessuno fa meglio dei verdi del Massachusetts, sempre per nba.com).

Se si passa all’altra metà campo, la situazione per Brad Stevens però non è così rosea, in particolare se confrontata con la stagione precedente.

Dati via nba.com: oltre all’evidente calo in termini di rating offensivo e di assist, i Celtics quest’anno si coinvolgono meno a vicenda rispetto all’anno scorso quando sono stati 3° per numero di tocchi (442.4, 2.78 tocchi al secondo contro i 3.01 di quest’anno) e per passaggi (324.6) a partita. Inoltre nel 2016-17 hanno distribuito benissimo i tiri, essendo 3° per minor numero di tiri dal mid-range e per percentuali di possessi in isolamento (i meno pregiati), lievitati in questa stagione a discapito dei tiri da tre punti e di quelli nel semicerchio.

Kyrie Irving in isolamento. Segna perchè è un fenomeno, ma alla lunga e soprattutto ai Playoffs queste soluzioni sono a bassa percentuale. Solo un blocco (Theis) e rispettivo taglio (Tatum), nessun ribaltamento del lato e difesa per nulla impegnata che avrebbe potuto collassare facilmente e aiutare rendendo il tutto ancora più difficile.

Per una squadra che è così caparbia difensivamente, i Celtics di quest’anno giocano a un ritmo piuttosto basso (22° per pace), producendo pochi punti da palla persa (25°) o in contropiede (25°) e trovandosi spesso a gestire l’attacco a metà campo (solo 96 punti su 100 possessi, 11° in NBA per Synergyinvece di andare in transizione dove segnano solo 103 punti su 100 possessi (28°) e tirano con solo il 54.5% di percentuale effettiva dal campo (29° dietro ai soli Nets, per Synergy).

L’essere in top 5 nell’uso del pick and roll (91 punti su 100 possessi se conclusi dal palleggiatore, per Synergy) e piedi per terra sugli scarichi (105 punti su 100 possessi, per Synergy) dimostra che se c’è il ball movement di cui sopra l’attacco risulta essere efficace, ma quando quest’ultimo ristagna ne risente notevolmente la qualità dei tiri che spesso vengono presi dopo almeno 6/7 palleggi o dopo più di 6 secondi, quindi con meno ritmo. In più a Boston non aiuta essere 22° per FTA rate (quanti tiri liberi ogni tiro dal campo, 0.241) e 24° per numero di layup (appena 1 su 4 dei tiri totali dal campo, convertiti con solo il 51.4%, 30° per NBAminer.com).

La shot chart dei Boston Celtics 2017-18, via pbpstats.com. I punti dolenti sono gli esagoni troppo grossi dal mid-range e l’eccessivo blu nella restricted area.

Nonostante Kyrie Irving con il suo 30.7 di Usage e i tanti tentativi in isolamento (16%) e non assistiti (64.2% dei canestri) fermi molto la circolazione abbassando notevolmente l’AST% (-3%), l’ex Duke e Al Horford sono imprescindibili per l’attacco dei Celtics. Quando i due All Star sono entrambi seduti in panchina il rating offensivo scende a un nefasto 100 punti su 100 possessi, per pbpstats.com.

Per cleaningglass.com (che utilizza un conteggio di possessi leggermente diverso da nba.com), se in campo manca il solo Kyrie Irving il rating offensivo scende di 9.2 punti su 100 possessi (96° percentile) e l’eFG% scende del 4.3% (96° percentile). Se manca Al Horford il rating offensivo scende di 7.0 punti su 100 possessi (92° percentile) e l’eFG% scende del 7% (100° percentile, nessuno off-court è meglio del dominicano). In aggiunta la presenza di Horford, che sembra sempre pensare a cosa è più utile fare per la squadra in perfetta armonia con la “Motion Offense” di Brad Stevens, alza l’AST% del 4%.

Via NBAmath.com: TPA (total point added) è la somma tra OPA (offensive points added) e DPS (defensive points saved), ovvero sia offensive e defensive box plus/minus aggiustati in base al numero di possessi in cui è presente il singolo giocatore. Il grafico mostra abbastanza eloquentemente l’importanza di Irving e Horford.

I Celtics in avvio di stagione hanno prodotto una striscia di 16 vittorie consecutive, beneficiando della scossa offensiva data dai giovani Tatum e Brown. Appena l’inesperienza ha fatto capolino ed entrambi sono inevitabilmente calati, le uniche alternative a Kyrie Irving nella costruzione del gioco sono state Rozier e Smart, spesso sfidati ad accontentarsi del primo tiro disponibile e a prendersi un palleggio-arresto-tiro da tre punti passando sotto il blocco. Le due guardie però, rispettivamente con il dinamismo e l’intelligenza nei giochi a due, sono in grado di superare la prima linea difensiva e devono essere pazienti e far girare di più il pallone, aiutate dai tagli dei compagni per coinvolgerli il più possibile.

Con Smart la difesa non ha paura di cambiare sistematicamente, anche due volte nello stesso possesso, lasciandogli sempre lo spazio per un tiro passando dietro al blocco.

Se ogni giocatore in campo si muove e la palla gira i risultati arrivano prontamente. 6 passaggi in 8 secondi, la palla cambia due volte lato, ogni penetrazione e taglio è fatto con forza e decisioni costringendo la difesa dei Nuggets a più scelte che alla fine portano Theis a essere libero per il tiro da tre punti.

Nel post All Star Game si sono visti miglioramenti (rating offensivo schizzato a 114.9 e 61.5% di AST%) ma a minare la salute della squadra prima dei Playoffs si sono verificati numerosi infortuni a giocatori fondamentali nello scacchiere di Stevens, aggiungendosi a quello di Gordon Hayward.

Già, Gordon Hayward. Come potrà inserirsi in tutto questo l’ex stella degli Utah Jazz?

Il perfetto two-way player per Brad Stevens

Premesso che dopo un infortunio del genere è possibile che ci voglia un po’ prima di vedere lo stesso giocatore da comoda top 20 che era agli Utah Jazz, per la sua versatilità sui due lati del campo e per cosa è in grado di fare nella metà campo offensiva, Gordon Hayward è l’innesto perfetto per i Boston Celtics. Le sue capacità di playmaking possono togliere responsabilità a Kyrie Irving che, se ferma meno il pallone e agisce più lontano dalla palla prendendosi tiri più semplici, assistiti e aperti, può raggiungere livelli di efficienza assoluta.

La sua intelligenza e completezza unita al suo stile pulito ed essenziale sono come il formaggio per il topo Brad Stevens che aggiunge così un giocatore in grado di leggere perfettamente il vorticoso ball movement e i continui tagli e blocchi dei compagni. In più nella passata stagione, per Synergy, ha registrato 103 punti su 100 possessi nell’attacco a metà campo, al di sopra di tante delle point guard d’élite della lega.

Cosa può fare Gordon Hayward in attacco? Tutto!

Come finalizzatore, le soluzioni in mano a Hayward sono infinite: nella passata stagione per Synergy è almeno nell’83° percentile per attacchi in transizione, in uscita dai blocchi, piedi per terra, in taglio e come palleggiatore del pick and roll (ovvero sia più di 3/4 del suo gioco offensivo) e per NBAminer.com è almeno nel 50° percentile per percentuale in tutte le zone del campo (70° percentile se si esclude il mid-range). Una sentenza assoluta in ogni situazione, che gioca con naturalezza ed efficacia sia palla in mano che lontano da essa sul lato debole, senza bloccare il ritmo dell’attacco (solo 1.5 isolamenti a partita nel 2016-17) o aver bisogno di tanti tiri per sé stesso.

Quando gioca il pick and roll lascia alla difesa la scelta di che morte morire, perché oltre a saper palleggiare con entrambe le mani è in grado di punire sistematicamente la scelta del proprio difensore, sia che insegua o sia che passi sotto il blocco, alternando senza problemi il palleggio-arresto-tiro (migliorato e preso con più fiducia man mano che passa il tempo, soprattutto da tre punti) e le penetrazioni.

Qui Hayward gioca il pick and roll centrale con Gobert, la difesa di Wiggins non è irresistibile e fa perdere terreno al canadese, Dieng rimane a protezione del ferro sull’esitazione di Hayward lasciando quel metro di spazio che il numero 20 sapientemente punisce con un pulito e deciso palleggio-arresto-tiro.

In questo caso Utah gioca un DHO, pick and roll consegnato. Lance Thomas si stampa sul blocco del solito Gobert ed Hayward si trova davanti Porzingis che gli nega il tiro portandolo verso il pitturato e una delle sue iconiche stoppate. Hayward non ha paura dello scontro fisico, è bravissimo a proteggersi con il ferro e con esplosività e lo straordinario equilibrio di cui è dotato chiude con un reverse layup.

Nella scorsa stagione per cleaningglass.com, con lui in campo il rating offensivo di Utah saliva di 6.2 punti su 100 possessi (90° percentile), mentre il rating difensivo scendeva di 3.2 punti su 100 possessi. Il totale di +9.4 punti su 100 possessi nelle situazioni on-off court lo assestava nel 90° percentile di tutta la Lega.

Come ciliegina sulla torta, Hayward è anche un ottimo difensore, in grado di marcare senza problemi gli spot di guardia e ala e di cambiare su tutti i blocchi, rendendo ancora più facile il lavoro della già ottima difesa di Boston di cui si è parlato precedentemente.

Brad Stevens spera che il rientro del suo pupillo ai tempi di Butler possa rendere più fluido e dinamico il suo attacco che ha sofferto molto l’assenza di un’alternativa a Kyrie Irving ma probabilmente potrà contare su di lui solo dalla prossima stagione. Nel caso il recupero procedesse più velocemente nell’ultimo mese e Gordon Hayward fosse disponibile per i Playoffs pienamente recuperato, i Celtics tornerebbero ad avere quell’hype che lo spaventoso infortunio di ottobre dell’ex Utah Jazz aveva loro tolto, potendo finalmente contare sull’uomo perfetto per il sistema di gioco di coach Stevens.

Dati aggiornati al 13/03/2017.
Laddove non specificato, le statistiche sono via nba.com.

Michele Manzini

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