Il pagellone di fine anno di Serie A: Vuelle Pesaro

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VUELLE PESARO: 6

Biella, Montegranaro, Caserta, Bologna, Cremona ed ora anche Capo d’Orlando entra nella lista, questa sesta salvezza consecutiva è a suo modo un record per i marchigiani. L’annata della Vuelle Pesaro è stata come quella di uno studente che, dopo aver faticato tremendamente tutto l’anno, è riuscito ad evitare la bocciatura solo grazie alle ultime due interrogazioni, per giunta quelle in cui tutti gli altri lo davano per spacciato. La sufficienza, seppur molto risicata, Pesaro se l’è guadagnata grazie soprattutto a 3 vittorie fondamentali ottenute nel girone di ritorno: quella ai danni di Capo d’Orlando, quella del Forum contro Milano e, subito dopo, contro la Reyer Venezia. Sei stagioni di salvezze ottenute o alla penultima giornata o, come quest’ultima, alla 30° di campionato sono però lo specchio di un problema: non solo non c’è un progetto, ma non si vede nemmeno un tentativo da parte della società di imbastirne uno. Inoltre, va ricordato che questa è stata la terza stagione dove Pesaro era l’unica squadra senza un Main Sponsor, quindi la terza stagione dove la squadra del presidente Costa è stata etichettata come “la squadra con il budget più basso della Serie A”.
L’inizio di campionato fu molto difficile e burrascoso, con Zac Irvin che abbandonò la costa adriatica pochi giorni dopo la firma del contratto lasciando così la Vuelle orfana dell’ala piccola per quasi tutta la stagione, o almeno fino all’arrivo di Taylor Braun ad inizio aprile; nel mezzo ci furono le parentesi di Mario Little, non proprio positiva la sua, e di Rihard Kuksiks che disputò solo cinque partite in biancorosso. Coach Leka, che si era meritato la riconferma grazie al miracolo dell’anno precedente, riuscì in tutto il girone d’andata a raccogliere 8 punti preziosi, ma non sufficienti dato che Pesaro al giro di boa della stagione si ritrovava in ultima posizione assieme a Pistoia, Varese e Brindisi. Il girone di ritorno iniziò per la Vuelle nel peggiore dei modi, con le sconfitte che si susseguivano l’una dietro l’altra (2 sole vittorie in circa 4 mesi a cavallo fra i due gironi), ma la cosa peggiore era sotto gli occhi di tutti: i giocatori non seguivano più l’allenatore e l’aria all’interno dello spogliatoio cominciava a farsi pesante; insomma si stava creando la ricetta per un disastro. La prima mossa della società fu la firma di Rotnei Clarke, che tornò a Pesaro ancora una volta con l’obiettivo di risollevare non solo la squadra, ma anche il morale di una piazza intera; ma soprattutto la vera svolta fu alla fine di marzo quando, dopo l’ennesima sconfitta, la società decise di esonerare Spiro Leka per affidare la panchina a colui che fino ad allora ricopriva il ruolo di vice del coach albanese: Massimo Galli. La dirigenza fece la mossa del tutto per tutto, tale cambio riuscì anche a stemperare lievemente la rabbia dei tifosi che a gran voce contestavano l’operato della società. Con coach Galli e Rotnei Clarke, grazie anche alle positive sorprese del campionato come Moore, Omogbo e Mika, Pesaro sembrò svoltare; ma con l’infortunio occorso in allenamento a Dallas Moore, la prima soluzione offensiva dei biancorossi, la fiammella della speranza rischiò di spegnersi definitivamente, anche perché la diagnosi non era delle migliori: sospetta lussazione alla clavicola, stagione finita per il play americano. La squadra era corta nelle rotazioni e troppo piccola in campo e fu così che la società dovette compiere l’ennesimo sforzo economico per riuscire ad ingaggiare Taylor Braun (indicato da Clarke, dato che i due furono compagni agli Illawarra Hawks) per le ultime sei gare. Con tre vittorie nelle ultime sei partite, tra le quali spiccano quella al Forum e la successiva partita casalinga contro la Reyer Venezia (quest’ultima giocata dalla Vuelle senza la guardia argentina Bertone), a cui va obbligatoriamente aggiunto il fatto che l’Orlandina ha disputato un girone di ritorno ai limiti del ridicolo, Pesaro è riuscita a conquistare ancora una volta la tanto agognata salvezza.
Perciò il voto alla stagione dei biancorossi è 6, una sufficienza striminzita e ottenuta solo all’ultimo momento utile; ma la verità è che se le cose non cambiano velocemente e in maniera drastica, prima o poi il nostro studente perennemente in difficoltà non riuscirà a salvarsi grazie a dei miracoli alla fine dell’anno e andrà così inevitabilmente incontro ad una pesante, ma per certi aspetti giusta, bocciatura.

Kevin Bertoni

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