Joe Dumars: la pecora bianca dei “Bad Boys” di Detroit

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Com’è noto ai più, i Detroit Pistons ammirati durante gli anni ’80 e i primi anni ’90 (vincitori di ben due titoli nel 1989 e 1990) erano conosciuti per la loro aggressività e durezza sul campo che spesso sfociava in vere e proprie scorrettezze. Il più rappresentativo e odiato fu  Bill Laibeer che ancora oggi è oggetto del rancore di molti vecchi giocatori e che durante il suo periodo da atleta riuscì a guadagnarsi una canzone in cui si narravano le sue gesta da “giocatore infame”. In questo scenario però c’è un giocatore capace di distinguersi. Quel giocatore è una delle stelle della squadra (fu l’MVP delle Finals 1989) ed è però quello che più si distacca dal tratto distintivo della formazione in cui milita. Stiamo parlando di Joe Dumars, uno dei migliori giocatori di quel periodo NBA.

Dumars, nonostante la fama dei propri compagni, era conosciuto per la sportività e l’atteggiamento controllato in campo, e così fu per l’intera durata della sua carriera (dal 1985 al 1999). Nella stagione 1995-96 l’NBA decise di istituire lo Sportsmanship Award che sarebbe stato assegnato al giocatore capace di rappresentare maggiormente gli ideali di sportività sul campo attraverso eticità del comportamento, fair play e integrità”. Il primo giocatore a essere insignito del premio fu proprio Joe Dumars. Ma non finì lì: l’NBA lo considerava il giocatore che meglio di tutti aveva esemplificato la sportività sul campo e decise di dedicare a lui il premio.

Ogni tanto riuscire a distaccarsi dal branco è fonte di grossi dividendi e nonostante il premio non sia tra i più importanti va ricordato quanto negli USA sia considerato onorevole avere un premio (ma anche un palazzo, una strada, ecc.) recante il proprio nome. Joe Dumars ce l’ha fatta, anche se ha dovuto vestire i panni della “pecora bianca”.

Mattia Moretti

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