La giovane Europa al servizio della NBA: Eastern Conference

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Un’altra stagione NBA sta per volgere al termine, almeno per quanto riguarda la RS: in una competizione che si rispetti, perfino ai massimi livelli, ci sono vincitori e vinti, sorprese e delusioni. Su questo aspetto sono state ben poche le prime e molte le seconde, tuttavia da ogni delusione, ogni squadra cerca di raccogliere ciò che è rimasto di positivo per ricostruire attorno il futuro: è proprio in questo momento che alcune squadre stanno gettando le basi per la prossima stagione, in particolare con alcuni tra i più interessanti prospetti del panorama europeo; altre invece godono del presente di questi atleti, ormai affermati e diventati uomini-chiave per le rispettive franchigie.

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Giannis Antetokounmpo

Se guardiamo al presente, l’occhio cade inevitabilmente su “The Greek Freak”: l’ala 22enne dei Milwaukee Bucks sta vivendo una stagione da sogno, destinata a consacrarlo tra le prossime superstar, non solo per l’impatto sempre più crescente dal suo sbarco a Brew City, ma anche per le qualità individuali che si alzano di pari passo con lo sviluppo della squadra. L’atletismo devastante, una duttilità che gli permette di giocare efficacemente in tre ruoli e una leadership carismatica compensano la sua poca confidenza con il tiro dall’arco, unico neo in un percorso straordinario che vi riportiamo qui:

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Qui sotto invece sottolineiamo soprattutto le Misc. (Miscellaneous=miste) stats, che indicano il crescente numero di punti generati da assist (PGA), punti guadagnati da qualsiasi fallo sul tiro (SFDrawn) e i canestri dal campo finalizzati da questi (And1) e infine i tentativi dal campo fermati (Blkd):

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Il vertiginoso progresso del talento greco lo porta di diritto ad inserirsi come il candidato numero uno per il Most Improved Player, ma vediamo anche quanto il suo apporto sia migliorato anche nel contesto di squadra, sulle stime del contributo nelle principali statistiche e nelle vittorie di squadra (WS) in attacco (OWS) e in difesa (DWS) a cui aggiungiamo gli  Offensive (OBPM), Defensive (DBPM) e Total Box di plus/minus (BPM):

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A questo si aggiunge la speciale classifica di Hollinger di ESPN.com che classifica l’atleta classe ’94 come il migliore per valutazione (26.4) e stima di vittorie aggiunte (20.8) nella categoria internazionali, 4° tra tutte le small forwards e 9° in tutta l’NBA.

Insomma, una progressiva responsabilità, grazie anche allo spostamento nel ruolo di finto regista di squadra, sta poggiando sulle spalle del #34, ma questo processo evolutivo si sta ben adattando a una franchigia che ha già migliorato il record rispetto alla stagione precedente: attualmente la 6° posizione (39-36) con all’attivo un record di 7-3 nelle ultime 10 gare può essere già considerata una buona rampa di lancio verso il traguardo Playoffs, con il nono posto attualmente occupato dai Bulls lontano 4 vittorie a sette gare dal termine della RS.

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Kristaps Porzingis

Il presente del basket baltico è rappresentato dall’ala lettone che sin dal suo sbarco in NBA due anni fa ha evidenziato uno dei percorsi di crescita più interessanti nel panorama della lega:

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Qui invece notiamo il suo impatto On/Off Court, quindi la differenza che può fare la sua presenza all’interno del contesto di squadra (Team) e quanto questa influisca sul rendimento degli avversari (Oppo):

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Con l’arrivo del giocatore classe ’95, al primo anno ha contribuito a migliorare il record precedente con +15 vittorie; tuttavia la stagione in corso dei Knicks sta subendo un’involuzione a causa della poca alchimia di squadra, dell’inserimento dei nuovi arrivi d’eccellenza (Derrick Rose e Joakim Noah) rivelatisi più dannosi che utili e dei problemi fuori dallo spogliatoio. Nonostante i Knicks producano +6.7 punti, +1 rimbalzi, +1.3 assist e siano una delle squadre che tira di più in tutta la lega, sono crollati in difesa: le avversarie producono qualcosa come +7.4 punti con il +1% di precisione dal campo, concedano +1.1 rimbalzi, +1.2 assist e perdano -1.6 palloni contro gli 0.5 in più della franchigia della grande Mela. L’importanza del lettone in questo sistema è ormai giustificata dalle sue caratteristiche individuali fisiche e tecniche bidimensionali, anche se per il momento il suo contributo difensivo resta ancora da migliorare e non solo, soprattutto la sua collaborazione con le altre star o giocatori importanti:

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Sarà fondamentale per i Knicks e per il lettone trovare quindi l’equilibrio giusto all’interno del roster già dalla prossima stagione.

 

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Dario Saric

Dopo la selezione al Draft NBA nel 2014, il percorso del nativo di Sebenico in Europa è stato più di affermazione che di miglioramento; nel biennio all’Efes ha confermato, sia a livello di campionato sia di Eurolega, tutto il potenziale visto al Cibona Zagabria dimostrando di essere un giocatore di alto livello, determinante all’interno di un roster che fa della forza di squadra la sua arma principale:

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Da notare in questo percorso di crescita anche il crescente impatto su ambo le metà campo (ORtg=offensive rating; DRtg=defensive rating, ossia stime sull’impatto del giocatore su 100 possessi di squadra), che gli valgono un alto livello di valutazione (PER):

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Nonostante le statistiche portino ottimi numeri, all’Efes non era il protagonista principale, ma il compagno Thomas Heurtel, punto di riferimento principale per il gioco di Ivanovic e direttore di tutti gli schemi: ciò lo ha riposizionato di conseguenza a ruolo di ricevitore; ciò nonostante ha mantenuto una discreta vena realizzativa e un QI cestistico in grado di adeguarsi alle scelte difensive. Il talento è quindi rimasto e alla sua prima stagione NBA, in un contesto come quello dei 76ers totalmente allo sbando e necessiti di risalire, è risultato importante, ma non determinante come dimostra la tabella 3 alla voce OBPM e DBPM:

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Resta il fatto, che pur essendo una pedina nello scacchiere, il ruolo dell’ala croata resta essenziale (+18 vittorie rispetto alla scorsa stagione per la franchigia di Philadelphia): per il premio di ROY (Rookie Of the Year) potrebbe bastare, ma il giocatore classe ‘94 per affermarsi tra i top dovrà migliorare ancora soprattutto a livello di personalità e carisma. 

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Dennis Schroeder

Dopo tre stagioni ad apprendere al meglio il ruolo del playmaker da una All-Star in quel ruolo come Jeff Teague, finalmente è arrivata l’annata da primo violino della squadra con Budenholzer che gli ha affidato le chiavi degli schemi, garantito e ben ripagato dalla formazione casalinga che ha avuto il tedesco classe ‘93. Risultato? I numeri individuali sono saliti alle stelle:

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Nonostante la zona playoff ampiamente rispettata, la squadra non è riuscita a collezionare più vittorie rispetto alla stagione precedente; a questo si aggiungono le recenti sconfitte consecutive, unite a una squadra che manca di tiratori puri e letali e di una più sapiente gestione dei possessi dall’inizio della stagione, che hanno rallentato e messo in pericolo la 5° posizione. Nonostante un roster confermato quasi per intero, gli Hawks sono solo migliorati nei rimbalzi (+2.2 rispetto all’anno precedente), mentre producono solo +0.2 punti, con -0.7% di precisione (-1.1% da due, -1.2% da tre), e soprattutto perdono +0.7 palloni e distribuiscono -2.2 assist a gara; da qui le altre sono migliorate e si sono adattate allo stile della franchigia della Georgia con +5.1 punti prodotti con +1.4% di precisione, nonostante la difesa resti una delle migliori della lega. In questo, anche il playmaker di Braunschweig non ha contribuito particolarmente, come dimostra il numero crescente di palle perse (Turnovers, LostBall) e qui sotto una stima dell’impatto difensivo calato da -0.9 a -1.6:

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Per il futuro, il giovane dovrà dimostrare meno spavalderia e più intelligenza, mantenendo comunque il ruolo di perno chiave in cabina di regia, in modo da essere quindi più funzionale  e determinante.

 

Willy Hernangomez

Si prospetta l’ennesima stagione di delusioni per i New York Knicks, pieni di talento, ma ancora lontani dall’essere un gruppo omogeneo e capaci di giocare come tale con tanti problemi in spogliatoio e fuori. Restano ben poche le note positive della stagione, ma tra queste ci può essere l’inserimento nella NBA dello spagnolo classe ‘94. I Knicks dovevano trovare in lui un giocatore di rotazione, in grado di essere un valido elemento in termini di apporto a rimbalzo e di fare a sportellate sotto canestro e il centro iberico ha rispettato le attese:

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Inoltre si registra un’interessante impatto On/Off Court, soprattutto dal punto di vista difensivo dove si rivela uno dei migliori in un roster che sotto questo aspetto è calato vistosamente:

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La solidità dimostrata dal madrileno tuttavia non è sufficiente: deve migliorare su tutti i suoi punti forti, dal gioco in post-basso al tiro dalla media, passando per il QI cestistico e il movimento di piedi in difesa, e migliorare nei punti dove pecca ancora, cioè forza, atletismo e tecnica di tiro. Comunque sia la crescita in Europa con la casacca dei blancos e del Sevilla, che lo hanno lanciato nelle competizioni importanti, ha fruttato e non poco; secondo quanto riporta la classifica Hollinger di ESPN, il madrileno presenta una valutazione di 18.85 e una stima sul valore aggiunto di 141.1 e una stima di 4.7 vittorie aggiunte: questi dati gli valgono il 2° posto tra tutti i rookies, dietro al solo Joel Embiid. Ora, da queste basi, dovrà riuscire a progredire ancora, per provare ad arrivare ai livelli dei fratelli Gasol ed essere un punto chiave nel futuro del basket spagnolo.

 

Jakub Poeltl

Sebbene abbia ancora tanto potenziale da esprimere, il lungo austriaco rimane ancora oggetto misterioso nel mondo NBA dopo i numeri al college:

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Per un giocatore che è rimasto un dominatore nelle competizioni più oscure agli addetti ai lavori (Division B European Championship), facendo la differenza prima in patria a 17 anni e poi a Utah, è tanto essere arrivato tra i migliori professionisti di questo gioco: dotato di una insolita mobilità, equilibrio e coordinazione corporea nonostante il consistente tonnellaggio in aumento (215 cm per 113 kg, +2cm e +4 kg rispetto all’ultimo anno di college), ha qualità individuali molto promettenti tra un’alta efficienza offensiva (ottimo nel rollare dopo il blocco, buon passatore, 1.15 punti per possesso con il 64% da due e 2° miglior passatore su 100 possessi nel ruolo di centro all’ultimo anno di college) e una solidità difensiva (eccellente rimbalzista e rim protector, buon lavoro di piedi) che lo rendono un talento da raffinare; tuttavia gli mancano ancora un’aggressività difensiva e soprattutto un tiro dal palleggio e dalla media che aumenterebbero la sua pericolosità. Quindi prima di avere un’impatto vero e proprio, il centro classe ‘95 deve imparare a crescere sul profilo individuale. Magari in una franchigia che gli conceda anche più minuti e abbia obiettivi meno ambiziosi.

 

Paul Zipser

Dopo le prime 39 partite, in cui aveva saggiato il campo solo undici volte in 10’ scarsi di impiego per gara, il miglior giovane cestista di Germania 2015-2016 è finalmente riuscito a guadagnarsi il suo spazio, trovando la fiducia di Hoiberg, ripagandolo con prestazioni costanti ed efficienti in uscita dalla panchina e superando nelle rotazioni colleghi, altrettanto giovani seppur con esperienza NBA alle spalle, come Doug McDermott (poi ceduto) e Bobby Portis:

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Non è bastato l’intero mese di Febbraio in infermeria per un’infortunio alla caviglia a fermare l’ala classe ‘94, che tornato in campo ha ripreso da dove aveva iniziato; la sua duttilità offensiva nel ruolo, dall’attacco al ferro al tiro da fuori, risulta molto utile all’interno del sistema dei Bulls che vedono in lui anche un buon potenziale difensore, anche se pecca in termini di rapidità, a cui si aggiungono lacune evidenti nelle letture offensive e difensive e soprattutto di una costanza di rendimento e di innalzamento dello stesso per permettergli di arrivare più in alto. Per una franchigia, che punta sulla gioventù, ma cerca di restare competitiva, il tedesco deve reggere il passo e farsi valere.

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Ante Zizic 

Ovviamente il croato non è ancora sbarcato oltreoceano, ma le previsioni dei Celtics sul centro classe ‘97 si sono rivelate più che azzeccate, almeno in Europa. La scelta n.23 al draft 2016 ha ripagato le speranze di Titletown con questi numeri che presagiscono un possibile sbarco oltreoceano:

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Quest’anno ha simboleggiato l’esplosione del fratello minore del giramondo Andrija Zizic, con numeri da capogiro in ABA, prima di passare in Turchia al Darussafaka Dogus di David Blatt dove ha rispettato i pronostici a livello individuale e inserendosi al meglio come giocatore di sistema all’interno del roster turco: giocatore aggressivo ed esplosivo sotto le plance in grado di assorbire i contatti, si apre bene per fronteggiare a canestro sul pick n roll e dimostra mani morbide, ma con raggio di tiro e abilità nel palleggio limitate; in difesa si presenta come ottimo rimbalzista con un buon lavoro di piedi e di scivolamento per reggere sui cambi difensivi e soprattutto un corpo sempre in ritmo e in movimento con braccia pronte a proteggere il ferro. Non un giocatore d’elite, ma c’è parecchio potenziale da mettere in gioco: il suo destino dipenderà da Boston, che però sembra propensa a prenderlo già l’anno prossimo.

 

STATS BY basketball-reference.com & basketball.realgm.com

Federico Gaibotti

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