Memories of Busts: DaJuan “Da Messiah” Wagner

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La classe del Draft NBA 2002 non è mai stata considerata indimenticabile, così come quel 26 giugno 2002 non finirà mai su qualche libro di storia riguardante il mondo del basket d’oltreoceano. Le trenta squadre NBA si trovarono infatti di fronte ad un parco giocatori dal potenziale enorme sulla carta, ma che si sarebbero rivelati tutt’altro che affidabili una volta entrati in NBA. Il mastodontico cinese Yao Ming (#1 scelta dei Rockets), Amar’e Stoudamaire (#9 scelta dei Suns), l’ala piccola Caron Butler (#10 scelta degli Heat) e Carlos Boozer (#34 dei Cavaliers) saranno gli unici a tenere alto l’onore della classe del 2002, con l’aiuto dei vari Tayshaun Prince, Mike Dunleavy e Nené, buoni giocatori ma nulla più.

Di Nikoloz Tskitishvili e Jay Williams abbiamo già ampiamente parlato, quindi non resta che raccontare la storia di DaJuan Wagner, conosciuto a Camden (New Jersey), sua città natale, come “Da Messiah”, scelta #6 dei Cleveland Cavaliers in quello che sarà uno dei Draft più sfortunati della storia NBA. Wagner approda nel basket che conta dopo un solo anno alla University of Memphis, chiuso brillantemente (21.2 punti, 2.5 rimbalzi, 3.6 assist e 1.2 rubate a partita) e in linea con le attese, visto che ai tempi era considerato un vero e proprio fenomeno, soprattutto a livello di High School dove, con la strabiliante media di 42.2 punti a partita, aveva disintegrato ogni record immaginabile, segnando anche 100 punti in un match e coronando la sua giovane carriera con altri 25 punti durante il McDonald All-America. Wagner è infatti una guardia tiratrice di 187 cm per 85 kg, capace di qualsiasi cosa in attacco, come testimoniano le sue medie, ma con una buona attitudine difensiva, abile soprattutto nell’intercettare le linee di passaggio avversarie e lanciarsi in campo aperto.

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I Cavs, squadra perdente, si giocano la sesta chiamata per portare in Ohio il prodotto di Camden e già pregustano di poterlo affiancare, l’anno successivo, all’altro fenomeno del basket giovanile statunitense di quegli anni, Lebron James. Wagner arriva quindi a Cleveland fresco del titolo di USA Freshman Player of the Year, MVP al NIT, Leading Scorer Award e Honorable Mention All-America Pick da parte della Associated Press. Un curriculum da fare invidia. La prima stagione NBA vede Wagner segnare 13.4 punti a gara, conditi da 2.8 assist e da un poco confortante 36% dal campo, dovuto al fatto che il ragazzo, sentendosi addosso la pressione dell’ambiente che ripone in lui grandi speranze, tenda spesso a strafare e forzare ogni possesso, cercando la giocata o il canestro piuttosto che i compagni. La prima esperienza da rookie è tuttavia positiva, ma rimarrà il punto più alto della carriera del Messiah di Camden. L’anno successivo, il primo al fianco di Lebron James, è costellato da infortuni, che lo costringono spesso alla tribuna e a medie poco decorose (6.5 punti e 1.4 assist a partita), giocando a malapena 44 partite: tuttavia è solo l’inizio di un calvario che stroncherà la carriera di DaJuan. Ai problemi fisici si aggiungono infatti quelli di salute, in particolare una forma di colite che lo limiterà, nella stagione 2004/2005, ad appena 11 partite (4.0 punti di media), costringendo i Cavs ad abbandonare le loro speranze di poterlo ammirare al meglio della sua condizione in tempi brevi: il risultato è il mancato rinnovo nel 2005 e il suo ricovero al Mt. Sinai Medical Center, dove verrà operato e gli verrà asportato il colon. Dopo un intero anno passato a cercare di recuperare, Wagner firmerà con i Golden State Warriors con un biennale, ma verrà tagliato a Novembre dopo solamente una partita, nella quale aveva messo a segno 4 punti.

La luminosa carriera di Wagner sembra essersi spenta all’età di 23 anni. Nell’agosto 2007, tenterà un’improbabile avventura in Polonia con il Prokom Trefl Sokot, ma dopo appena sei partite (8.6 punti di media) tornerà nell’amata Camden con un ginocchio a pezzi e poca fiducia nel futuro. Nel 2015, dopo un lungo periodo lontano dai riflettori, torna a calcarei campi dell’AmeriLeague, neonata Lega statunitense che però, dopo l’entusiasmo iniziale, si rivelerà un’enorme truffa, costringendo anche Wagner all’ennesimo amaro ritorno a Camden dove, nonostante tutto, viene ancora venerato come una divinità.

DaJuan è sicuramente stato uno dei più grandi giocatori di basket a livello di High School, tuttavia il suo fisico è andato logorandosi sempre di più col passare degli anni, relegandolo al ruolo di eterna promessa mai totalmente espressa. Rimane l’amaro in bocca quando si pensa a quanto una personalità come Dajuan avrebbe potuto dare al mondo NBA, sia in termini di risultati che di immagine, soprattutto al fianco di una superstar come James, con il quale avrebbe potuto guidare Cleveland alla risurrezione dopo anni di oblio. Questa responsabilità è ricaduta sulle spalle del solo King James, ma chissà come sarebbe finita se, oltre che su Lebron, quei Cavs avrebbero potuto contare anche sul Messiah che ha potuto predicare basket solamente in patria. Appena nel New Jersey, infatti, sanno veramente quanto fosse grande il suo potenziale.

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