Memories of Busts: Jason Jay Williams, un amore diviso tra basket e motociclette

Home Rubriche

jwill1

26 giugno 2002, sono passati ormai quattro anni dal leggendario jumper di Michael Jordan che regalò il sesto titolo NBA ai Chicago Bulls nelle Finals 1998 contro gli Utah Jazz. La franchigia di Chicago è cambiata molto, non è più la squadra di Jordan, Pippen e Rodman e in panchina non siede più Phil Jackson, emigrato in California, destinazione Lakers. I Bulls sono infatti in piena ricostruzione, tanto che nel Draft NBA 2002 sono riusciti ad accaparrarsi la scelta #2, nonostante avessero il 22,5% di possibilità di ottenere la #1. Quel giorno di giugno del 2002 sono infatti gli Houston Rockets a scegliere per primi, selezionando il cinese Yao Ming, i Bulls virano dunque su Jason David “Jay” Williams, playmaker di grande talento uscito da Duke University, fresco di titolo NCAA, mentre dopo Jay verranno scelti Amar’e Stoudemire (Phoenix Suns), Caron Butler (Miami Heat) e Carlos Boozer (Cleveland Cavaliers). Williams sceglierà il nome “Jay” per evitare di essere confuso con Jason “White Chocolate” Williams e Jayson Williams che a quel tempo già calcavano i parquet dei palazzetti statunitensi. Si tratta della classica PG dalla grande visione di gioco e dal fisico ben strutturato (188 cm per 88kg), Williams era infatti stato il leader dei Blue Devils nella stagione collegiale 2000/2001, guidandoli al titolo insieme ai compagni Boozer e Dunleavy Jr (entrambi entrati in NBA l’anno successivo con Jay) e mettendo a referto 25.7 punti e 6.1 assist di media in stagione. Jay Williams, di conseguenza, entrò in NBA dalla porta principale, potendo contare sul titolo di “College Basketball’s Player of the Year” e sulla reputazione di miglior prospetto dell’anno. Williams lasciò così Duke nel 2002, dopo essersi laureato in sociologia e aver raggiunto il sesto posto tra i marcatori all-time dell’università con i suoi 2079.

jay-williams-bulls

La regular season 2002/2003 vide così Williams partire titolare in quintetto, in quanto Chicago credeva di aver trovato la base su cui costruire la squadra del futuro: le sue performance tuttavia si rivelarono piuttosto inconsistenti (9.5 punti, 4.7 assist, 39.9% dal campo e 32% da tre in 75 partite), ma gli valsero comunque un posto nel secondo quintetto rookie. Il ragazzo aveva fatto intravedere doti da vera star, come la tripla-doppia messa a segno nel match contro i New Jersey Nets; il panorama NBA era infatti sicuro che Jay avrebbe prima o poi sfondato, dopo un naturale periodo di ambientamento. Nessuno aveva però fatto i conti con l’altra grande passione di Williams: quella per le due ruote. Nonostante una clausola del contratto che Jay aveva firmato con Chicago vietasse al giocatore di guidare una moto, Williams non aveva mai abbandonato il suo amore per la strada, la velocità e la sua maledetta Yamaha R6. Il 19 giugno 2003 il giovane Jay si schiantò con la sua moto contro un lampione nella zona nord di Chicago, il ragazzo non indossava un casco, né possedeva una patente per poter guidare un motociclo in Illinois. Williams si fratturò il bacino, si ruppe tre legamenti del ginocchio sinistro e danneggiò in modo serio il principale nervo della gamba. Una settimana dopo l’incidente i Bulls draftarono la guardia Kirk Hinrich e fu allora che  tutti capirono che Williams non avrebbe messo più piede sul parquet per un periodo molto lungo. Dopo qualche mese, infatti, i Bulls lo tagliarono senza pagargli alcuno stipendio, in quanto aveva violato una delle più importanti clausole del contratto. Per Jay fu una doccia fredda, in una notte era passato da futura stella a ex-giocatore. Williams non si arrese, continuò la propria riabilitazione e il proprio allenamento cercando di tornare la point guard che aveva fatto impazzire tutti i difensori della NCAA: nel 2006 i New Jersey Nets, squadra del suo stato natale, gli offrirono l’opportunità di firmare un contratto non garantito, ma neanche un mese dopo lo tagliarono, poco tempo dopo gli Austin Toros, squadra di D-League, gli diedero un’occasione, ma a causa di un infortunio lo lasciarono libero di cercarsi un’altra squadra.

jay-williams-marijuana-nba_ts0rny

Terminava così a soli 25 anni la carriera NBA di Jay Williams. Dopo un periodo di sconforto, Williams ora lavora come analista per ESPN e si occupa di College Basketball, l’unico mondo in cui sia riuscito a far vedere davvero chi fosse. Nel 2016 è uscita la sua biografia intitolata “Life is not an accident – Memoir of Reinvention” e qualche mese prima lo stesso Jay si era pronunciato sulla vita sregolata di alcuni colleghi e sul modo, apparentemente insensato, in cui spendono i propri soldi. Vita sregolata che a lui è costata la carriera.

Jay Williams è la prova vivente di quanto sia corto il passo tra l’avere tutto ciò che si desidera e il perdere ogni cosa; non sapremo mai che giocatore sarebbe diventato, né se sarebbe riuscito nell’impresa di risollevare i Bulls dei primi anni 2000, ma la domanda a cui davvero tutti vorremmo trovare una risposta è una sola: “Jay, perché diavolo sei salito su quella maledetta moto quella sera?”.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.