Memories of Busts: Jonny Flynn – in giro per il mondo alla ricerca di se stessi

Home NBA Rubriche

flynn

Nell’ultimo appuntamento di “Memories of Busts”, tutto era cominciato il 25 giugno 2009, al Madison Square Garden di New York, con i Memphis Grizzlies intenti a “sprecare” la loro pick #2 per Hasheem Thabeet. La nostra storia di oggi inizia in modo speculare, “stessa storia, steso posto, altro bust” potremmo quasi dire parafrasando una famosa canzone degli anni ’90, degli 883.

La location infatti è rimasta immutata, al MSG di NY, sono tutti in attesa, Stern ha per ora chiamato sul palco Blake Griffin (andato ai CLippers) e Hasheem Thabeet (Memphis Grizzlies), ma siamo solamente all’inizio: James Harden sarà il prossimo a stringere la mano al commisioner, ad accaparrarselo sono gli Oklahoma City Thunder, che nei Draft precedenti erano riusciti ad assicurarsi le prestazioni di Kevin Durant e Russell Westbrook; la chiamata #4 appartiene ai Sacramento Kings che la spendono per Tyreke Evans, futuro vincitore del premio Rookie of the Year. Ed eccoci finalmente giunti a presentare uno dei protagonisti della nostre storia, i Minnesota Timberwolves, che quell’anno posso usufruire di ben due scelte al Draft, un lusso per pochi. La prima, la #5, la spendono per un playmaker, Ricky Rubio, che ha mostrato ampiamente il suo talento in Europa, le secondo, la #6, la usano per selezionare letteralmente un doppione di Rubio (da lodare la mossa strategica), tale Jonny Flynn da Syracuse; tra giocatori ancora in attesa di una chiamata c’erano, tanto per citarne alcuni: Stephen Curry, DeMar DeRozan, Jrue Holiday, Jeff Teague e Brandon Jennings.

Il perchè di questa trovata, verrà in seguito spiegato dal gm dei T-Wolves: essendo infatti Rubio bloccato in Europa per almeno altri due anni, la società aveva deciso di tutelarsi prendendo una PG in attesa dell’arrivo dello spagnolo. La PG in questione è appunto Jonny Flynn (17.4p e 6.7a di media in stagione), prodotto dell’università di Syracuse, dove si era messo in mostra per le sue penetrazioni devastanti e la sua leadership, inoltre, nonostante la sua statura sottodimensionata (183 cm per 84 kg), sembrava non soffrire contro avversari dotati di un fisico più possente, soprattutto grazie alla sua velocità e al suo coraggio, cosa che faceva intravedere per lui un futuro luminoso nella lega americana. I T-Wolves, sono infatti da anni una squadra in ricostruzione, dopo l’addio di Kevin Garnett hanno passato anni bui, ma con l’esplosione di Kevin Love e il talento di Flynn, si può azzardare la previsione che, finalmente, si siano poste le basi per costruire nuovamente una squadra da Playoffs. Proprio per questo motivo, Flynn parte subito titolare, inanellando, alla sua prima esperienza in NBA, una serie di buone prestazioni. La sua prima stagione lo consacra come un giocatore da tenere d’occhio per il futuro: 13.5p, 4.4a, 2.4r, non male come esordio, senza contare che l’ex-Syracuse, viene anche selezionato nel NBA All-Rookie Second Team. Flynn si dimostra infatti un ottimo playmaker, in grado di leggere il gioco e di segnare con continuità, soprattutto in penetrazione, dove sfrutta il suo baricentro basso per incunearsi nelle difese avversarie: la sua prima stagione in NBA tuttavia, rappresenterà l’apice della sua giovane carriera.

flynn 2

Nell’estate del 2010, complice anche un infortunio che lo costringe a finire in sala operatoria, si presenta in ritardo di condizione al via della RS NBA: gioca male e tira anche peggio (5.3p, 3.4a con il 36% dal campo e il 31% da tre), perdendo efficacia nell’attaccare il ferro, caratteristica fondamentale per il suo tipo gioco, inoltre, incapace di costruirsi un solido tiro da oltre l’arco, finisce quasi subito ai margini delle rotazione, come se fosse una vecchia pistola arrugginita. I T-Wolves non ci mettono molto a scaricarlo, anche perchè la sua condizione fisica e soprattutto mentale non sembra migliorare, Flynn è bloccato psicologicamente, tradito dal suo fisico e sfiduciato nei propri mezzi. I Rockets gli danno una possibilità, offrendogli il ruolo di comprimario in uscita dalla panchina: giocherà appena 11 match, con una media di 12 minuti a gara (3.4p e 2.5a), una delusione totale; soprattutto perchè si percepisce di trovarsi di fronte a un talento svuotato di tutta la fiducia e di tutto il coraggio che gli avevano permesso di emergere a livello collegiale. Flynn viene nuovamente messo nel “dimenticatoio”, ma a tendergli una mano sono i Portland Trail-Blazers, che gli offrono la possibilità di finire la stagione giocando per loro: Houston accetta e spedisce FlynnThabeet in Oregon (strano il destino a volte) in cambio di Canby ; la PG però, gioca appena 18 partite, di cui una da titolare, mettendo insieme medie poco dignitose: 5.2p e 3.8a, è la fine della sua carriera NBA.

 flynn orland

 

Nell’anno successivo, rimasto free-agent, non trova più nessuno in NBA, disposto a credere in lui: dopo le esperienze in Summer League con Clippers e Pacers, riesce a strappare un contratto di prova di 20 giorni con i Detroit Pistons, ma non va a buon fine, ad appena 23 anni, sembra che in NBA non ci sia più spazio per Jonny Flynn, nessuno vede più in lui quelle qualità che lo avevano elevato a livello universitario. Il buon Jonny non si dà per vinto, emigra in Australia e firma con i Melbourne Tigers, squadra della NBL, con cui riuscirà anche a disputare un NBL All-Star Game. L’anno successivo si trasferisce in Cina, nella CBA, dove ha intenzione di giocare la stagione 2013/2014, ma dopo aver firmato con i Sichuan Blue Tigers, si ritira dopo appena un mese a causa di un infortunio. Nell’estate 2014, firma con l’Orlandina Basket, trasferendosi in Italia, al fine di giocarsi le sue ultime chance di rilancio alla “veneranda” età di appena 25 anni: scende in campo solo due partite, non certo indimenticabili, quindi si infortuna nuovamente al bicipite femorale, saltando 5 match, per poi venire tagliato e fare ritorno negli States, ufficialmente per problemi famigliari. Se Jonny Flynn continuerà a lottare per ritornare se stesso, è tutto da vedere, certamente ci troviamo di fronte a un giocatore di sicuro talento, stroncato precocemente dagli infortuni, che ne hanno fortemente condizionato sia la tenuta fisica che quella mentale, trascinandolo in una spirale di negatività e sfiducia difficile da superare. La voglia di combattere non gli è mai mancata e nemmeno quella di mettersi in gioco, la domanda fondamentale però, è: “quale paese sceglierà Jonny Flynn per il suo ennesimo rilancio?”Ha viaggiato in lungo e in largo, solamente per ritrovare la cosa che probabilmente è la più vicina a lui: se stesso, da due anni Jonny Flynn non desidera altro, non desidera altro che tornare quella PG rapida, sicura di sè e traboccante di coraggio.

Giovanni Aiello

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.