Memories of Busts: Marcus Fizer – The Traveller

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Quanto è cambiato il basket NBA in appena 18 anni. Basti pensare che, mentre oggi stiamo assistendo all’epoca dello small ball, in cui si inserisce perfettamente la figura dello stretch-four specializzato nel fondamentale del tiro da tre punti, all’inizio del nuovo millennio i lunghi dominavano ancora l’area e il pitturato era la loro zona di caccia. Un esempio lampante è il Draft NBA 2000, dove le prime quattro scelte assolute saranno power forwards purissime, dal potenziale illimitato che, almeno la maggior parte di loro, faticheranno a esprimere appieno una volta approdati in NBA. La notte del 28 giugno 2000, a Minneapolis, si svolge uno dei Draft più strani della storia recente, traboccante di talento sulla carta, ma che, a conti fatti si  rivelerà ricco di delusioni. Le prime tre scelte, come già anticipato, sono tre big men, il futuro All-Star Kenyon Martin (New Jersey Nets), lo schiacciatore Stromile Swift (Vancouver Grizzlies) e il talentuoso, ma discontinuo Darius Miles (Los Angeles Clippers). Alla #4 tocca ai Bulls scegliere, Chicago viene dalla buia epoca dopo-Jordan e il go-to-guy della franchigia risponde al nome dell’ala forte Elton Brand. Tuttavia i Bulls scelgono Marcus Fizer, prospetto dal grandissimo potenziale proveniente da Iowa State University, ruolo ala grande. Molti analisti ed esperti NBA sospettano che i Bulls abbiano draftato il ragazzone del Michigan solamente per poi scambiarlo immediatamente, visto lo spot di power forward è saldamente occupato da Brand e il ragazzo avrebbe ben poche possibilità di giocare. L’atteso scambio non avverrà mai e Fizer rimarrà a Chicago. Si tratta della classica ala forte atletica (203cm per 120kg) e talentuosa che all’High School e al college aveva fatto strabuzzare gli occhi, accaparrandosi un numero infinito di premi individuali: Louisiana Mr. Basketball e McDonald All-American (1997), All-Big 12 honorable mention (1998), National first-team All-Freshman (1999), due volte first team All-Big 12 (1999 e 2000), Big 12 Player of the Year (2000), Big 12 TournementMost Outstanding Player (2000) e primo e unico consensus first-team All-America proveniente da Iowa  State (2000).

Fizer approda quindi nella Windy City, atteso dalla tifoseria e carico di aspettative per il proprio futuro, giustificate dal fatto che a sceglierlo al Draft era stato l’allora head coach dei Bulls, Tim Floyd, lo stesso che lo aveva portato ai Iowa State quasi tre anni prima. Nonostante il buon feeling con l’allenatore però, Fizer viene relegato in panchina nel ruolo di riserva di Brand, non venendo mai impiegato oltre i 21.9 minuti di utilizzo a partita, tuttavia, i 9.5 punti e 4.3 rimbalzi di media gli valgono l’inserimento, a fine stagione nell’All-Rookie Second Team e la convocazione per i Goodwill Games di Brisbane, dove vince l’oro. Nella stagione 2001/2002 le sue medie lievitano (12.3p e 5.6rim), ma le prestazioni continuano a non convincere del tutto lo staff tecnico, soprattutto per via delle percentuali al tiro non eccelse (43.8% dal campo). Al via della RS successiva, Fizer conferma quanto di buono aveva fatto nell’annata precedente (11.7p e 5.7rim a gara), ma la rottura del legamento crociato anteriore frena le ambizioni del prodotto di Iowa State che giocherà solamente 38 partite. Al suo rientro sul parquet nel corso della RS 2003/2004, il suo minutaggio cala drasticamente (16 min. a gara), così come le sue medie (7.8p e 4.4rim), tanto che i Bulls decidono di lasciarlo fuori dalla “protected list stilata in occasione dell’expansion Draft 2004, indetto per la costruzione degli Charlotte Bobcats, nuova franchigia introdotta in NBA proprio quell’anno. Fizer non riuscirà a superare le selezioni per entrare a far parte del roster definitivo dei Bobcats e si accasa ai Milwaukee Bucks come free-agent. La stagione a Milwaukee si rivela però tutt’altro che esaltante (6.2p e 3.2rim) e a fine anno i Bucks decidono di non rinnovarlo, lasciando Fizer libero di cercarsi un’altra sistemazione. La mancanza di offerte da parte delle altre 29 franchigie NBA costringe Marcus a firmare per gli Austin Toros nel novembre 2005, accasandosi in D-League. Le grandi prestazioni consentono a Fizer di venire notato dai Seattle Supersonics che gli offrono un contratto di 10 giorni, senza però farlo scendere mai in campo. Nel Marzo 2006 l’ex Bulls viene eletto MVP della D-League e pochi giorni dopo i New Orleans Hornets lo firmano con un contratto decadale, permettendogli di assaggiare il parquet per tre volte prima di tagliarlo (6.7p e 2.3rim). Sarà l’ultima esperienza NBA di Fizer che chiuderà la carriera negli USA con 9.6 punti e 4.6rim di media in 289 matches.

 

Se oltreoceano Fizer ha ormai esaurito le sue chances, in Europa ci sono ancora molte squadre pronte a scommettere su di lui. Il Polaris World Murcia, squadra spagnola, lo firma nell’estate 2006, ma a fine stagione Marcus non verrà rinnovato e si trasferisce a Puerto Rico alla corte dei Capitanes de Arecibo, dove rimarrà a malapena un anno, prima di fare nuovamente le valigie, destinazione Israele. Nella Terra Promessa, Fizer firma un biennale con il Maccabi Tel-Aviv raggiungendo anche una finale di Eurolega nel 2008, persa contro il CSKA Mosca. Fizer non sarà però in campo durante quella partita, a causa di un infortunio al ginocchio che lo porterà a chiudere il proprio contratto e lasciare Israele prima dell’inizio della stagione 2008/2009. Nel Febbraio 2010 Fizer coglie l’occasione di tornare a Puerto Rico, firmando con i Guaynabo Mets, dove milita l’ex giocatore NBA Antoine Walker, totalizzando 13.4 punti e 6.6 rimbalzi in 11 gare. Nel Dicembre 2011 arriva una proposta da Taiwan e Fizer, trasformatosi ormai in un cittadino del mondo, non ci pensa due volte e si trasferisce in estremo oriente, alla corte dei Taiwan Mobile Clouded Leopars. La sue esperienza sarà però brevissima, dopo appena una partita, nonostante la doppia-doppia (23p e 13rim) messa a referto, viene tagliato. Nel settembre 2012 arriva la chiamata dall’America Latina e Fizer non se la fa scappare, firma con la squadra argentina Estudiantes de Bahia Blanca e scende in campo per tredici volte con buoni risultati (17.2p e 6.2rim). Marcus continuerà il proprio personalissimo tour toccando Bahrein, Venezuela e Uruguay, prima di ritirarsi definitivamente nel 2015.

Si ha sicuramente il rimpianto non aver visto Fizer al massimo del suo splendore, né si può essere certi di quanto ampio fosse il suo potenziale, strozzato forse troppo presto dalla poca fiducia riposta in lui. Probabilmente, se fosse stato scelto da una franchigia in grado di garantirgli minuti e un ruolo di primo piano, la sua carriera sarebbe decollato, o almeno avrebbe seguito un altro percorso. Come molti giocatori “rifiutati” dalla NBA ha invece dovuto reinventarsi in contesti completamente diversi, finendo, come molti suoi colleghi, per perdersi in una girandola di squadre che non potevano garantirgli né la vetrina, né la sfida rappresentata dal basket targato USA. Questo percorso non può che portare alla fine della propria carriera, magari perso in un campionato di cui a malapena si è sentito parlare. Questo è successo a Marcus Fizer, entrato in NBA tra mille aspettative e uscitone in punta di piedi, come molti suoi compagni che stavano insieme a lui a Minneapolis, quella notte del 28 giugno 2000.

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