Meo Sacchetti sulla nuova nazionale:”Ho chiamato giocatori che voglio conoscere. Lascio a casa i più esperti, dobbiamo guardare al futuro”

Nazionali

All’indomani della diramazione della lista dei 24 preconvocati per le partite contro Romania e Croazia, valevoli per la qualificazione alla prossima FIBA World Cup 2019 in Cina, il coach di Cremona e della Nazionale Romeo “Meo” Sacchetti ha rilasciato un’intervista al quotidiano “Tuttosport” riguardo all’idea personale che ha di questa nuova nazionale:

«Per metà nuova. Difficile qualificarsi, ma tutto lo è. Ho fatto di testa mia. Ho chiamato giocatori reduci da un grande campionato che voglio conoscere, come Crosariol e Giuri. Ma schiarisco: la Nazionale è
aperta a tutti. Ho grande memoria e penso che altri avranno opportunità. Come Michele Vitali. Ci sono i reduci dall’Europeo,ma ho preferito lasciare a casa i più esperti. Dobbiamo guardare al futuro. Perché Abass e Fontecchio di Milano? Perché Pascolo è reduce da infortunio e voglio recuperi al meglio. Punto molto su di lui. Cinciarini è stata una mia scelta».

Sulle differenze con Messina:

«Sicuro, a volte io vorrei avere le sue capacità nel preparare ad esempio la difesa. Ma l’assistente
Molin ha lavorato a lungo con lui. A me piacerebbe che tutti giocassero con gioia, che si recuperasse questo aspetto. Perché il basket io lo vedo sempre come un gioco».

Inoltre il coach azzurro resta vigile anche sul fronte giovani (ultimo aggiunto David Okeke, classe 1998 di Torino):

« Se i giovani sono bravi emergeranno. […] Noi italiani siamo bravissimi a rendere fenomeni ragazzi prima che lo diventino. […] I giovani dovrebbero avere più fame, più voglia di sacrificio per arrivare. Un tempo era la fame vera a spingere. Adesso dovrebbero essere loro, anche se la famiglia ha una Ferrari, che vogliono emergere. E dobbiamo recuperare il valore dell’azzurro. Quando certi giocatori rinunciavano per le ferie, mi dava molto fastidio. Ora non succede più»

 

Federico Gaibotti

4 thoughts on “Meo Sacchetti sulla nuova nazionale:”Ho chiamato giocatori che voglio conoscere. Lascio a casa i più esperti, dobbiamo guardare al futuro”

  1. Sostanzialmente sono d’accordo, ma non mi sono mai piaciute le accuse campate in aria per dimostrare quanto si è bravi rispetto al passato, è un giochino mentale che può ritorcersi contro. Dire “noi italiani siamo bravissimi a rendere fenomeni ragazzi prima che lo diventino” è un’accusa precisamente nei confronti di chi? Il ragionamento reale e sotteso è “abbiamo fallito perché non c’ero io”.

    1. E’ un punto di vista che effettivamente mi intriga, mi spiego: se visto come accusa, potrebbe esserlo nei confronti di coloro che “montano” o “esaltano in maniera non costruttiva” il percorso del giocatore. I giocatori giovani, comunque siamo, devono imparare a farsi il mazzo per puntare all’azzurro e lavorare ancora di più per tenerlo.

  2. Mi piace questo tipo di mentalità, cioè portare nuove idee, nomi e valori aggiunti a una nazionale che ha bisogno di rinnovarsi nelle componenti, ma non nei valori base.

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