Nazr Mohammed elenca i sei giocatori più difficili da marcare in NBA

NBA News

Mai una stella, ma un’icona, mai il volto che vedrete su cover di riviste sportive o cartelloni pubblicitari. In 17 stagioni disputate in NBA con ben otto maglie diverse e un anello al dito di Campione nel 2005, Nazr Mohammed è sempre stato un onestissimo mestierante, un comprimario di lusso, capace di portare la propria energia e la propria difesa dalla panchina. Ha chiuso la sua carriera lo scorso anno con i Chicago Bulls, è riuscito a centrare le 1000 gare (tonde tonde) in RS, con medie di 5.8 punti e 4.7 rimbalzi.

Per The Players’ Tribune, noto sito americano che pubblica articoli scritti di proprio pugno da atleti o ex atleti di vari sport, Mohammed ha stilato una lista dei sei giocatori che, nella propria lunga carriera, ha avuto più difficoltà a marcare. Curioso (o forse nemmeno tanto) come al primo posto, da solo, ci sia Shaquille O’Neal, descritto come un mostro in senso positivo. “Era una buona serata se riuscivi a tenerlo a 20 punti e 10 rimbalzi senza farlo schiacciare. Cavolo, quella difensivamente era una grandissima serata!”, scrive il centro su Shaq.

In seconda posizione, a pari-merito, troviamo gli altri cinque: Rasheed Wallace, Dirk Nowitzki, Yao Ming, Tim Duncan e Kevin Garnett. Tutti descritti in modo molto originale.

Di Sheed, Mohammed racconta il movimento in post caratteristico che lui chiama “The High Booty Back Down” (traducibile come “Sedere in alto e schiena in basso”) e di come fosse la persona più gentile mai conosciuta in NBA fuori dal campo (i due furono compagni a Detroit).

“Frustrante” è invece l’aggettivo utilizzato per parlare di com’era marcare Nowitzki. “Ci sono tante persone che devono il proprio lavoro a Dirk, per anni molte squadre hanno cercato di draftare il ‘nuovo Nowitzki’ e alcune ancora ci stanno provando! Il problema è che non c’è nessuno al mondo che giochi come lui e probabilmente non ci sarà mai”.

Di Yao Ming sottolinea come tutti non vedessero l’ora di affrontarlo una volta arrivato in NBA, per verificare se fosse forte come si diceva. Ovviamente risposta affermativa. “L’unica cosa che ha fermato Yao dal dominare veramente sono stati gli infortuni”.

Le ultime due menzioni sono per Duncan e KG, “Lo ying e lo yang della mia era di NBA”. I due sono narrati come due facce opposte della stessa medaglia, incredibilmente talentuosi, ma se Timmy D si è rivelato un compagno fuori dal normale, di Garnett Mohammed ricorda soprattutto il violento trash talking.

“Quando ero agli Spurs, a fine allenamento facevamo un esercizio che si chiama ‘Segui il leader’. Uno di noi faceva il leader, di solito Duncan, e doveva andare in post e mostrare dei movimenti che gli altri dovevano cercare di replicare per filo e per segno, con lo stesso numero di palleggi, le stesse mosse e così via. Lui poteva essere il leader per 15 o 20 minuti senza mai fare due movimenti uguali”.

Diversa l’opinione su KG. “Le sue parole, combinate con le sue abilità, causavano sempre la reazione esagerata dell’avversario. Venivi coinvolto così tanto in ciò che diceva che perdevi la concentrazione in ogni altra cosa. I giocatori andavano più fisici contro di lui e commettevano falli stupidi. Garnett invece si girava, saltava, segnava il jumper e ti distruggeva verbalmente con le sue parole profane in un ‘Inglese da Re’. Il suo trash talking ti rendeva meno efficacie, ti faceva venir voglia di correre contro un suo blocco invece che girarci intorno”.

Se volete leggere questo interessante articolo per intero, qui potete trovare la versione originale.

Francesco Manzi

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.