NBA Rookie ladder: “The Process” stacca tutti, seguono Brogdon, Saric e Hield

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Rookie come Embiid ne sono passati? Sì, ma pochi, pochi.

“The Process”  va riconosciuto come potenziale superstar non tanto da un punto di vista statistico quanto da un punto di vista di leadership, di capacità di coinvolgere i compagni, di prendersi sulle spalle la squadra nei momenti di chiave, di andare in aiuto costantemente quando un compagno è battuto, di essere uomo spogliatoio e forse già uomo franchigia.
Potreste pensare che stiamo esagerando, beh si, può essere, perché fondamentalmente il nostro giudizio è viziato dai nostri preconcetti, dai sentimenti che proviamo per un giocatore e in questo caso anche per la franchigia più perdente della storia recente, ma nello sport così come nella vita, le variabili sopra-citate potranno condizionare la realtà, non oggi, non domani, ma dopodomani forse sì.
Siamo finiti in discorsi filosofici, che forse Popper apprezzerebbe, ma ora passiamo ai nostri amati numeri e a delle discussioni più approfondite anche sugli altri protagonisti della loro prima stagione in NBA.

Embiid come avrete potuto immaginare ci piace assai e se rimanesse integro per il resto della sua carriera potrebbe diventare una star a tutto tondo. I numeri parlano per lui: 20 punti, 8 rimbalzi, 2 assist e 2.5 stoppate a partita il tutto in 25′, se sommate le suddette “Soft-Skills” di cui abbiamo parlato precedentemente, abbiamo di fronte un stella nascente.

Dopo di lui parliamo di Brogdon, playmaker atipico, fisico da super-atleta, passato sotto la lente di ingrandimento dopo le due schiacciate contro Cleveland, sta entrando nelle rotazioni di Jason Kidd come una sorta di play “3 & D & Posterman” (solo Kidd poteva inventarsi una roba del genere). La descrizione è intrigante, ma aspettate a leggere i numeri: 10 punti, 3 rimbalzi, 4 assist, 1.5 palle perse a partita su 25′ tenendo in conto di un inizio stagione in cui era ai margini delle rotazioni.

Dario Saric è invece la perla europea, giocatore di una solidità mentale prima che fisica impressionante. Il croato, classe 94′ tira, gioca duro e gioca per la squadra, insomma uno slavo vero, come ne vediamo tanti in Europa, ma con l’estro NBA.
I numeri anche per lui sono ottimi: 10 punti, 6 rimbalzi, 2 assist in 24′ di utilizzo.

Buddy Hield sta invece uscendo alla distanza, tiratore mortifero, sangue freddo e faccia tosta, il ragazzo ha tutto per diventare un giocatore da rotazione nel lungo periodo, serve pazienza perché i margini ci sono e sono agli occhi di tutti. Per lui 9 punti, 3 rimbalzi e 1 assist ed un ottimo 37% da 3 con 4.5 tentativi a partita.

Per finire vi lasciamo la solita tabella con le statistiche dei rookie tratta da NBA.com e rielaborata.
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Stefano Muratorio

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