Phil Jackson racconta: “Nel 2000 Kobe Bryant chiese di essere scambiato”

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Molti dovranno ancora digerire la notizia del ritiro di Kobe Bryant, nonostante questa sia stata data dal diretto interessato con ampio anticipo, addirittura nella prima metà della scorsa stagione regolare. I Los Angeles Lakers, da qualche anno bloccati nel processo di ricostruzione, ora avranno mano libera per poter riassemblare una squadra che almeno si avvicini a quelle con cui il Black Mamba ha portato ai giallo-viola cinque titoli. Tre con Shaq e due in solitaria, se ovviamente si vuole escludere il fondamentale contributo di un campione come Gasol.

Kobe è stato uno dei pochi campioni della storia NBA a passare un’intera carriera con la stessa maglia, mai cambiata dalla notte del Draft 1996, quando passò dagli Hornets ai Lakers senza aver messo quasi piede giù dal palco. In realtà spesso sono circolate voci di possibili trade, poi svanite, riguardanti il Mamba, apparentemente scontento in alcune fasi della propria carriera, come ad esempio durante passaggio dall’epoca-Shaq ai due titoli vinti nel 2009 e nel 2010. Stavolta è stato Phil Jackson, storico allenatore dei Lakers e ora Presidente dei Knicks, a riportare alla luce una voce inedita risalente alla stagione 1999-2000, quando Bryant formava a LA la coppia con O’Neal.

Kobe stava segnando solo 19 punti di media. Così chiamò Jerry West per domandare come lui ed Elgin Baylor fossero riusciti a farne 30 a partita, chiedendo anche di essere scambiato. Ovviamente Jerry mi riferì della conversazione e, per qualche minuto, pensai di accettare un’offerta per lui che avevano fatto i Pistons. Cioè una trade tra Kobe e Grant Hill.

La stagione 1999-2000 fu la migliore in carriera per Grant Hill che, oltre a giocare 74 partite (una notizia, se confrontato con il resto della sua carriera), segnò 26.0 punti di media, con 6.6 rimbalzi e 5.2 assist, cifre che oggi sarebbero definite “LeBronesche”. L’offerta all’epoca sarà quindi sembrata molto allettante agli occhi di Jackson, anche perché Kobe era lontano dall’essere il giocatore completo e decisivo che sarebbe diventato. Sfortunatamente per Detroit, non solo Jackson rifiutò alla fine l’offerta ma Hill, a pochi giorni dall’inizio dei Playoffs di quello stesso anno, si infortunò alla caviglia e decise di giocarci sopra, col risultato del peggioramento delle proprie condizioni e la compromissione del resto della propria carriera (47 partite disputate in totale tra il 2001 e il 2005).

Francesco Manzi

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