Court Atlas: Atene, tra miti e leggende. La Polis del Basket dall’Acropoli all’OAKA, da Pericle a Spanoulis

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“..horto magikoo.. doste mou ligo gia na pio.. ton pao mou, na onirefto, ke na fonaks’ os to theo..”

In qualsiasi partita, di qualsiasi competizione, contro qualsiasi squadra, all’OAKA sentirete riecheggiare sempre questo coro. Horto Magiko, lo spettacolare coro dei tifosi del Pana che paragonano la loro squadra alla marjuana. Un coro che va avanti per due, tre minuti, e che coinvolge quasi tutto il pubblico. Un coro che, a parer mio, rende il tifo greco uno dei migliori in tutto il mondo. E rende Atene la capitale di questo tifo, e la capitale di questo Basket, che qua ho voluto (o almeno provato) a raccontare. Buon viaggio..

Panorama della capitale ellenica.

Nella (ex) prefettura di Atene, ci sono diciannove società di pallacanestro nelle prime leghe professionistiche greche, di cui quattro sono localizzate nella città vera e propria. E’ come se Milano, Roma o Bologna avessero quasi venti squadre delle loro provincie tra LNP e Serie A. Un dato che ha quasi del clamoroso, e se non fosse per le due cugine di Salonicco (PAOK e Aris) si potrebbe riassumere con “il Basket greco E’ Atene“; per carità, non che ci fossero dubbi a riguardo, date le 11 coppe europee, i 52 campionati e le 27 coppe di Grecia vinte tra Olympiacos, Panathinaikos e AEK Atene nel corso degli anni, di cui gli ultimi ventuno dominati in patria solo da queste tre formazioni. E non ce ne vogliano i tifosi dell’AEK, ma se Atene è il Basket greco, le squadre che meglio rappresentano la città sono due: è chiamato, non a caso, il “Ntermpi Ton Aionìon Antipàlon”, derby degli eterni nemici, la sfida che emoziona tutti gli appassionati di Basket in giro per l’Europa, OAKA contro Peace&Friendship Stadium, Atene contro Pireo, benestanti contro lavoratori portuali, trifoglio contro giovane olimpionico: semplicemente, Panathinaikos e Olympiacos.

Parlare del Basket greco è, in poche parole, parlare del Basket di Atene: e parlare del Basket di Atene è, in ancor meno parole, parlare di Pana-Olympiacos, che da queste parti è chiamata anche la “Madre di tutte le battaglie” (Mitéra ton machòn).
Ma mi sembra corretto, per quanti di voi si fossero persi le lezioni della seconda superiore, accennare un minimo alla storia (ed al mito) della capitale ellenica.

Cecrope, la figura mitologica che fondò la città.
Cecrope, la figura mitologica che fondò la città.

Atene viene abitata sin dal 3000 a.C., ma la sua fioritura comincia nell’età Micenea. Nell’età classica diventa la capitale del mondo greco, salvo poi cominciare un declino durante quella bizantina. La rinascita avviene successivamente, grazie alla sua posizione di crocevia tra Oriente e Occidente che le permette, durante le crociate, di diventare un polo commerciale di notevole spessore; tuttavia, sotto il dominio ottomano comincia un lungo declino, che si fermerà nel 1822, quando divenne capitale della neo-nata Grecia, e nel 1896 ospitò le prime Olimpiadi: era nata la Atene che conosciamo noi oggi, dopo più di 5000 anni di storia. Dal mito di Cecrope (il mezzo uomo mezzo serpente che fondò la città) a quello di Obradovic e di Ivkovic. E non solo.. Particolare è il mito a cui si attribuisce la scelta del nome “Atene”. Dopo che fu fondata, la giovane città venne contesa da Poseidone e Atena, dal momento che entrambi volevano che fosse dedicata a loro. Decisero di radunare tutti su di una collina, ed entrambi gli dei fecero dei doni ai cittadini: Poseidone fece comparire un cavallo, Atena un ulivo. Un anziano spiegò che l’ulivo simboleggiava la pace, e gli abitanti elessero Atena come protettrice della città, promettendo comunque a Poseidone che avrebbero costruito un tempio a lui dedicato.

Tornando a noi, la storia di queste due squadre è fatta di miti: non abitano nell’Olimpo ma sulla terra, nella memoria dei tifosi, che tramanderanno e narreranno ai posteri come Omero fece al suo tempo, decantando le abilità e le gesta di uomini che erano più che uomini, erano semi-dei. Non erano Achille, Agamennone o Menelao, erano Vassilis, Dimitris, Sarunas, Milos, Pero, Georgios, erano semi-dei in pantaloncini e canotta bianco-verdi o bianco-rosse, padroni e condottieri delle due parti della città. Ribadendo, sempre se ce ne fosse bisogno, perché Atene dal punto di vista cestistico (e non solo) non è una città come le altre, ma è LA Citta, è la storia: ribadendo perché Atene è la POLIS per eccellenza.

La squadra di Basket del Pana del 1940.
La squadra di Basket del Pana del 1940.

Ma andiamo con ordine, diciamo ordine cronologico.
Entrambe le società sono polisportive, e in entrambi i casi nasce prima la sezione calcistica.
Nel 1908, un gruppo di atleti guidati da Giorgios Kalafatis si separò dal Panellinios GS, una società della città, per fondare la Podosferikos Omilos Athinon, “Club calcistico ateniese”. Fu nel 1926 che la neo-nata società cambiò nome in Panathinaikos Athlitikos Omilos, “Club sportivo pan-ateniese”, ottenendo l’odierno soprannome di “PAO”. Quattro anni prima, fu fondata la sezione di Pallacanestro, da una società farmaceutica: in 93 anni di storia, sono arrivati più di 0,6 trofei ogni singolo anno (0,8 dal 1946, anno dell’arrivo del primo titolo greco), per un totale di 56, con 34 campionati greci, 15 coppe di Grecia e 6 Euroleghe. E’ a mani basse la squadra più titolata di Grecia, e una delle primissime in Europa. In più, negli ultimi 16 anni, il PAO è salito in cima all’Olimpo in patria per ben quattordici volte, fallendo solo nel 2002 a discapito dell’AEK (la cui storia recente è raccontata all’interno di quest’altro articolo) e nel 2012 a discapito dell’Olympiacos. Questo dominio totale e incontrastato in Grecia è stato accompagnato dal dominio in Europa: 8 Final Four dal 2000, 5 titoli.

Jasikevicius e Diamantidis.
Jasikevicius e Diamantidis.

 

Nessuno nel nuovo millennio ha fatto meglio, nessuno: quel Panathinaikos era semplicemente una leggenda, un mito degno di essere narrato. Una corazzata, un esercito, che vide tra le sue fila guerrieri del calibro di Dimitris Diamantidis (dopo cinque anni all’Iraklis), Sarunas Jasikevicius, Dejan Bodiroga, Mike Batiste, Antonis Fotsis, Ramunas Siskauskas, Vassilis Spanoulis (che incontreremo anche dopo..), Ibrahim Kutluay; e prima ancora Dominique Wilkins, Bryon Scott, Dino Radja, e molti altri ancora.

Zelimir Obradovic, la Leggenda.
Zelimir Obradovic, la Leggenda.

Ma un grande esercito è nulla senza un grande comandante; e a guidare il PAO, dal 1999 al 2012, ci pensò un uomo, che se i suoi combattenti erano semi-dei lui era un dio vero e proprio, la storia del Basket fatta persona: Zelimir Obradovic. E’ a lui che si deve buona parte del palmarès del Panathinaikos, per un totale di 23 trofei in 12 anni, dominati e vinti in lungo e in largo.
Insomma, quel Pana era una totale superpotenza, ai limiti dell’imbattibile. Ma chi, se non l’altra parte della città, poteva provare a fermarli?

L’Olympiacos venne fondato qualche anno dopo il Pana, nel 1925, da un gruppo di membri del “Pireo Football Club” e del “Pireo Fans Club“, che come il nome lascia immaginare erano localizzate nel Pireo, il porto a 10 km a sud-est dal centro di Atene, il più grande della Grecia e terzo al mondo come numero di passeggeri.

La formazione dell'Olympiacos del 1943.
La formazione dell’Olympiacos del 1943.

La sezione cestistica nacque nel 1930; fu la prima squadra che provò a familiarizzare con lo stile di gioco americano, grazie ai fratelli Spanoudakis, Alekos e Ioannis: il primo provando a imitare il jump-shot, uno dei primi in Europa, il secondo “rubando” qualche segreto da Bob Cousy.. Nonostante ciò, nel corso della storia il confronto con i cugini del centro città è quasi indecente: 23 trofei in 85 anni di storia (tanti quanti ne ha vinti Obradovic in soli 12), con il primo titolo greco che arrivò nel 1949.
E’ in Eurolega, però, che bisogna dare un’occhiata: il primo titolo arrivò nel 1996, con una formazione che vedeva nomi come Dimitris Papanikolaou, Nasos Galakteros, Milan Tomic e David Rivers.

Dusan Ivkovic e Vassilis Spanoulis, praticamente la storia recente dell'Olympiacos.
Dusan Ivkovic e Vassilis Spanoulis, praticamente la storia recente dell’Olympiacos.

L’allenatore, il condottiero che per la prima volta riuscì a portare il Pireo alla conquista dell’Europa, non poteva che essere un’altra leggenda vivente, un’altra impersonificazione della storia del Basket: Dusan Ivkovic, serbo come Obradovic. Ivkovic che, dopo 14 anni, è tornato al Pireo, giusto per portare di nuovo l’Olympiacos sul tetto d’Europa, al termine di una delle finali più epiche della storia, una delle battaglie che i figli dei figli dei figli di quei tifosi presenti racconteranno al posto dell’Iliade e dell’Odissea ai propri nipoti, o se non al posto di esse, lo racconteranno insieme, dovendo fare attenzione a non confondersi. Vittoria finale su quel CSKA, che a suo grande dispiacere, ha scritto anche lei in qualche modo la storia di questa competizione. E quell’Olympiacos sì che era un grande esercito: comandante Vassilis Spanoulis, al suo seguito Kostas Papanikolaou, Kostas Sloukas, Vaggelis Mantzaris, Kyle Hines, Pero Antic, Giorgios Printezis e molti altri. Non avranno vinto quanto il Panathinaikos, ma la il loro posto nell’epica lo hanno scritto eccome. Soprattutto replicandosi l’anno successivo, dopo aver vinto il titolo in Grecia nel 2012, stavolta contro gli spagnoli del Real..

Il GATE 13 del Pana.
Il GATE 13 del Pana.
Il GATE 7 dell'Olympiacos.
Il GATE 7 dell’Olympiacos.

Detto ciò, è giusto parlare anche della rivalità tra queste due squadre, nella sua spiegazione “scientifica”.
La rivalità tra queste due formazioni è in principio una rivalità sociale: il Panathinaikos era la squadra dell’Atene per bene, del centro, delle classi più agiate e benestanti, mentre l’Olympiacos era la squadra del porto, della classe operaia. Questa distinzione, che un tempo era netta e marcata, col passare degli anni è andata restringendosi, fino ad essere quasi del tutto scomparsa ai giorni nostri.
Ma nonostante sia una delle rivalità più accese in giro per l’Europa, di “combattenti” che sono passati da una parte e dall’altra ce ne sono, e in gran quantità. Per citarne alcuni, il più famoso è sicuramente Vassilis Spanoulis, dal Pana al Pireo, stesso percorso seguito da Stratos Perperoglou, mentre nella direzione opposta annotiamo Dimitris Papanikolaou e Loukas Mavrokefalidis. Cosa dimostra ciò, che sono mercenari? Per nulla.. Dimostra solamente che sono greci, e come tutti i greci non hanno paura di nulla, non si arrendono mai di fronte a niente, e soprattutto davanti a nessuno. Carattere che, ahimè, ultimamente gli ellenici sono costretti a tirare fuori in questo periodo di crisi nerissima, per questioni ben più importanti della pallacanestro.

Il Basket ad Atene è questo, è una bomba di Spanoulis fil di sirena al Pireo in una gara decisiva di Eurolega, è una schiacciata a due mani di Gist che infiamma l’OAKA chiudendo una finale scudetto. Il Basket ad Atene è passione, cuore, gioie, dolori: il Basket ad Atene è Epica, leggende e miti, come in pochi altri posti al mondo. Miti che hanno fiorgiato giovani giocatori di nuove generazioni, che avranno il compito non facile, ma sicuramente carico di onore, di continuare a scriverne la storia, avranno il compito di costringere Omero a scrivere un terzo libro, perchè si arrivi tra migliaia di anni con il nome OLYMPIACOS e PANATHINAIKOS marcato e inciso nell’eterna memoria della Grecia, di fianco alle città-stato, di fianco ad Atene e Sparta, di fianco a Pericle, Teseo e Alcibiade.

Queste due squadre hanno scritto la storia, e continueranno a farlo: sta a noi raccontarla.

Il derby di Atene. In una foto.
Gabriele Buscaglia

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