San Antonio – Houston, le pagelle: Pop stratega con una difesa perfetta, crollano Harden e la second unit

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San Antonio Spurs

Kawhi Leonard 8,5: un’altra serie incredibile per Kawhi. Punto di riferimento degli Spurs in entrambi i lati del campo: in difesa è stato forse il primo che è riuscito a mettere i bastoni tra le ruote a Harden quando chiamato in causa, ma ha fatto un lavoro eccellente come sempre anche sui vari Ariza, Gordon, Anderson e Williams. In attacco tira spesso male, come in gara 1 (5/14) e in gara 5 (8/21 ma cattura 15 rimbalzi), ma chiude comunque la serie a 23,8 punti di media, 3 volte va in doppia doppia (9,8 rimbalzi a partita) e migliora nettamente nella produzione degli assist (da 3.8 con Memphis a quasi sei). Ha segnato in tutti i modi e ha sviluppato una migliore visione di gioco, bisogna sperare resti sano per giocarsela al meglio con i Warriors.

LaMarcus Aldridge 7,5: in gara 1 riesce ad essere l’arma in più dei Rockets, ma per fortuna nel corso della serie si adatta al gioco avversario e diventa decisivo in gara 6 con 34 punti e 12 rimbalzi, tirando 16/26 dal campo (e con un plus/minus di +21). In difesa ha provato a dare il suo contributo, nonostante le lacune e ha affrontato una serie con cui spesso ha litigato con il ferro (tre partite tenuto sotto il 40%), ma ha fatto registrare comunque 18.8 punti e 8.8 rimbalzi di media (14 in gara 5). Fondamentale si sia riscattato dopo il pessimo esordio in gara 1, ma adesso non c’è più tempo per commettere errori.

Danny Green 7: un giocatore solido e concreto, che mette in gioco sempre tanta energia e voglia di fare. In difesa, secondo me, a tratti è stato impeccabile sul Barba: bravissimo a tenerlo in palleggio nelle penetrazioni e comunque (entro il limite del possibile, sia chiaro) è riuscito a limitarlo più di quanto mi potessi aspettare. Se poi come in gara 5 ricomincia pure a dare il suo contributo realizzativo (16 punti) e porta avanti i progressi dal tiro da tre (dal 29,2% con Memphis al 39,4%), Pop potrebbe aver trovato un’altra opzione offensiva.

Patty Mills 7: non nascondo di avere un debole per questo giocatore. Credo che finalmente sia riuscito a dimostrare il proprio valore, nonostante sia fondamentale per dettare il ritmo di gioco della second unit di San Antonio: dopo l’infortunio di Parker ha giocato una brutta gara 3 (15 punti, ma 4/14 dal campo e 2/10 da tre punti), ma da quando è diventato titolare ha messo a posto la mira (51,5% dal campo, 9/23 da tre ) e si è caricato di nuove responsabilità. Ottimo in difesa anche lui sugli esterni di Houston, ha anche raddoppiato la sua produzione di assist (da 1.7 a 3.3 a partita).

Manu Ginobili 6: male, tanto male, ma meglio averlo che no. Ancora non ci siamo con le percentuali dal campo: appena il 37,5% dal campo, per non parlare del 20% dall’arco dei tre punti (gara 2,3 e 6 rimane a secco). Non gioca va mai oltre i 20 minuti, ma serve come il pane in quanto a personalità e grinta, soprattutto in difesa, però non riesco a dargli un’insufficienza dopo QUELLA giocata, che ti vale una gara 5 delle semifinali di Conference e ti cambia l’inerzia di una serie.

Pau Gasol 6,5: sbatte sulla ruvida difesa di Capela e soffre quando D’Antoni va piccolo e mette Ariza sulle sue tracce, ma gioca un’ottima gara 3 da 12 punti, 9 rimbalzi e 4 assist (4/8 dal campo) e mette in piedi una prestazione da 10 punti, 11 rimbalzi, 5 assist e 3 stoppate nella decisiva gara 6. In difesa è sempre più un telepass, ma si è reinventato come finto “rim protector” chiudendo con 2 stoppate di media (4 in gara 3).

Jonathon Simmons 7,5: alzi la mano chi si sarebbe aspettato un rendimento COSI’ decisivo ad oggi?!?!  Passa da 10 minuti a più di 20 (23.7) di media e da 3.6 a 13.2 punti, a cui aggiunge 2 rimbalzi e 1.2 rubate a partita. Un’energia devastante dalla panchina, ossigeno puro per la situazione di San Antonio: sempre in doppia cifra per punti segnati tranne in gara 3 (fermo a 7), un alto rendimento in difesa e soprattutto molto efficace ad attaccare il ferro dal palleggio. Che Pop abbia scovato un’altra gemma?

David Lee 6: gioca 29 minuti in gara 1 e da qui in poi il suo minutaggio continuerà a calare. Con gli Spurs costretti al quintetto piccolo è proprio Lee ha restare danneggiato tra i lunghi, ma regala comunque minuti di qualità e di sostanza (3.7 punti e 3.2 rimbalzi in 6 partite, con il 50% al tiro). In difesa si sforza più di quanto riesce ad ottenere, soprattutto quando esce sul perimetro ad inseguire i piccoli, ma si sbatte e prova a nascondere i suoi limiti.

Dejounte Murray 6: viene letteralmente “sbranato vivo” alla prima da titolare in gara 3, ma si rifa con due buone prestazioni in uscita dalla panchina in gara 4 con 8 punti e 3 assist (4/8 al tiro) e in gara 6 con 11 punti, 10 rimbalzi, 5 assist e 2 rubate. Si sono visti sprazzi di talento e un buon controllo del corpo, risultati che fanno ben sperare.

Anderson, Bertans, Dedmon s.v.

Coach Gregg Popovich 8: ha cambiato mille quintetti, ha iniziato con due lunghi, salvo passare a giocare piccolo per poi ritornare con due lunghi. Dosa perfettamente Manu, estrae dal cilindro un giocatore come Simmons e riesce a rimpiazzare a serie in corso un giocatore fondamentale come Parker. Tralasciamo pure che ha tenuto un attacco come quello dei Rockets (secondi in regular season con 115,3 di media, a soli 0.6 dai Warriors) per ben 3 partite su 6 sotto i 100 punti, con una difesa al limite della perfezione. Geniale quanto efficace (solo 7 tiri liberi tentati a partita rispetto ai quasi 15 della serie con i Thunder) il rimedio per difendere su Harden con le braccia alzate. What else?

 

Houston Rockets

James Harden 7: ci sarebbero mille ragionamenti da fare. Il voto non può non essere condizionato secondo me dal pessimo rendimento nell’ultima partita, nel momento decisivo, nel più classico dei “win or go home”: 10 punti, 6 perse e 6 falli, 2/11 dal campo e 2/9 dall’arco. Il Barba ha tirato male anche peggio in gara 2 (3/17 da tre), ma non si discute che sia la star indiscussa di questa squadra, con un rendimento comunque da 24,5 punti e 9.7 assist di media, con partite come gara 3 in cui ha chiuso con 43 punti. Ha sofferto gli adattamenti di Popovich in difesa e nella sua metà campo come sempre non ha proprio eccelso, ma teniamo presente che in questa serie è stato “abbandonato” dalla panchina e comunque ha giocato una stagione incredibile.

Trevor Ariza 7: una serie tutto sommato più che positiva: uno dei giocatori più continui di questa squadra, una garanzia. Mi viene difficile criticare il suo operato su Leonard, perché per tutta la serie prova a mettergli i bastoni tra le ruote e meglio di così onestamente non credo si potesse fare. Due partita oltre i 20 (gara 1 e gara 6), quattro volte in doppia cifra per punti, quasi 6 rimbalzi di media e soprattutto una buona serie dall’arco (44,4%), con un decisivo 5/10 all’esordio. Male in gara 2 però, dove fa fatica al tiro (1/5) e si carica presto di falli, ma resta una garanzia per D’Antoni.

Ryan Anderson 5: forse uno dei peggiori di questi Rockets, nonostante una gara 1 in cui ha segnato le prime tre triple tirando (volutamente) da 8/9 metri. Cala improvvisamente dopo un’ottima gara 2 (7/9 dal campo e 4/5 dalla distanza), dove segna 2 in 29 minuti, venendo malamente panchinato. In difesa, nonostante i suoi limiti, è riuscito a fare peggio di quanto ci si aspettasse e questo lo ha pagato in termini di minutaggio, senza dimenticare la prestazione da 0/6 dal campo in 25 minuti nell’ultima sfida.

Patrick Beverley 6,5: il giocatore più fastidioso della Lega a mani BASSISSIME. Resta però uno dei migliori difensori tra gli esterni della nba e se come in gara 5 tira fuori un ventello (5/7 da tre), possiamo tranquillamente dire che ha ampiamente raggiunto la sufficienza. Una serie molto difficile a livello personale, considerata la morte del padre, ma sul campo ha sempre portato tensione (positiva) e personalità.

Clint Capela 7: ha tenuto in piedi praticamente da solo un intero reparto lunghi contro gli Spurs. Devastante sotto canestro, incontenibile a rimbalzo per Lee, Aldridge e Gasol (10.3 di media): in doppia doppia sempre tranne in gara 3 e in gara 4 (dove però si ferma a quota 9), ad inizio serie ha perfino avuto un ruolo importantissimo nell’attacco di Houston, incrementando di conseguenza i suoi numeri (da appena 7 punti di media a più di 13), con una gara 1 da manuale (20 punti e 15 rimbalzi) e il 55,7% al tiro.

Eric Gordon 5: ci si aspettava qualcosa di più dal più credibile candidato al premio di Sixth Man of the Year. Nelle prime due partite porta a termine il compitino e chiude in doppia cifra per punti, tirando 6/15 da tre e con il 50% dal campo, ma poi si blocca e dopo l’ottima prestazione nella vittoria in gara 4 da 22 punti e 8/13 dal campo calano improvvisamente le percentuali (4/13 e 2/9 accompagnati da un pessimo 3/13 dall’arco). Il suo ruolo era abbastanza fondamentali per i Rockets, che hanno pagato il suo improvviso calo.

Lou Williams 4: pessima serie per lui, decisivo come Gordon dalla panchina per questi Rockets nel corso della regula season, ma più dannoso che utile nel corso di queste settimane. Appena 7.3 punti di media dopo i quasi 19 contro i Thunder, con terribili percentuali da tre (3/17) e appena il 35,3% dal campo. Peccato perché aveva incominciato bene in gara 1 con 13 punti e 3 rimbalzi, tirando con il 50% e dando la possibilità ad Harden di poter riposare qualche minuto, ma poi ha perso molto minutaggio (appena 11 minuti in gara 3) e non è più rientrato mentalmente nella serie.

Nené 5,5: non facile il suo ruolo di sostituto di Capela, ma nonostante una gara 3 da 1 punto (0/5), aveva cominciato bene con due prestazioni da 7+5 e 10 punti. Peccato si sia poi infortunato, perché i Rockets hanno perso una giocatore più che valido dalla panchina, che nel reparto lunghi poteva essere molto utile a D’Antoni.

Dekker, Brown, Herrel s.v.

Coach D’Antoni 5: tradito dalla sua second unit al termine della serie, bisogna sempre tenere conto che i San Antonio Spurs sono una delle principali contender della nba. Non mi è piaciuto il fatto che non sia riuscito a trovare delle alternative in difesa e senza considerare che hanno vinto si due partite, ma due gare senza storia già da inizio partita, mentre nelle altre quattro hanno fatto molta fatica. Per quanto riguarda gara 6 bisogna dire che con la tua star che gioca così male, non so quante colpe puoi avere, ma con gli Spurs senza Parker e soprattutto Kawhi si doveva fare meglio.

Giovanni Aiello

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