Toni Kukoč: la leggenda dell’airone

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Il primo airone della nostra storia sta volando in cielo. Il suo piumaggio è rovinato, sporco e impolverato per via della battaglia che ha appena combattuto. L’ennesima piuma lascia il corpo del bianco volatile . Il becco è rivolto alle nuvole, il battito d’ali è fiero. Dietro di sé una copiosa scia di sangue, dietro di sé lacrime e dolore. Il nostro airone è un condottiero che ha sacrificato tutto quello che aveva per il suo popolo,  rinunciando alle gioie terrene per la gloria eterna.

28 Giugno 1993. Chicago.

Il secondo airone della nostra storia si è appena posato sulla terra ferma. Davanti ai suoi occhi una città in preda allo scoramento. Il leader della città del vento sembra aver smarrito la voglia di vivere. Lo United Center è alla ricerca di una figura che possa dare conforto, una guida a cui affidare le proprie gioie ed i propri dolori.Il nostro airone viene da Spalato con un macigno sulle spalle, un peso con cui è difficile volare. Tutti a Chicago guardano indietro, rimpiangendo il grande condottiero nero. Nessuno è interessato al bellissimo volatile bianco.

27 Giugno 1389. Piana dei Merli.

L’ esercito dell’Alleanza Balcanica contro l’esercito Ottomano in una storica battaglia combattuta in quella Piana dei Merli che corrisponde al Kosovo dei giorni nostri. L’alleanza cristiana, composta dalle forze militari di Serbia e Bosnia, è costretta a respingere l’avanzata dell’impero Ottomano guidato dal sultano Murad I. Gli Ottomani sono il doppio in numero ma la tenacia della popolazione Serba è nota in ogni parte del globoLazar Hrebeljanović è il principe della Serbia Moravica nonché comandante assoluto dell’Alleanza Balcanica. Tenacia e nazionalismo saranno il filo comune che condurrà i Serbi alla vittoria.

1 Luglio 1993. Chicago.

Quando Toni Kukoč varca la porta d’ingresso del palazzetto di allenamento dei Chicago Bulls sa benissimo che Jordan non ci sarà. L’airone di Spalato è consapevole che far dimenticare le prestazioni del giocatore più forte di sempre è pressoché impossibile. Non ha scelta. Partirà in quintetto e qualsiasi persona stia vedendo la partita sarà pronta a puntare il dito su ogni singolo canestro. La personalità del giovane croato prende piede all’interno dello spogliatoio fino ad intaccare la leadership di Scottie Pippen. Nella notte di Natale Phil Jackson assegna l’ultimo tiro a Kukoč e Pippen si rifiuta di rientrare in campo. La tripla andrà a bersaglio. I Bulls gli appartengono.

27 Giugno 1389. Piana dei Merli.

Leggenda vuole che l’arcangelo Michele venne a parlare a Lazar in sogno mettendolo davanti ad una scelta: la vittoria materiale o quella spirituale. Il condottiero optò per la seconda decidendo perciò di perdere la battaglia. Fu una sconfitta drammatica e sanguinosa, ma, da quel giorno, il popolo serbo si strinse indissolubilmente intorno al proprio condottiero ed alla propria Nazione. Perse la vita Lazar. Rinunciò alla vittoria solo per garantire al popolo Serbo un futuro luminoso costituito dalla benevolenza della Chiesa Cattolica. Nessuna popolazione al mondo è tenace come quella Serba, nessuno stato al mondo è così reticente alla sconfitta come i serbi. Tutto nacque quel giorno, dopo quella sconfitta.

1 Marzo 1995. Chicago.

L’airone di Spalato è consapevole che, questa volta, al campo di allenamento Michael Jordan ci sarà. Sa benissimo che i Chicago Bulls torneranno al comandante che verrà eletto per suffragio universale. Non sono più suoi i Bulls, né di Scottie Pippen. La scelta che gli si porrà davanti è molto semplice: luogotenente nei Bulls o comandante in un’altra squadra. Scelse la prima. Dimostrò a tutti che, per vincere, si può sacrificare tantissimo. Anche sé stessi.  Ricoprì il suo ruolo in maniera egregia, segnando venti punti in media a partita. Punti silenziosi, ma che pesarono come macigni sulle vittorie finali. Realizzò sei triple consecutive in una straordinaria partita contro i Lakers nel 1997, di cui la sesta, a pochi secondi dalla fine, in faccia a Shaquille O’ Neal.

 

Alle volte, per vincere, bisogna perdere. Solo la terra bagnata dalle lacrime genera fiori.

Gabriele Manieri
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