Top&Flop della stagione NBA: Warriors e Raptors in cima, Knicks sempre più giù, J-Smoove cambia aria (per fortuna)

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Per gli appassionati NBA il Natale è sempre un giorno molto particolare, aldilà delle feste religiose e familiari. La lega ci offre ogni anno un programma ricco e vario, ma soprattutto il Christmas Day segna la fine della prima parte della stagione NBA e ci proietta verso l’All Star Game e la seconda parte della Regular Season mentre le gerarchie e i reali valori delle squadre iniziano a delinearsi.

classifica

TOP TEAM (S) – Toronto Raptors & Golden State Warriors

Sono a capo delle due conference e, fino ad ora, sono le due squadre che hanno sorpreso di più. I Golden State Warriors grazie ad un roster profondissimo, un grande sistema offensivo interpretato da giocatori di primissimo livello ed una difesa che fino all’infortunio di Andrew Bogut era la migliore in NBA; i Toronto Raptors non sono particolarmente lunghi, non sono particolarmente talentuosi eppure sono li, 22 vinte e 7 perse, primi nella Eastern Conference, terzi nella classifica generale a +2 vittorie su Washington e ben +4 sui Cleveland Cavaliers.

Neanche l’infortunio di DeMar DeRozan che è il miglior realizzatore della squadra ha fermato Kyle Lowry e compagni che però si troveranno davanti un giro di trasferte non semplice nei prossimi giorni e dovranno difendere il primo posto dagli Atlanta Hawks, altrettanto sorprendenti. Il talento non è poco, ma in confronto ad altre squadre (vedi Warriors e Cavs, ma anche Clippers, Rockets e Mavs…) è sicuramente ridotto, eppure sono uno tra i migliori attacchi della lega al pari di Mavericks e Warriors come dimostrano i 111.7 punti ogni 100 possessi (Solo Dirk e compagni fanno meglio) e il 56% di percentuale reale. Merito del gioco organizzato, preciso e costante sul quale Dwayne Casey ha lavorato a lungo e duramente dimostrando che allenamento e fatica spesso riescono a coprire le (leggere) mancanze di talento.

Per quanto riguarda i Warriors c’è molto poco da dire. Steve Kerr ha messo su una vera e propria corazzata, perfetta su entrambi i lati del campo fino all’infortunio di Andrew Bogut, ancora difensiva, in grado di vincere 16 partite di fila. La parte più interessante del tutto è che, ipotizzando una seconda parte di stagione altrettanto positiva ed il primo posto ad Ovest, rischierebbero di aver di fronte al primo turno di PO gli Oklahoma City Thunder, o magari i San Antonio Spurs. Dura la Western Conference, vero?

 

knicksFLOP TEAM – New York Knicks

Alla luce del progetto, del roster e delle spese si giustifica molto più facilmente il record dei Philadelphia 76ers (4-23) incluse le 17 sconfitte di fila che il 5-25 dei New York Knicks. Sono una delle squadre che spende di più da anni e costantemente vengono considerati una “delusione”, solo per il fatto di avere uno come Carmelo Anthony in squadra giustificare 5 vittorie in 30 partite non è possibile. Ma i risultati in campo non sono preoccupanti quanto quello che circonda la squadra: l’arrivo di Jackson e Fisher aveva portato un po di ottimismo, immediatamente svanito, il triangolo è stato criticato da più parti e i suoi frutti non si sono ancora visti. Poi c’è la situazione di Andrea Bargnani, costantemente ai box con un contratto da oltre 10 milioni a stagione (scadrà in estate) e quella di JR Smith che era stato riconfermato due anni fa dopo una buona stagione da sesto uomo ma che nelle ultime due stagioni ha mostrato quasi esclusivamente il suo lato negativo. Ma non è tutto, vi siete dimenticati di Stoudemire e del suo contratto?

Ancora una volta i tifosi sono costretti ad attendere il prossimo anno, ma il tempo stringe, tante stagioni negative nella grande mela non possono essere accettate. Con la speranza di rimpiazzare Bargnani e Stoudemire con lunghi di primo livello (Monroe o M.Gasol), di liberarsi di gente che col triangolo centra ben poco e di costruire per la prossima stagione un sistema quanto meno affidabile, auguriamo ai Knicks e ai loro fans un 2015 migliore del 2014.

 

 TOP PLAYER (S) – James Harden & Stephen Curry

Per quanto rigurarda il discorso MVP vi consigliamo di leggere e seguire l’ “MVP Ladder” che ogni mese vi aggiorna sulla corsa al trofeo stagionale più ambito (CLICCA QUI). Ad oggi, James Harden e Stephen Curry sono in vantaggio sui vari Marc Gasol, Anthony Davis, DeMarcus Cousins, LeBron James, ma alla fine conterà tanto il record delle rispettive squadre.

James Harden sta trainando i Rockets e lo ha fatto anche nel lungo periodo in cui Dwight Howard è stato costretto ai box, con ottimi risultati. Le sue cifre sono “LeBroniane”, 27 punti, 7 rimbalzi, 6.2 assist, 2 palle rubate e 1 stoppata di media, e rispecchiano evidentemente il reale valore del giocatore che in attacco è difficilmente arrestabile, in difesa è migliorato notevolmente, soprattutto dal punto di vista dell’atteggiamento e del linguaggio del corpo.

I numeri di Stephen Curry sono altrettanto spaventosi, soprattutto se consideriamo che Steve Kerr ha ridotto il suo minutaggio (gioca 33 minuti di media, per una All Star della sua età è molto poco, Harden ne gioca quasi 38), ma la squadra non ne risente grazie all’abbondanza di talento e all’ottimo contributo di Shaun Livingston e le altre guardie. Mettendo da parte i “soliti” 23.4 punti, 5 rimbalzi, 7.7 assist, 2 rubate e le percentuali fantascientifiche per uno che prende determinati tiri, vediamo che i numeri più sorprendenti sono quelli difensivi. Se i Golden State Warriors sono stati la miglior difesa NBA fino a pochi giorni fa è merito di Andrew Bogut e Steve Kerr, ma anche di Stephen Curry considerato sempre l’anello debole della difesa. Con Curry in campo la squadra concede 94 punti ogni 100 possessi, con Curry seduto 97. Non solo non è dannoso in difesa, ma la grande novità è che con lui in campo si difende meglio! Niente male per essere uno che probabilmente non arriva al metro e 90, con un atletismo “normale” e una muscolatura tutt’altro che accentuata. Ah, ma non si diceva che avesse la caviglie di cristallo non più tardi di due anni fa?

 FLOP PLAYER – Josh Smithsmoove

Ero un suo grandissimo fans ai tempi degli Atlanta Hawks, quando non fu convocato ingiustamente all’ All Star Game, quando volava sopra i ferri ed era un giocatore in grado di far tutto su un campo di basket. Poi è andato a Detroit, ha trovato una situazione difficile, non ha fatto nulla per migliorarla se non tirare sempre e comunque e alla fine… è stato tagliato! In anni recenti non ricordo nessun caso simile,  offrire 13.5 milioni all’anno ad un giocatore e puntarci il futuro per poi tagliarlo dopo poco più di un anno è un esempio lampante di ciò che J-Smoove è stato in quel di Detroit: deleterio. Se ci affidassimo solo alle statistiche “standard”, il suo valore non sembra essere così basso, parliamo comunque di un giocatore che con tutte queste difficoltà ha fatto registrare 13 punti di media, 7.2 rimbalzi, 4.7 assist, 1.3 rubate e 1.7 stoppate, anche se le percentuali di tiro sono le peggiori della lega. Emblema del suo carattere e del fatto che non abbia mosso un dito per migliorare la squadra sono le 3.4 triple tentate per ogni gara della scorsa stagione, più di buona parte dei grandi tiratori di questa lega. Il dato della stagione attuale è molto più basso, ma guardandolo giocare si nota fin troppo facilmente come la maggior parte delle volte sembri disinteressato e si accontenti del semplice long-two che, anche in questo caso, viene realizzato con percentuali molto basse.

A Josh Smith auguriamo un 2015 diverso dal 2014, con un ruolo da protagonista in una squadra dal futuro brillante o da comprimario in una squadra da titolo. Nelle ultime ore sembra ormai ufficiale il suo approdo a Houston, ma di certo non c’è ancora nulla anche se i Rockets starebbero cercando di liberare spazio salariale e avrebbero già un accordo verbale con il giocatore. Non dimentichiamo che prima di conoscere Detroit che è stata letteralmente una gabbia per matti in queste ultime due stagioni era un giocatori di primissimo livello NBA, da suo ammiratore, spero che ritornino quei tempi e, se come sembra, andrà a Houston, vari elementi fanno pensare che possa tornare ad essere un giocatore decisivo, vedi amicizia con DH12 e il divieto di prendere long two imposto da McHale. 

 

Luca Diamante

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