Verso Varese-Cantù, le parole di Caja e Sodini prima del derby

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OPENJOBMETIS VARESE: ATTILIO CAJA

“Se ripenso al derby tra Varese e Cantù mi vengono in mente due immagini relative alla gara di ritorno dello scorso anno: la partenza verso il palazzetto di Desio, accompagnata dalla presenza di tantissimi tifosi che ci avevano dato una grande carica, e il ritorno a Varese dove gli stessi tifosi ci avevano accolto come degli eroi. Dal punto di vista emotivo quella partita era stata il top della passata stagione, ecco perché ho chiesto ai “superstiti” dello scorso anno, Ferrero, Avramovic e Pelle, di trasmettere ai nuovi compagni quelle sensazioni che avevamo avuto in occasione di quel match perché chi non è consapevole dell’atmosfera che si crea in partite come questa non ha idea di cosa aspettarsi. Dobbiamo giocare con ferocia e determinazione, in attacco, in difesa e a rimbalzo. Dopo le prime due sconfitte vogliamo e dobbiamo fare il possibile per ottenere il primo successo. Quale occasione migliore di questa? Cantù è una squadra che ha tanto talento in molti dei suoi giocatori; dovremo limitare le loro bocche di fuoco dal perimetro, in particolare Smith, Culpepper e Cournooh, ma anche il loro reparto lunghi composto da Crosariol, giocatore che si è reso protagonista di una grande stagione lo scorso anno con la maglia di Pistoia, e Burns, migliorato tantissimo anche dopo l’esperienza agli Europei con la maglia dell’Italia. Dalla partita contro Milano spero di tenere l’atteggiamento e la faccia tosta: non abbiamo mai fatto un passo indietro credendoci fino al 40′ limitando e rientrando ogni volta dopo i loro strappi. Pressione? C’è la rivalità legata al derby, questo è sicuro, ma, almeno personalmente, la pressione ce l’ho da inizio stagione perché so perfettamente quale sia il nostro obiettivo. Non posso rispondere per i miei giocatori perché non li conosco ancora bene. Reagiranno in maniera diversa rispetto a quella che è la loro storia personale e al percorso che hanno intrapreso per arrivare fino a qui”.

RED OCTOBER CANTU’: MARCO SODINI

Noi dobbiamo sapere che giocheremo contro una squadra ricca di ferocia e determinazione, come ha chiesto loro Attilio Caja. Varese parte avvantaggiata dal punto di vista del coach perché Caja ha un’esperienza di quasi cinquecento partite, mentre io ho solo un match da head coach nel curriculum. Però, tolto questo aspetto, anch’io voglio una squadra che giochi con ferocia e determinazione, almeno quanto Varese, se non di più, perché, secondo me, se giochiamo a parità di ritmo, forse noi abbiamo un po’ di talento in più. Detto ciò non dobbiamo dimenticare che contro Venezia e Milano sono stati consistenti e con i veneti non se la sono giocata fino alla fine solo per colpa di non ottime percentuali al tiro. 
Lunedì non basteranno i 25 minuti d’intensità mostrati contro Cremona, che oltretutto è una squadra che lascia giocare gli avversari, cosa che Varese non fa, ma ne serviranno 40, distribuendo le energie tra attacco e difesa, cercando di bilanciare nel migliore dei modi le forze.
Dal punto di vista difensivo non sarà necessario solamente avere energia – che è una cosa che do per scontata – ma dovremo anche fare meno errori rispetto alle prime due partite di campionato. Vogliamo portarli in mondo d’incertezza. Sono fiducioso per il derby perché durante la settimana i ragazzi hanno dato più del 200%, se qualcosa lunedì non andrà come deve andare, è solo colpa mia e certamente non loro!”.

“Io voglio” – ha aggiunto Sodini – “riportare i miei ragazzi ad essere bambini, a quando a 5-6 anni facevano i primi tiri a canestro ed immaginavano un giorno di poter giocare di fronte a 5000 persone. Beh, ora ci sono riusciti, oggi giocano di fronte a 5000 persone, e perciò voglio che tornino a rivivere le stesse emozioni che provavano da bambini. La componente emozionale è troppo importante per essere tralasciata in partite come queste”.

“È vero che lunedì ci saranno solamente 80 tifosi, però è anche vero che ogni canturino tifa per 100; quindi, se i calcoli non sono sbagliato, 80 per 100 fa 800, e quegli 80 li voglio sentire finché non perderanno la voce. Non mi interessa quanti saranno gli altri, 7 10 o 20mila, a me interessa sentire la voce di quegli 80: faremo come alle Termopoli, ci arroccheremo e li faremo fuori uno ad uno!”.

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