A 2 giorni dall’importante match contro la Vanoli Cremona dei cugini Diener, di Darius Johnson Odom e Meo Sacchetti, Basketuniverso ha intervistato in esclusiva Stefano Sardara, presidente della Dinamo Banco di Sardegna Sassari. Alla guida della compagine sassarese dal 2011, Sardara ha portato la Dinamo sulla cartina europea, oltre che alla vittoria di uno scudetto, due Coppa Italia e una Supercoppa Italiana.
Com’è andata l’esperienza in Qatar? Un bilancio generale sui Sardinia Days.
E’ andata molto bene, ma è stato abbastanza complesso organizzarla perché è un mondo molto particolare che si muove coi piedi di piombo. Mentalmente sono molto simili ai sardi, per cui prima di portarsi qualcuno a casa lo vogliono conoscere, verificare, analizzare per bene. Alla fine siamo stati accolti veramente bene e questo è l’inizio di un percorso, perché noi possiamo dare a loro del know-how nel nostro campo e allo stesso tempo loro hanno dei mezzi per poter sviluppare il nostro brand. Credo che sia solo l’inizio che ci ha dato grande soddisfazione per come è avvenuto, per l’ospitalità che ci è stata riservata e per le relazioni che abbiamo creato e rafforzato perché qualcuna esisteva già da prima. E’ un mondo che ci interessa molto e crediamo che sia una cosa reciproca.
Quest’estate c’è stata la fondazione della Dinamo Academy. Cosa ne pensa di questi primi mesi? C’è qualche giocatore che pensa di portare a Sassari in futuro?
E’ un laboratorio che sta funzionando molto bene. Siamo molto contenti del progetto tecnico, anche se ovviamente sapevamo che non sarebbe stato facile il primo anno perché economicamente è una start-up, perché non aveva tifosi ed era tutto nuovo. Dal punto di vista tecnico siamo molto contenti perché coach Paolini sta svolgendo un’attività che non è fine al risultato, ma alla preparazione dei giocatori affinché assumano un ruolo importante anche nella categoria superiore. Faccio un esempio: Michele Ebeling in qualsiasi giovanile o in qualsiasi campionato di livello inferiore, può giocare da 4 o da 5 per la sua altezza, ma in realtà noi vogliamo trasformarlo in un 3. Questo serve per dare un’idea di un passaggio che ho colto nell’analisi tecnica perché non me ne occupo io di queste cose, ma era per spiegare il concetto. Giocatori come Bucarelli e Rullo credo che abbiano già dimostrato di poterci stare alla grande in Serie A; da Tatu (Ebeling), invece, ci aspettiamo molto, ma ancora è presto e deve fare tutto il percorso. E’ al primo anno in A2, ma siamo assolutamente contenti.
Mercoledì una vittoria convincente in Europe Cup. Nel corso della settimana, insieme a Venezia e Avellino, siete stati inseriti tra i tre favoriti della competizione. La Dinamo Sassari punta a vincere la coppa?
C’è il sentimento diffuso che sia una coppa di basso livello ed evidentemente è poco conosciuta. All’interno ci sono squadre di buon livello e Le Portel nella sfida di mercoledì l’ha dimostrato. Qualcuno può avere deficienze tecniche, qualche altro eccellenze fisiche, ma non sono passeggiate.
L’eliminazione dalla Champions League è stata indubbiamente amara perché quest’anno qualche partita l’abbiamo sbagliata, non c’è dubbio, ma abbiamo pagato un dazio molto più caro di quello che riguardano demeriti e fattori che non sempre hanno interessato il gioco della squadra. Questo ci è dispiaciuto parecchio e ci farà riflettere molto attorno alla competizione, così com’è organizzata. L’Europe Cup è sicuramente secondaria rispetto alla Champions League non c’è dubbio, ma ugualmente competitiva. Noi puntiamo sempre ad arrivare in fondo e l’abbiamo fatto anche quando abbiamo giocato l’Eurolega pur consci di non avere i mezzi. Dev’essere un approccio mentale, vedremo il percorso che faremo, ma mercoledì dopo un inizio un po’ timoroso, abbiamo trovato la giusta quadratura e se la squadra gioca così possiamo veramente arrivare in fondo.
Eliminazione dalla Champions League e mancata qualificazione alla Coppa Italia. I primi mesi di questa stagione si possono definire fallimentari? Anche se la stagione è lunga e il campionato di Trento lo scorso anno insegna…
Si possono fare bilanci settimanali, mensili, trimestrali, semestrali e annuali. Io credo che giudicare una stagione a metà è come giudicare una partita all’intervallo e non ha molto senso. Certo, i risultati di oggi, inutile nascondersi, non sono quelli che ci aspettavamo. Volevamo giocare la Coppa Italia e abbiamo scoperto che i nostri alti e bassi ci hanno fatto pagare dazio, dato che era uno dei nostri obiettivi stagionali e non l’abbiamo raggiunto. Questo vuol dire che dobbiamo renderci conto che il campionato italiano è cambiato. Lo scorso anno con gli stessi punti siamo entrati alle Final Eight e questo significa che il livello del campionato italiano si è alzato. Stesso discorso vale per la Champions League, dove abbiamo fatto gli stessi punti dell’anno scorso (14 ndr), ma non abbiamo superato il turno, per mezzo canestro, dato che la differenza canestri con Murcia era di 1. Che vogliamo farci? Lo scorso anno in questo periodo avevamo raggiunto la finale di Coppa Italia, avevamo ottenuto il passaggio del turno in Champions League e se ci fossimo sentiti in questo periodo avremmo detto che sicuramente era positiva. Ai playoff invece siamo stati eliminati al primo turno e siamo rimasti un po’ con l’amaro in bocca.
Lo sport alla fine è questo: si vince e si perde e bisogna cercare gli errori che si sono commessi e cercare di far sì che non vengano ricommessi. Quest’anno va detto però che è un po’ complesso perché abbiamo avuto tante cose: in primis c’è da mettere i demeriti, le scelte sbagliate della società, dell’allenatore e dei giocatori perché sono i primi attori ed è giusto che siano i primi a prendersi le responsabilità, però devo anche riconoscere che tra gli infortuni di Bamforth, Hatcher, Stipcevic, Devecchi e chi più ne ha più ne metta, non siamo sempre stati al completo.
Marco Spissu è probabilmente la sorpresa di questa stagione. Lei lo ha sempre sostenuto e ha sempre creduto fortemente in lui, ma pensava avrebbe potuto incidere già così tanto al suo primo anno in Serie A?
Spissu ha fatto una cosa importante: quello di dimostrare di poter stare in Serie A. Arrivava dall’A2 e non era sicuramente scontato. Marco è un ragazzo che si sta formando e che quindi non può conoscere limiti e può e deve fare molto di più, soprattutto colmare quelle caratteristiche nelle quali vacilla: vedi la chiave difensiva che è ancora un po’ un problema per il ragazzo. Tra partite in casa e match in trasferta ha anche una differenza di rendimento che un giocatore di un certo livello non si può permettere. Detto questo, siamo molto felici di come Spissu ha iniziato la stagione, siamo convinti che possa chiuderla in crescendo perché l’ha dimostrato anche nella partita contro Le Portel. Marco è un indigeno come noi (ride) ed è per quello che dobbiamo essere ancora più cauti ed evitare di pensare che siamo già arrivati, in realtà siamo all’inizio e Marco deve ancora fare tanto.
Lo dicevo in questo senso qua.
Oltre che da Spissu, un’altra piacevole sorpresa arriva da Jonathan Tavernari.
Jonathan è un giocatore che ha delle caratteristiche tali che se lo usi da specialista sa spaccare le partite e l’ha dimostrato. E’ un giocatore dall’altissimo valore strutturale, un uomo spogliatoio pazzesco, tant’è che gli abbiamo rinnovato il contratto proprio per questi motivi qua. E’ un giocatore che probabilmente all’inizio poteva giocare di più, questo è vero, ma va detto che in quel periodo stavamo facendo entrare nei meccanismi Polonara, che è un giocatore che ha bisogno di giocare tanto per prendere il ritmo. Col senno di poi si può dire che forse si poteva fare qualcosa di diverso, ma la scelta iniziale era corretta.
Nella giornata di ieri (8 marzo ndr), la LegaBasket ha inviato una nota a tutte le società ufficializzando il 5+5 e il 6+6. La Dinamo ha rinnovato già vari giocatori per la prossima stagione, questa nuova regola cambia i vostri piani?
No, perché noi siamo quelli che nel Gran Premio hanno cambiato prima le gomme. In A2 abbiamo già costruito il bacino che ci serve per arrivare ai 6 italiani di livello. Jonathan Tavernari è comunque considerato italiano perché è un passaportato ex norma; ci sono Devecchi, Spissu, Polonara e due li hai comunque in casa. Non ci cambia nulla. La riflessione andrà fatta sul tesserarne 12 e metterne sotto contratto 13, aggiungendo uno straniero da utilizzare nelle Coppe. Il roster dovremo farlo di 14 giocatori, con un italiano in più, che sarà verosimilmente un ragazzo delle giovanili. Dipenderà anche dalle Coppe che giocheremo, perché non è uguale dappertutto. Pensavo anche all’idea di avere uno straniero in più perché si passa da 7 a 6 stranieri e quindi a livello europeo la competitività cambia. Se in Italia le squadre si equivarranno le une con le altre, in coppa, se dovessimo giocarla, invece sarà diverso.
Se vi capitasse l’opportunità di tornare alle competizioni Uleb, accetterete o continuerete a giocare nelle coppe FIBA?
Non abbiamo nessun tipo di preclusione, noi vogliamo giocare le Coppe più competitive per le gambe che abbiamo, perché l’Eurolega non è una coppa che possiamo giocare, almeno per un po’ di tempo. E’ stato bello averla provata, ma è servito anche per renderci conto del lavoro che abbiamo da fare almeno per competere e non fare la comparsa. Assolutamente sì, l’Eurocup è una competizione di altissimo livello e tutte le squadre ambiscono a giocarci.
Lei ha messo Sassari sulla cartina del basket europeo. Ora però, soprattutto dopo lo Scudetto, la piazza le chiede di vincere con continiita e alle prime difficoltà ci sono sempre eccessivi mugugni, che lei ha più volte criticato. Non crede che il pubblico sassarese si sia imborghesito e abbia dimenticato dove si trovava la Dinamo soltanto una decina di anni fa?
Io penso che quello che è avvenuto sia un percorso umano e quando ci sono i grandi risultati la testa vada sempre verso là. Noi le grandi cose le abbiamo fatte perché tutti remavano nella direzione giusta: società, giocatori, staff, tifosi, sponsor e istituzioni. Penso che l’unico modo per ritentarle sia solo quello. Non biasimo chi pensa che si debba sempre vincere, perché fa comunque parte del meccanismo umano ed è normale. Noi non siamo una piazza milionaria che si può permettere di vincere sempre. Tutto il mondo è paese e avviene dappertutto. L’unica cosa che credo che ci abbia sempre contraddistinto e che ha sempre funzionato è che quando tutti remano in quella direzione noi siamo più forti degli altri.
Per non citare solo gli anni in cui abbiamo vinto, basti pensare nel 2013, una squadra che aveva dei budget inferiori a quelli di altri, che ha giocato fino a gara 7 con Cantù, nel primo anno dei playoff a 7 partite, altrimenti al meglio delle 5 avremmo passato il turno. In quella stagione si sono create le condizioni per fare bene.
Quando inizieranno i lavori per l’ampliamento del Palazzetto? E per quando è prevista la fine dei lavori?
Termineranno per forza entro il 2019, perchè altrimenti il Comune perderebbe i fondi. Si può arrivare al massimo fino a gennaio 2020, non molto oltre la fine del 2019. Per la data di inizio c’è da dire che quando di mezzo ci sono i soldi pubblici, giustamente, i tempi si dilatano un po’. Il processo di aggiudicazione della progettazione è a buon punto e mi auguro che già da quest’estate si inizi già a dare il via ai lavori.
Nel 2016 avevate ritirato la numero “12” di Travsi Diener, che tornerà per la prima volta da avversario al PalaSerradimigni. Per la partita di domenica è prevista qualche celebrazione particolare per il giocatore di Cremona?
E’ previsto un F24 coi quali dovrà restituire i costi del ritiro della maglia (ride). Scherzi a parte, siamo felici del ritorno di Travis e di questa sua nuova avventura. E’ un ragazzo d’oro, così come lo è Drake. Hanno segnato un pezzo importante della storia della Dinamo, così come lo ha fatto Meo e riaverli qua ci fa piacere. Non ci dispiace neanche vedere DJO, che ha avuto un percorso più corto da noi, ma è comunque un ottimo ragazzo. Sarà come vedere la Dinamo nuova e la Dinamo vecchia. Giocarci contro non è una cosa quotidiana, perché sono persone con le quali abbiamo condiviso emozioni, confidenze e quant’altro e vederli da avversari sarà strano. L’abbiamo già vissuto con Drake in gara 7 in finale scudetto. E’ difficile tifarci contro, ma il nostro obiettivo è portare la Dinamo a vincere.
Ottenere un successo domenica è fondamentale, a questo giro passa relativamente in secondo piano gestire le emozioni per gli amici che rivedi, perché è talmente importante in chiave playoff che le motivazioni sono ben altre.
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