26 Marzo 1979: Larry contro Magic

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Magic con la maglia degli Spartans.
Magic con la maglia degli Spartans.

Il torneo NCAA 1978 è appena terminato con la vittoria di Kentucky, in finale su Duke, ma tutti gli Stati Uniti, sportivamente parlando, si pongono la stessa domanda: Il numero 33 di Michigan State si dichiarerà per il prossimo draft NBA? Passano pochi giorni ed è il diretto interessato a togliere ogni dubbio: “No, non mi dichiarerò al draft, questa è stata la mia prima stagione e siamo arrivati ad un passo dalle Final Four, voglio vincere il titolo con la maglia degli Spartans”; la risposta è convinta e decisa, da vero leader, quale ho mostrato di essere in campo quel giovane freshman di Michigan State che ha fatto vedere cose che nessuno aveva mai visto prima nel mondo del college basket, il suo nome?  “Magic”, Earvin “Magic” Johnson.
In quella lunga estate che precede la stagione 1978/79 c’è un altro ragazzo che è convinto di poter vincere il titolo NCAA, ha un paio di anni in più di Magic ed è cresciuto a French Lick, un posto sperduto nelle campagne dell’Indiana ed ha anche avuto la possibilità di giocare per University of Indiana, il college per cui tutti i ragazzi che nascono nello stato dove il basket è quasi una religione sognano di giocare fin da piccoli, ma dopo un paio di mesi ha deciso di andarsene, troppo caotica la vita di Bloomington per uno come lui; tornato a French Lick si è però reso conto molto presto che senza basket non riusciva proprio a starci e decide così di andare a giocare ad Indiana State, piccola università con sede a Terre Haute, che fino a sei anni prima giocava in Division II;  il ragazzo riesce nell’impresa di portare questo sperduto college sulle mappe della pallacanestro universitaria ed è così che, grazie a Larry Joe Bird, tutti ormai conoscono gli Indiana State Sycamores.

Larry in azione con i Sycamores.
Larry in azione con i Sycamores.

Il percorso che invece ha portato Magic a vestire la maglia degli Spartans è molto diverso: nato a Lansing, cinque minuti dal campus dell’università, fin da piccolo è stato un predestinato e le partite del suo liceo, la Everett High School, attiravano osservatori e semplici curiosi in tutte le palestre sparse per lo stato del Michigan, tutti desiderosi di vedere in azione “l’uomo magico”, che nell’ultimo anno da liceale porta la scuola al titolo statale. Al momento di decidere per quale università giocare Magic ha l’imbarazzo della scelta ma lui non ha dubbi: “l’unica divisa che ho sempre voluto indossare, fin da bambino, è quella degli Spartans”, Magic vuole portare il titolo, per la prima volta nella storia, ad East Lansing, giocando per la squadra che andava a vedere da bambino insieme a papà Earvin sr. Un altro motivo che lo porta a scegliere Michigan State sta seduto in panchina e si chiama Jud Heathcote, il coach degli Spartans, che assicura a Magic il posto da play-maker; l’allenatore capisce immediatamente che ha tra le mani un tipo di giocatore mai visto prima, in grado di giocare in almeno 4 ruoli diversi, Magic è l’anticipazione del basket moderno, un ragazzo di 20 anni che fa delle cose che gli altri non s’immaginano neanche.Dopo l’anno da freshman tutta l’America sa che per Magic e Larry quella che verrà sarà la stagione della consacrazione e tutti sognano di vedere una sfida tra i due, magari in finale; prima però al torneo bisogna arrivarci e la stagione per Indiana State e Larry Bird inizia con una sfida tanto affascinante quanto proibitiva: all’Hulman Center, casa dei Sycamores, arriva, per una sfida amichevole, l’Unione Sovietica, che stava disputatando una tourneè negli States dopo essere arrivata seconda al Mondiale. Con ogni probabilità i sovietici, arrivati nel palazzetto della piccola Terre Haute, pensavano di disputare una tranquilla partita contro una squadra di perfetti sconosciuti tanto che, come dichiarerà a fine gara l’allenatore Alexander Gomelsky, non sapevano chi fosse Larry Bird, figurarsi gli altri; le cose non vanno come sperato per l’URSS che oltre a dover fronteggiare un clima a dir poco ostile (fattore che poteva essere preventivato) devono far fronte al ragazzone biondo in maglia biancoazzurra (fattore non messo in conto dai sovietici) che infligge, con una prestazione da 32 punti e 13 rimbalzi, all’Unione Sovietica una delle più imbarazzanti sconfitte della sua storia, 81-77 il risultato finale. Le facce dei giocatori dell’Armata Rossa a fine gara la dicono lunga sul peso della sconfitta patita, quasi distrutti dopo aver subito una lezione di basket da un americano, in casa del nemico. Dopo questa vittoria la stagione proseguirà senza troppi problemi per i Sycamores che, dopo aver vinto la modesta Missouri Valley Conference, si presenteranno al torneo 29-0.
La stagione inzia invece in maniera più complicata per Magic e i suoi Spartans che a metà Gennaio si ritrovano 4-4 nelle gare di conference e devono affrontare in casa Ohio State, ancora imbattuta, a complicare ancora di più le cose arriva un infortunio alla caviglia di Magic, costretto a ritornare negli spogliatoi, ma come fece Willis Reed qualche anno prima e come farà Mateen Cleaves un po di anni dopo (con la stessa maglia) Earvin ritorna dolorante in campo mandando in delirio la Jenison Fieldhouse e portando Michigan State ad un successo che si rivelerà la vera svolta della stagione: gli Spartans vincono 9 delle ultime 10 partite e ottengono il titolo della Big Ten.

Fuori dal campo i due erano grandi amici.
Fuori dal campo i due erano grandi amici.

Tutti vogliono ora vedere la sfida tra Magic e Larry al torneo, sfida che in base alla composizione del tabellone può verificarsi solo in finale, con Michigan State n.2 nel Mideast Regional e Indiana State n.1 nel Midwest. Probabilmente ci sono anche squadre più forti di Spartans e Sycamores: la North Carolina di coach Dean Smith, Notre Dame, che può schierare in campo l’indimenticato Orlando Woolridge e il bad boy Bill Laimbeer, ma Magic e Larry sono davvero troppo forti, due giocatori nettamente superiori, sono, come li definirà l’allenatore di Virginia Tech, sconfitto da Indiana State nel primo turno “due giganti che giocano in un mondo di nani”. La sfida da tutti attesa sembra potersi realizzare: Michigan State ha la meglio su Lamar, Lousiana State e Notre Dame, mentre i Sycamores, oltre a Virginia Tech, si sbarazzano di Oklahoma e Arkansas, entrambe le squadre sono alle Final Four; l’attesa mediatica che in quel mese di Marzo si è creata attorno alle due squadre è qualcosa di difficile da spiegare, gli States sono letteralmente impazziti per Larry e Magic. E’ difficile stabilire un momento in cui “nasce” definitavente la March Madness, la follia di Marzo, quel periodo dell’anno che porta gli Stati Uniti ad un interesse incredibile nei confronti del college basket, ma probabilmente il momento della consacrazione definitiva della March Madness è proprio quel mese di Marzo del ’79 in cui una nazione intera non attende altro che vedere la sfida tra i due in finale ed in cui il basket di college, fino ad allora seguito soprattutto lontano dalle grandi città, nelle campagne dell’Indiana e del Kentucky, grazie alla televisione entra nelle case di milioni di americani che improvvisamente scoprono un mondo totalmente nuovo, molto diverso dalla NBA, ma forse ancor più affascinante.
Si arriva così alle Final Four: si gioca a Salt Lake City, allo Special Events Center, palazzo circolare della University of Utah; l’avversario di Michigan State sono i Penn Quackers, squadra rivelazione, che però non entra mai in partita, Magic spiega pallacanestro: 101-67 il finale, a questo punto gli Spartans devono solo aspettare il loro avversario; tutti sperano sia Indiana State, prima però i Sycamores devono superare De Paul, la squadra sembra impaurita, non gioca come al solito ma per fortuna c’è Larry, forse sarebbe corretto dire c’è solo Larry perché Bird porta da solo i suoi in finale: 35 punti, 16 rimbalzi e 9 assist, in una semifinale NCAA, semplicemente di un’altra categoria.

2df158098c2e86f43ecf5c6e4f030c4aLa partita che tutti attendevano è finalmente arrivata, la Domenica in conferenza stampa Larry e Magic scherzano e sembrano tranquilli, ma in realtà sanno perfettamente che la pressione è tutta su di loro, saranno loro due a decidere la partita, degli altri otto in campo non importa a nessuno, è come se non esistessero. Il giorno tanto atteso è ora arrivato, Lunedì 26 Marzo 1979, lo Special Events Center è stracolmo, 15.000 spettatori sulle tribune, e tanti, tantissimi, davanti alla televisione: 36 milioni, mai così tanti (e anche oggi il record continua a reggere e difficilmente potrà essere battuto). Indiana State si presenta da imbattuta, 33-0, e schiera il classico quintetto: Bobby Heaton come play, Steve Reed in guardia, Alex Gilbert e Carl Nicks le ali, Larry Joe Bird come centro, gli Spartans rispondono con Earvin “Magic” Johnson in regia, Greg Kelser in guardia, Ron Charles e Mike Brkovich come ali e Terry Donnelly sotto le plance; l’NCAA di allora non è certo quella di oggi, le rotazioni sono ridotte all’osso e praticamente questi dieci giocheranno tutti 35 minuti (con l’eccezione di Larry e Magic, cosa vuoi fare? Toglierli dal campo anche solo per un’azione? Neanche per idea). Fin dalla prima azione Michigan State si schiera con la zona match-up e i Sycamores tentano, stranamente per loro, di affidarsi al tiro da tre ma le triple non entrano mentre Magic orchestra alla perfezione l’attacco degli Spartans e trovando in Greg Kelser uno straordinario, all’intervallo è 37-28 per Michigan State. Ad inizio ripresa le cose non sembrano cambiare troppo e gli Spartans riescono anche a “contenere” in qualche modo Larry, ma a tutti è evidente che non è il solito Larry, il n.33 sta giocando, ormai da tre settimane, con un pollice rotto e, come se non bastasse, in semifinale è caduto male, slogandosi la caviglia sinistra; nel secondo tempo Bird è una maschera di dolore, ogni movimento sembra che gli costi una fatica immane, gli altri quattro semplicemente non sono all’altezza. Proprio nel momento decisivo l’uomo che da solo aveva portato la squadra in finale è distrutto, non ce la fa più e i Sycamores sono smarriti, in balia dell’altro n.33, Magic, che con le sue giocate incanta il pubblico, estasiato di fronte al talento di quel ragazzo alto più di 2 metri che ha una rapidità irreale per le sue dimensioni fisiche; ormai tutti capiscono che la partita è finita, in realtà non c’è mai stata davvero e forse la finale non è stata quella che tutti si sarebbero aspettati. Michigan State si è confermata la squadra più forte, i Sycamores sono solo Larry e quando Bird è in difficoltà anche gli altri crollano, l’immagine che resterà negli occhi di molti è quella del n.33 biancoazzurro che si accascia dolorante sulla panchina e si copre il volto, rigato dalle lacrime, con un asciugamano; alla fine il risultato dirà 75-64 per gli Spartans.

Alla fine a tagliare la retina è stato Magic.
Alla fine a tagliare la retina è stato Magic.

E’ difficile dire chi dei due ha giocato meglio in finale, nonostante il dolore Bird ha comunque disputato una partita da 19 punti e 13 rimbalzi, ma alla fine è stato Magic a tagliare la retina, ma ridurre quella partita al semplice risultato è davvero riduttivo, l’impatto che quel match ha avuto sul basket è stato enorme, è stato il primo grande evento cestistico così seguito in televisione; dopo quel giorno Larry e Magic, come tutti sapete, sposteranno il loro talento nell’NBA e la sfida fra di loro, fra Celtics e Lakers, catalizzerà tutti gli anni ’80, anni che saranno caratterizzati dalla globalizzazione dall’NBA che per “sponsorizzarsi” mostrerà le facce di questi due ragazzi sorridenti. Fondamentalmente se il basket è diventito lo sport globale che oggi è il merito è anche dei n.33 di Michigan State ed Indiana State che diedero inizio alla loro magnifica rivalità nello Utah, in una sera di fine Marzo.

Redazione BasketUniverso

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