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5 fenomeni NBA che dovrebbero giocare in 5 squadre di EuroLega

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Spesso siamo suggestionati dai giocatori NBA che vengono a giocare in EuroLega. Pensiamo per esempio a quando Nikola Mirotic, prima del Covid, firmò quel folle contratto con il Barcelona. Fu un pandemonio tra i tifosi di EuroLega perché è difficile che un cestista di rotazione NBA decida di abbandonare la propria carriera Oltreoceano per tornarsene in Europa.

Questo però ci ha fatto riflettere e fantasticare. E se alcuni fenomeni NBA decidessero di lasciare gli USA per giocare l’EuroLega, solo per il fascino di competere nel Vecchio Contenente? D’altronde Kevin Durant stesso ha detto che vorrebbe finire la sua carriera al Barça, mica ce lo siamo inventati noi. Ecco, quello che noi possiamo fare è trasformare questo sogno in realtà… più o meno.

Kevin Durant – Barcelona

KD in Catalunya è il più scontato perché appunto è un suo desiderio. A maggio è venuto in Europa a vedere i playoff di EuroLega del suo amico Mike James, giocatore del Monaco, contro l’Olympiacos. Durant è naturalmente rimasto estasiato dallo spettacolo dello Peace and Friendship Stadium, comunemente chiamato Pireo. Inoltre nel 2019 fu lui stesso a dire che gli sarebbe piaciuto giocare con il Barcelona verso la fine della sua carriera. Succederà mai? Perché no? Il fenomeno dei Brooklyn Nets non ha certo bisogno di soldi e sarebbe comunque un modo per aumentare la sua popolarità in Europa, offuscata dalla presenza ingombrante di King James, di cui vi parliamo adesso, perché chiaramente lo raggiungerà, sempre in Spagna.

LeBron James – Real Madrid

Messi contro Ronaldo. Barcelona contro Real Madrid. Perché non riproporre lo stesso duello anche nel basket? Le società sono le medesime, la popolarità quasi. Possiamo dire che è tutto pronto per un Clasico in cui si sfideranno Durant e LeBron. D’altronde King James dove potrebbe accasarsi se non nella squadra dei Re di Spagna, il Real Madrid? LBJ potrebbe portare la sua regale corona nello Stato dei re e in quello cestisticamente più avanzato a livello europeo, specialmente per quanto riguarda le strutture. King James, the King of Spain.

Russell Westbrook – Olimpia Milano

Con tutti i soldi che sta spendendo Re (ecco, un altro King) Giorgio Armani, non vuole portare un MVP NBA a Milano? Il primo di sempre a chiudere una regular season in tripla doppia di media, tra l’altro per due anni di fila? Ok, ok, ora lo odiate tutti perché a Los Angeles è stato deleterio, avete ragione. Però, ragazzi, lo strapotere fisico di Westbrook farebbe venire i sorci verdi alle difese europee, siate onesti. Ah, cosa c’entra con Milano? Beh, sapete cos’è la Fashion Week vero? Avete mai visto Westbrook prima di una partita come si concia? Dobbiamo dirvi altro oppure avete collegato da soli? Con i suoi outfit folli, Armani potrebbe addirittura assumerlo come stilista, naturalmente senza aumento dello stipendio eh.

Joel Embiid – Panathinaikos

I prossimi due sono simili ma diversi. Sia Embiid sia Draymond Green sono due che ci mettono la “garra”. Uno però gioca in maniera pulita, l’altro in maniera super super dirty. Ecco perché non potrebbero giocare insieme ma sarebbero dei fantastici rivali. Il centro dei Philadelphia 76ers si esalterebbe nel giocare a OAKA con quasi 20mila greci lì a sostenerlo. Diventerebbe l’idolo delle folle, un qualcosa di leggendario, che i padri racconterebbero ai figli, un po’ come si fa con le figure mitologiche dell’Antica Grecia. Joel Embiid diventerebbe il nuovo Zeus. Una divinità imbattibile… e immarcabile!

Draymond Green – Partizan Belgrado

Il #23 dei Golden State Warriors ha fatto del trash talking un marchio di fabbrica che l’ha portato a vincere 4 anelli (l’ultimo pochi giorno fa) con i californiani e a essere nominato difensore dell’anno del 2017. Dove potrebbe giocare in Europa se non in Serbia, al Partizan Belgrado di Zelimir Obradovic? La forza competitiva dell’ex tecnico di Fenerbahce, Panathinaikos e Treviso, unita a quella di Draymond, restituirebbe un cocktail bollente. Che poi si tramuterebbe in una Štark Arena inespugnabile, un vero e proprio fortino che le squadre avversarie temerebbero, ancor di più di quanto temono ora.

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