Sardara conferma l’addio: “Non riconosco più la mia Dinamo.”

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Le strade che vedono Stefano Sardara e la Dinamo Sassari sembrano dividersi presto, precisamente nel giugno 2016.

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Stefano Sardara, dopo 5 anni, è pronto a lasciare la dirigenza biancoblù

A garantirlo è proprio il patron di Sassari intervistato dalla Nuova Sardegna. Nell’intervista Sardara ha confermato la sua volontà di lasciare la “poltrona” a chi “avrà voglia di portare avanti il progetto garantito, con sponsor ed entrate per fare altri due campionati e mezzo“. Una scelta, a detta sua, maturata col tempo: “Le critiche che ci sono piovute addosso lo scorso giugno all’inizio della serie con Reggio mi hanno fatto aprire gli occhi. Cioè: siamo Sassari, abbiamo appena eliminato Milano, abbiamo due coppe in tasca e la gente inizia a impazzire perché siamo sotto 2-0? Ho pensato: alt, fermi tutti“.

Il presidente sassarese si è poi soffermato sull’episodio di domenica: “Non accetto i fischi durante la partita quando il risultato è ancora aperto. Non discuto il diritto di chi paga il biglietto di fischiare, ci mancherebbe. […] ma davvero un tifoso della Dinamo pensa di fare del bene alla sua squadra fischiandola? La risposta è no. Se in questi anni abbiamo costruito ciò che abbiamo costruito è perché si sono creati certi equilibri e l’ambiente ha fatto la sua parte in maniera positiva. Questo tassello è fondamentale, altrimenti l’idea stessa di Dinamo salta in aria. Se non capiamo questo andiamo in rovina“. E ancora: “Noi viviamo di entusiasmo e ovviamente anche di risultati. Ma non possiamo pensare di vincere ogni anno lo scudetto e due coppe. Avere un progetto solido, e permettetemi di dire che ce l’abbiamo, per una realtà come Sassari vale più di ogni altra cosa. […] Il ragionamento << Pago, quindi se voglio fischio>> sarà anche legittimo ma va a cozzare contro ciò che tiene in piedi la nostra realtà. E a queste condizioni io non posso starci. Perché così il progetto non funziona più.”

Su Sacchetti, intervistato da RaiSport qualche giorno fa, il patron ha detto: ” Ho rivisto il Meo che conosco. E ha detto una cosa importante: alla domanda sul perché non abbia chiuso il discorso con la Dinamo a giugno, ha risposto che non aveva altre offerte pari a quella di Sassari e che qui stava bene. In assenza di offerte, io potevo lasciarlo a casa?”

Sui tifosi invece Sardara si è espresso così: “ll pubblico è alla base del progetto Dinamo, dire che è il primo sponsor non è una frase fatta. Ha un ruolo determinante dal punto di vista economico, ma anche per l’aria positiva che si è sempre respirata. E che ora in parte non sento più. Guardate: c’è tutta una stagione da giocare e credo che si possa fare bene. Al di là di questo, se alla fine la Dinamo non vince nulla, questo non può diventare uno psicodramma: il progetto Dinamo è competere ad alti livelli in maniera sostenibile, non vincere sempre.”

Non sono attaccato alla poltrona, ho un lavoro e una vita, e ho spiegato cosa non mi va più rispetto a prima. Da oggi sino a giugno sarò concentrato esclusivamente sugli obiettivi della Dinamo. Che restano ambiziosi.” Così si è congedato il patron della Dinamo, conscio che molto probabilmente non avrà alcun ripensamento a riguardo.

 

 

 

Mario Puggioni
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