Nessuno si ricorda di John Havlicek e non sappiamo per quale motivo

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Havlick e Russell

“There is no argument that he wasn’t the greatest sixth man in NBA history. He was an.. amazing, astonishing player”

Bob Ryan, The Boston Globe

“He was the best all-around player I ever saw”

Bill Russell

 

Nella storia del basket è molto facile sintetizzare l’insieme delle componenti che portano una squadra al successo con uno/due giocatore/i simbolo, che rimangono nel cuore degli appassionati grazie a prestazioni leggendarie o giocate decisive. Potremmo definirlo un processo naturale, quasi fisiologico, che porta il suddetto tifoso a dimenticare chi ha partecipato a portare a tale successo una squadra. Facendo qualche passo indietro, mi sono voluto soffermare sui Boston Celtics e sulla dinastia che ha dato vita alla storia della franchigia più vincente della nba: perché tutti rimpiangono Bill Russell, qualcuno cita Bob Cousy, ma nessuno ricorda mai John Havlicek.

Mi sono chiesto più e più volte come Havlicek possa passare tanto inosservato quando si parla dei giocatori che più hanno rappresentato il nostro amato sport, perché statistiche alla mano parliamo del primo marcatore di tutti i tempi dei Boston Celtics, con 26395 punti realizzati in 1270 partite (anche qui primo nell’albo dei bianco-verdi). Ah dimenticavo: come se non bastasse è anche secondo nella classifica per assist (6114 dietro a Bob Cousy) e quinto per rimbalzi (8007 davanti ad un certo Kevin McHale).

Forse la caratteristica che più lo ha distinto da tutti gli altri è stata la sua perseveranza: un lavoratore instancabile, atleta fuori dal comune per i tempi, con un QI cestistico che su un parquet raramente avremmo avuto il piacere di vedere.

HavliNato a Martins Ferry, Ohio, si dimostra da subito un portento: al liceo gioca con discreto successo a baseball, basket, football americano, pallamano e calcio. Frequenta il college di Ohio State e nel 1960 vince il titolo NCAA nel suo anno da sophomore, dopo una stagione chiusa con 78-6 di record. La curiosità più interessante arriva nell’estate del 1962 quando viene scelto al draft dai Boston Celtics, ma allo stesso tempo dai Cleveland Browns, la franchigia NFL dello stato dell’Ohio: Havlicek partecipa al training camp dei Browns, ma si pente della sua scelta e una volta richiamati i Celtics, ritorna sui suoi passi. Arriva in una squadra che aveva appena vinto il quarto titolo consecutivo, con a roster gente del calibro di Russell, Cousy, Frank Ramsey e Jim Loscutoff. Aspettative intorno al nostro? “Non shooter who would probably burn himself out” diceva Cousy.

Parte dalla panchina e chiude la sua prima stagione con 14.3 punti di media e l’inclusione nel primo quintetto dei rookie: poca roba tutto sommato, ma forse non tutti sanno che Havlicek era entrato nella lega distinguendosi soprattutto per le sue capacità difensive, grazie ad un fisico statuario. Ciò che lo distinse fu il suo carattere, testardo e ostinato come detto prima: tornato in Ohio per l’estate, John lavora giorno dopo giorno sul suo tiro e già nella stagione successiva si passa a 19 punti di media. Le statistiche aumentano anno dopo anno, partendo dai punti realizzati, passando per i rimbalzi e finendo con gli assist: diventa un giocatore all-around, capace di fare qualsiasi cosa su un campo da basket, e scalando le gerarchie dei Celtics.

john_havlicek

Il repertorio offensivo in dote a Hondo (soprannome preso dal celebre film di John Wayne) cresce anno dopo anno: attaccava il ferro con una semplicità disarmante e chiudeva tirando in traffico grazie al fisico possente, che rendeva difficile il lavoro dei suoi diretti marcatori. Poi finalmente questo benedetto jumper lo allena, eccome se lo allena: stilisticamente parlando una meccanica di tiro esemplare, perfetta, a cui non si può trovare un difetto. Se poi ci aggiungiamo l’efficacia possiamo definirlo con certezza uno dei migliori terminali offensivi di sempre, il tutto considerando che non esisteva ancora il tiro da tre punti! (La linea verrà inserita due anni dopo il suo ritiro, nel 1979 ndr)

Questo nuovo Havlicek 2.0 fece le fortune dei Celtics, che in quegli anni erano letteralmente ingiocabili: otto stagioni consecutive sopra i 20 punti di media, con l’exploit nella stagione 1970-1971 chiusa a 28.9 a partita.

Il ricordo più bello per i tifosi rimane e rimarrà per sempre la famosa partita tra Boston e Philadelphia del 15 Aprile 1965, gara 7 delle finali di Conference: i Celtics sono in vantaggio per 1 punto e hanno appena perso la rimessa sotto il proprio canestro. Pochi secondi sul cronometro, Hal Greer a fare la rimessa e poi..

Si potrebbero ricordare i 40 punti, sempre contro Philadelphia, in gara 7 del 1968, oppure gara 5 delle finali contro i Phoenix Suns, dove forzò non uno, ma due overtime, per poi regalare la vittoria ai suoi nel terzo supplementare. Ma in tutti i tifosi riecheggia la voce di Johnny Most, lo storico commentatore dei Celtics, che grida a squarciagola: “Havlicek stels it. Havlicek stole the ball!” mentre i tifosi invadono il campo come solo una volta si sapeva fare.

HavlicekNel 1970 finisce l’era di quella squadra leggendaria: Russell e Jones si ritirano e i Celtics non si qualificano per la post-season per la prima volta dopo 20 anni. Arriva coach Tom Heinsohn e la squadra gioca unicamente per il suo leader: 24.2 punti, 7.8 rimbalzi e 6.8 assist in una stagione sensazionale.
Finalmente nel 1974 arriva la consacrazione definitiva: perché nessuno metteva in dubbio le qualità di Havlicek, ma a vincere con Russell sono bravi tutti vero? Trascina Boston alle finali contro i Milwaukee Bucks, vince il suo settimo titolo nba e viene anche premiato MVP delle finali. Un trionfo. La definitiva consacrazione di una leggenda verrebbe da dire. Un giocatore che nella sua ultima partita della carriera, chiude con 29 punti, 8 rimbalzi e 4 assist alla veneranda età di 38 anni.

Vincerà un altro anello nel 1976, ma serve solo ad aggiornare il suo palmarès, come del resto l’inclusione alla Hall of Fame (1983) e nella NBA’s Top 50 (1996), ovvero la lista dei 50 giocatori più forti nella storia della nba.

John Havlicek

Thanks for doing this for me”. Queste sono le parole che Havlicek ha pronunciato alla premiazione del ’74, dopo aver baciato uno ad uno i suoi compagni di squadra.
Forse è proprio per questo che nessuno si ricorda di lui, perché era John stesso a non volere che la gente si ricordasse solo di lui.

E a noi tutto sommato va’ bene così..

Giovanni Aiello

1 thoughts on “Nessuno si ricorda di John Havlicek e non sappiamo per quale motivo

  1. Havlicek è stato un grandissimo, prima dell’era Larry Bird ed forse stato offuscato dalla dominanza di Bill Russel. Inoltre la NBA e solo da qualche anno raccontata con continuità ed i Giovani Cronisti sono sull’attualità e solo ogni tanto sulla storia. Seanza dimenticare che viene ricordato spesso chi è stato il simbolo di quella squadra. Come di John, potremmo dire anche di Pistol Maravhich e di altri che sono stati un solo cm. sotto il leader del momento.

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