Le pagelle della serie tra Raptors e Heat: Wade è un leader nato, Lowry migliora col tempo, Biyombo decisivo

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La serie tra Miami e Toronto si è conclusa solo dopo sette gare con le prime Finali di Conference della storia per i Raptors. Ecco le pagelle della lunga sfida tra i canadesi e gli Heat.

Toronto Raptors

Kyle Lowry, 7.5. Parte malissimo in gara-1 (solamente 4 punti) e fatica tremendamente nella prima vittoria dei Raptors nella partita successiva, ma dopo una grande prestazione in gara-3 (33 punti) e un’altra prova barcollante nel quarto atto, si sblocca senza più ricadute nelle ultime tre partite, nelle quali viaggi a 32 punti di media. Capace di abusare di Dragic a piacimento, le sue performances poco convincenti nelle prime partite sembrano più dovute a cali di concentrazione e alla pressione che non al lavoro difensivo dello sloveno. Chiude a 23.4 punti di media.

DeMar Derozan, 7.5. 22 punti a partita per la guardia di Toronto, sempre braccata dai migliori difensori di Miami (Deng e Winslow su tutti) ma comunque capace di trovare la via del canestro, seppur con percentuali spesso rivedibili. L’unico dei suoi a giocare con continuità, ma bravissimo a lasciar spazio a Lowry nei momenti in cui il PM di Toronto sembra risvegliarsi.

Jonas Valanciunas, 6.5. Valutazione contenuta solamente a causa del limitato impiego del centro dei Raptors, che come il collega di reparto Whiteside saluta la serie in gara-3 causa infortunio. Vero e proprio rebus irrisolto anche da parte del miglior stoppatore della lega, banchetta in area a spese degli Heat, chiudendo con 18.3 punti di media e 12,6 rimbalzi per allacciata di scarpe.

Bismack Biyombo, 7. L’outsider rivelazione della serie. Chiamato in causa dopo l’infortunio di Valanciunas, il lungo operaio dei Raptors sfrutta lo small-ball forzato giocato dagli avversari per continuare il lavoro lasciato in sospeso dal lituano: si esalta in gara-5 dopo una clamorosa hustle-play nel quale inchioda due schiacciate e rifila una stoppata a Wade nel giro di un minuto, e non si ferma prima di aver detto la sua anche in gara-7. Nelle ultime 4 partite della serie mette insieme 11 punti, 12 rimbalzi e 2.5 stoppate di media.

Cory Joseph, 6. Più che discreta la prova dell’ex-Spurs, spesso chiamato ad orchestrare la squadra in attacco nei momenti di down di Kyle Lowy. Sebbene non faccia registrare numeri da capogiro (né percentuali stellari), la guardia dei Raptors trova una buona intesa con Biyombo, servendogli palloni spesso convertiti in esaltanti schiacciate. Classico giocatore da supporting cast, assolve appieno ai suoi compiti.

Terrence Ross, 6. Gioca un’ottima gara-1 che chiude a 19 punti, ma non riesce a replicare l’expolit nelle successive 6 partite; nonostante questo, risponde presente uscendo dalla panchina, piazza dei tiri importanti ed allarga l’area per Valanciunas prima e Biyombo poi. Spesso utilizzato come alternativa nella marcatura su Dwyane Wade, con scarsi risultati.

Demarre Carroll, 6. Suona la carica per i suoi in una grande gara-2 chiusa a 21 punti, ma come altri suoi compagni soffre di alti e bassi nell’arco della serie. Nonostante il suo altalenante contributo nella metà campo offensiva però, la sua solidità difensiva rimane esemplare. E’ il migliore nel marcare D-Wade.

Patrick Patterson, 6. Sufficienza raggiunta in Gara-7 con la sua migliore prestazione. Nelle prime sei partite gioca tanti minuti per allargare il campo e il suo utilizzo si impenna con l’infortunio di Valanciunas. Fino all’ultima uscita però non entra nella serie, sparacchiando dall’arco e soffrendo a rimbalzo. Poi vede la luce nella partita decisiva e chiude in bellezza con una doppia-doppia da 11 punti e 11 rimbalzi.

Coach Dwane Casey, 7: Cambia spesso i lunghi titolari cercando affidabilità, ma riesce nel suo intento solamente quando è costretto a mandare in campo Biyombo, impiegato per meno di 40 minuti totali nell’arco delle prime 3 partite. Al netto delle danze dei lunghi, non è chiamato a prendere decisioni particolarmente rilevanti, ma si limita a lasciar correre un ingranaggio ben oliato come fatto nella serie contro i Celtics.

Miami Heat

Dwyane Wade, 7.5. Un’altra grande serie per il leader simbolo di Miami, che gioca una semifinale di altissimo livello confermandosi uno dei giocatori più “clutch” dell’intera lega. Prende in mano la squadra sin dalla prima partita e sale in cattedra dopo l’infortunio di Whiteside, cinicamente propedeutico a due fantastiche prestazioni di Flash. Si riscopre mortifero nel tiro da tre punti infilando le 6 dei primi 8 tentativi dall’arco (a fronte del 7/44 in regular season), ma dopo aver segnato 68 punti tra gara-3 e gara-4 appare visibilmente affaticato.

Goran Dragic, 7. Un’altra serie fatta di alti e bassi quella del playmaker degli Heat, nettamente in difficoltà nella prima parte della serie ma prontissimo a riscattarsi nelle ultime partite (esattamente come successo contro gli Hornets), dove diviene indispensabile per l’apporto offensivo. Gioca una gara-6 superlativa, ma non sembra in grado di dare continuità in termini di risultati. Come contro Charlotte, la sua difesa è più che rivedibile anche contro i Raptors.

Luol Deng, 6.5. Il tuttofare di Miami abbassa i giri del motore dopo la serie di primo turno. Impegnato in difesa contro uno dei migliori marcatori della lega, l’ala inglese degli Heat non riesce a replicare le performance offensive da highlits fatte registrare contro i Bobcats, ma si rende indispensabile per il magnifico apporto nella metà campo difensiva, dove limita a più riprese Demar DeRozan.

Joe Johnson, 5.5. Serie a due facce quella di IsoJoe, capace come di consueto di sporcare il referto a piacimento ma terribile nel tiro da tre punti, suo storico marchio di fabbrica. A tratti impiegato nella difesa su DeRozan, sembra risentire dello sforzo e comincia la serie con un terrificante 0/13 da tre punti, che ne limita l’incisività anche nei momenti chiave di gara-2 e gara-3.

Josh McRoberts, 5.5. Viene spolverato da coach Spo dopo l’infortunio di Whiteside per giocare da 5 contro Biyombo, e fa di tutto per provare ad infastidire i lunghi avversari all’interno dello small-ball giocato dagli Heat. Riesce a piazzare un’impressionante stoppata su Jonas Valanciunas, ma non ha i mezzi per far fronte alle esigenze della squadra.

Justise Winslow, 6.5. Non si poteva chiedere molto di più ad un ragazzo di 19 anni alla sua prima stagione tra i pro. Il prodotto di Duke university battezza il suo approdo alle ECS con delle ottime prestazioni difensive ed una maturità che stona con il giovane passaporto del ragazzo. Comincia come ala piccola e finisce giocando centro cercando di sopperire alle assenze di Bosh e Whiteside, ma le sportellate con Bismack Biyombo non riescono a spostare l’ago della bilancia come sperato da Spoelstra. Unica pecca del giovane Heat rimane lo scarso contributo offensivo: solamente due volte in doppia cifra nell’arco delle 14 partite di post-season.

Josh Richardson, 6.  Nettamente maggiori le difficoltà riscontrate dall’altro rookie di Miami nella serie contro i Raptors, che a differenza quanto accaduto contro i Bobcats fa fatica a entrare in ritmo negli schemi offensivi della squadra, finendo spesso per ripiegare sul tiro dall’arco come unica soluzione. Si da il cambio con Dragic in marcatura su Lowry, ma nonostante il miglior impatto non riesce a contenere la point-guard di Toronto nelle ultime 3 partite.

Hassan Whiteside, 6. Gioca solamente due partite e spiccioli (8 minuti in gara-3 prima di uscire infortunato), e si guadagna ampiamente la sufficienza. Sebbene rimangano evidenti le sue difficoltà nella difesa 1vs1 contro avversari in grado di farlo muovere, l’efficienza della sua presenza a livello intimidatorio è difficilmente quantificabile in termini di benefici apportati alla squadra. 10.5 punti, 14.5 rimbalzi e 2 stoppate tra gara-1 e gara-2.

Erick Spoelstra, 6.5. Comincia gli esperimenti a febbraio con l’infortunio di Bosh, ed è costretto a riprendere in mano mestolo e pentola dopo l’uscita di scena di Hassan Whiteside. Privato dei suoi migliori lunghi, cerca di arrangiarsi come può buttando nella mischia Josh McRoberts come centro. Criticato per non aver dato maggior spazio ad Haslem e Stoudemire per insistere con uno quintetto di 5 piccoli spesso in crisi.

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