Assorbito lo shock per l’infortunio di George, si scatenano le polemiche

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L’infortunio di George non è frutto del caso, si cercano i colpevoli e l’NBA è la prima indiziata…

Paul George lascia il campo in barella.
Paul George lascia il campo in barella.

La psicologa svizzera Elisabeth Kuebler Ross, negli anni ’70, schematizzava in cinque passi il modo in cui l’uomo affronta le catastrofi, forgiando le famose <<fasi del lutto>>. L’evoluzione prevede una prima fase di incredulità, una seconda di rabbia, poi un momento di razionalità, in cui si cerca di analizzare freddamente le cause effettive del dramma, infine la depressione e poi l’accettazione finale.

Dopo il terribile infortunio di George, ogni giocatore, tifoso o appassionato che sia non ha voluto credere a quanto vedevano i suoi occhi. Le prime reazioni sono state “non può essere vero”, “ditemi che si tratta di un fake“, “ma no, sarà molto meno grave di quanto non sembri”… E invece no. E’ tutto vero, purtroppo. George si è rotto a metà tibia e fibula, dicendo addio al mondiale di Spagna e alla stagione 2014-15. Ecco che il mondo intero è sfociato nella seconda fase; quella di rabbia e dolore. Tutti hanno imprecato, hanno chiesto “perché”, hanno citato in giudizio forze superiori all’uomo. Rabbia. Poi, una volta sfogati gli animi bollenti, la maggior parte di questi si è stretta attorno all’asso di Indiana con messaggi di sostegno e compassione. Dolore.

La base del canestro incriminato al Thomas & Mack Center.
La base del canestro incriminato al Thomas & Mack Center.

Ora invece ci troviamo nella terza fase, forse la più interessante: quali sono le cause che hanno portato al gravissimo infortunio? Gli opinionisti d’Oltreoceano non hanno dubbi e puntano il dito contro l’NBA stessa. Ripercorriamo l’infortunio di George. Il numero 24 di Indiana insegue Harden, prende la rincorsa per stoppare il tiro, commette fallo e poi atterra malamente, appoggiando il piede destro contro la base del canestro. Proprio così, la base del canestro, elemento fondamentale, ma messo spesso in discussione a causa della distanza ridotta dal campo di gioco. Attualmente il gap regolamentare tra linea di fondo e base del canestro è di minimo tre piedi, circa 90 cm. Questa distanza è stata spesso giudicata troppo piccola, soprattutto dai giocatori che, finendo un layup veloce, vi finiscono contro più di una volta a partita.

 

Un esempio di giocatore che cade sugli spettatori: è Patrick Beverley di Houston.
Un esempio di giocatore che cade sugli spettatori: è Patrick Beverley di Houston.

La deriva spettacolare dell’NBA ha portato l’associazione a permettere a fotografi, tifosi e reporter di posizionarsi a pochi centimetri dal terreno di gioco, offrendo prospettive spettacolari per foto e video. Allo stesso tempo tuttavia, una lontananza ridotta tra campo e spalti può diventare rischiosa per l’incolumità di atleti e spettatori. Pensando agli incidenti a bordocampo ci vengono in mente immagini di giocatori divertiti mentre franano addosso ai tifosi in prima fila, ma in alcuni casi, le cose non finiscono per il meglio.

“L’NBA è un business” si tende a ripetere ogni giorno, ma la perdita di un campione del calibro di George per una stagione intera non ha forse ripercussioni più gravi – a livello di marketing – di una foto scattata da qualche metro più lontano?

Niccolò Armandola

1 thoughts on “Assorbito lo shock per l’infortunio di George, si scatenano le polemiche

  1. Veramente in NBA la base del canestro è più lontana (4 piedi) rispetto a quella dove si è svolta l’amichevole di Las Vegas. Questo è un campo di una squadra universitaria, NON nba, quindi è quello il problema. Il campo ha dimensioni universitarie.
    E’ vero che sarebbe ideale aumentare questa distanza, ma in Ncaa(vedi Las Vegas) la distanza è ancora più ridotta che in Nba.

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