Per il premio di Sesto Uomo dell’anno secondo BasketUniverso c’è un arrivo alla pari e dunque una doppia premiazione: Daniel Hackett della Montepaschi Siena e Luca Vitali della Vanoli Cremona.
Chi sono?
Entrambi hanno vissuto stagioni difficili, ma sono riusciti a riscattarsi.
Daniel Hackett è cresciuto a Pesaro, prima trasferirsi negli Usa, dove ha frequentato l’high school e il college a Southern California. Rimane con i Troians 3 anni, durante i quali disputa il torneo Ncaa. Nel 2009 si rende eleggibile al draft ma non viene scelto da nessuna franchigia Nba e dunque firma con la Benetton Treviso. Il suo primo anno da pro è deludente, così Hackett cerca il riscatto nella sua Pesaro, disputando due stagioni di alto livello e vincendo il premio di Miglior Italiano nel 2011. In estate è approdato a Siena.
Luca Vitali si è formato cestisticamente alla Virtus Bologna e ha giocato la sua prima stagione in Serie A con la Montepaschi Siena nel 2003-04. L’anno seguente firma con Montegranaro, dove rimane per tre stagioni e si afferma nella massima serie, venendo così chiamato da Milano nel 2008. Con la maglia dell’Armani disputa una stagione altalenante e non viene riconfermato per l’anno successivo. Approda dunque a Roma, dove gioca due stagioni inferiori alle aspettative e rimane senza contratto nella stagione 2011-12, durante la quale firma con la Virtus Bologna, rilanciandosi parzialmente. Ha trovato il riscatto in questa sua prima stagione cremonese.
Caratteristiche tecniche
Hanno caratteristiche tecniche diverse, uno punto sull’atletismo, l’altro sulle mani educate.
Fin dal college Hackett si è distinto come specialista difensivo, infatti nel corso della sua carriera spesso è stato messo sulle piste dell’avversario migliore, riuscendo a limitarlo grazie alla grande velocità dei suoi piedi e al suo atletismo. Sfrutta le sue doti fisiche anche nel gioco offensivo, risultando molto abile nelle penetrazioni, che spesso conclude di potenza. La sua caratteristica migliore rimane la grinta, che gli permette di sopperire a limiti tecnici: il tiro infatti, sia in azione sia dalla lunetta, è il suo difetto più evidente. Nel corso degli anni ha dimostrato di rendere meglio da guardia che da playmaker, visto che spesso la sua gestione della squadra non è stata impeccabile.
Vitali invece ha costruito le sue fortune soprattutto sulla sua altezza: 201 cm per un playmaker sono davvero un lusso. In attacco infatti riesce a sfruttare il divario fisico in suo favore, ma è anche un ottimo giocatore di pick and roll, unendo a questa caratteristica anche un buonissimo tiro dal palleggio. Spesso è stato accusato di mancanza di personalità, cosa che lo ha portato a non essere abilissimo nella regia delle sue squadre e a prestazioni discontinue. Non è un grandissimo difensore, visto che spesso affronta avversari più rapidi, ma riesce comunque a incidere grazie alle leve più lunghe rispetto agli altri playmaker.
Perché loro?
Due modi diversi di interpretare il ruolo di sesto uomo: uno spesso ha spaccato le partite, l’altro ha fornito un contributo costante durante l’anno.
Hackett è riuscito fin da subito a ritagliarsi un ruolo preciso all’interno della Montepaschi: spesso è stato colui che ha cambiato la partita uscendo dalla panchina. Grazie alla sua esplosività molto spesso ha risolto situazioni in cui l’attacco di Siena era bloccato, dando una dimensione interna a un pacchetto di guardie altrimenti troppo incentrato sul tiro da fuori. Lo premiamo per la sua capacità di caricarsi la squadra sulle spalle e per l’impatto decisivo che ha avuto spesso. Ha chiuso con 8,2 punti, 3,3 rimbalzi, 2 assist di media e 10,9 di valutazione.
Vitali invece non ha avuto exploit clamorosi come quelli del “collega”, ma ha fornito un apporto costante a Cremona. Quest’anno ha trovato quella continuità che spesso gli era mancata nelle stagioni precedenti, consacrandosi nel ruolo di sesto uomo, probabilmente più adatto a lui rispetto a quello di playmaker titolare. Durante questa stagione molto raramente ha toppato una partita ed è riuscito sempre a dare il suo apporto sia in termini di punti che di gestione della squadra, trovando molto spazio dalla panchina in una squadra che di certo non mancava di talento tra gli esterni. Viene dunque premiato per la costanza di rendimento in un ruolo delicato come il sesto uomo. Ha totalizzato in media 13,3 punti, 4,8 rimbalzi, 4,3 assist e 17,1 di valutazione.
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