Boston-Indiana, le pagelle: Horford la chiave in una serie vinta in difesa, Indiana deludente su più fronti

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BOSTON CELTICS

Kyrie Irving, 7.5: unico All Star in campo della serie, è colui a cui i Celtics si affidano quando le solite lacune offensive si manifestano. Non tira benissimo dal campo (anche per il 4/13 di gara 4) ma i 7.5 assist di media sono la notizia migliore possibile per Brad Stevens che ha bisogno che il suo leader si fidi dei compagni. Domina gara 2 con 37 punti e 6/10 da tre punti. In crescita anche difensivamente.

Al Horford, 8: tira con percentuali bassissime per tutta la serie (a parte gara 3) ma con lui in campo i Celtics giocano nettamente meglio sia in attacco che in difesa (non a caso ha il net rating più alto di tutti, +15.9 punti su 100 possessi). Prende oltre 10 rimbalzi di media e smazza 4.5 assist a partita, è il collante imprescindibile di questa squadra e sarà probabilmente colui che si occuperà maggiormente di Antetokounmpo contro i Bucks.

Jayson Tatum, 7.5: nettamente il giocatore di Boston più continuo ed efficace nell’arco delle quattro gare (sempre almeno 15 punti e sempre almeno il 50% dal campo nelle prime tre gare), era atteso alla prova del nove dopo gli ottimi Playoffs dell’anno scorso giocati da rookie in contumacia Irving e Hayward e ha decisamente superato il primo test. 53.3% da tre punti nel corso della serie, autore anche delle giocate decisive nei minuti finali di gara 2.

Gordon Hayward, 6.5: vederlo giocare così in gara 4 (chiusa con 20 punti e 7/9 dal campo), dopo tre partite giocate sull’onda di ciò che ha fatto vedere in regular season, è stato un balsamo per tutti i cuori cestistici. Da palleggiatore del pick and roll è senza dubbio il migliore in maglia Celtics, potendo creare per se stesso ma soprattutto per i compagni.

Jaylen Brown, 6.5: rimesso in quintetto per sostituire l’infortunato Marcus Smart, soffre terribilmente in gara 1 ma poi migliora sensibilmente trovando una gara 3 quasi perfetta (23 punti con 8/9 dal campo). Non avrà più lo stesso impatto dell’anno scorso visti i rientri di Irving e Hayward ma Boston ha bisogno della sua versatilità difensiva e che sia più deciso in attacco. Unico net rating negativo insieme a Baynes.

Marcus Morris, 6.5: a parte l’uovo in gara 2, in gara 1 (20 e 7) e gara 4 (18 e 8 con 7/11 dal campo) punisce a ripetizione la difesa di Indiana con il suo gioco dalla media. Torna a uscire dalla panchina dopo aver giocato gran parte della stagione regolare come ala forte titolare ma contro i Bucks è possibile che lo si veda più in campo e magari dall’inizio per questioni di accoppiamenti difensivi.

Terry Rozier, 6: come per Jaylen Brown, ripetere ciò che ha fatto negli scorsi Playoffs è impossibile vista la lunghezza della panchina dei Celtics (in attesa del rientro di Smart) però, proprio in uscita dal pino, può essere una delle armi per vincere contro le riserve avversarie. In questa serie tira male in attesa del rematch con Eric Bledsoe nel prossimo turno.

Aron Baynes, 6: quasi non considerato in attacco (e con Morris o Hayward al suo posto il campo è infinitamente più ampio per Boston), più che altro impegnato in affari difensivi contro Thaddeus Young e Sabonis, più inclini a stare dentro l’area di Myles Turner. Contro Milwaukee potrebbe avere vita dura vista la presenza di Brook Lopez fuori dall’arco dei tre punti.

Brad Wanamaker & Daniel Thies: sv.

Brad Stevens, 7: un 4-0 potrebbe far pensare a un dominio Celtics ma così non è. Per lunghi tratti delle partite l’attacco di Boston ha battuto in testa e solo un’ottima difesa ha permesso lo sweep contro i Pacers, orfani di Oladipo. L’assenza di Smart ha cambiato un po’ le sue rotazioni ma la sua gestione dei quintetti è sempre di alto livello, affida spesso la palla in mano al suo pupillo Hayward e cominciano a vedersi cose egregie. La lunghezza della panchina e le capacità del coach ex Butler sono indiscutibili, la sensazione è che contro i Bucks serva molto più di ciò che si è visto contro i Pacers.

 

INDIANA PACERS

Bojan Bogdanovic, 6.5: è il giocatore su cui McMillan fa più affidamento e senza dubbio il più continuo in attacco (unico sempre in doppia cifra) con 18 punti di media nonostante tiri sotto il 40%. Gli acuti arrivano in gara 2 e gara 4 ma i compagni raramente gli vanno dietro, in difesa è l’anello debole della catena dei Pacers.

Myles Turner, 5: potevano essere i Playoffs della sua consacrazione ma dopo una buona annata incappa in una serie difficile resa ancora più complicata dal trovarsi davanti un volpone come Al Horford. Segna meno di 10 punti di media con basse percentuali, l’unico acuto è il poster che regala a Gordon Hayward.

Darren Collison, 6: gioca una positiva gara 4 dopo tre partite nelle quali non incide particolarmente anche se tiene il campo meglio di tanti suoi compagni (-1.8 di plus/minus in tutta la serie). Senza Oladipo con cui condividere la gestione del pallone è meno efficace nonostante i 4 assist di media.

Thaddeus Young, 6: nonostante le percentuali non eccelse, nelle pieghe della partita è sempre tra i più positivi (miglior net rating dei suoi con -3.1 punti su 100 possessi), in particolar modo a livello difensivo (2.8 recuperi di media). Cattura 7 rimbalzi e smazzi quasi 4 assist a partita.

Wesley Matthews, 4.5: arrivato dopo essere stato tagliato dai Knicks nella trade incentrata su Porzingis, si pensava potesse essere un ottimo fit per i Pacers. E invece tira malissimo (arriva a malapena al 30%) e perde troppi palloni in relazione al numero di possessi che gioca.

Tyreke Evans, 6: parte in sordina ma poi con il talento di cui dispone prova a prendersi sulle spalle la squadra e a produrre qualcosa in attacco. Fa fatica a concludere al ferro e gioca spesso per conto proprio (gli assist sono la metà delle palle perse nonostante un USAGE% oltre il 30%) ma tira il 55% da tre punti e chiude le ultime due partite della serie con 19 e 21 punti rispettivamente.

Domantas Sabonis, 5.5: anche lui come Evans va in crescendo all’interno della serie (gara 1 con un solo punto) ma a parte la presenza a rimbalzo (7.3 di media) e l’altissimo numero di assist (4 di media) non riesce a incidere nella metà campo offensiva (peggior offensive rating e net rating a -18.4 punti su 100 possessi).

Cory Joseph, 5.5: dopo essere stato l’unico veramente positivo in gara 1 si perde un po’ all’interno della serie e non riesce a dare quella scossa dalla panchina che tanto servirebbe a Indiana. Risulta il migliore per percentuali però con un numero di tentativi limitato.

Aaron Holiday & Doug McDermott: sv.

Nate McMillan, 5: l’assenza di Oladipo è certamente qualcosa a cui puoi difficilmente porre rimedio efficacemente e senza ripercussioni, però dopo ciò che si è visto in regular season anche senza l’ex Orlando era lecito aspettarsi qualcosa di più. Un dato per evidenziare le difficoltà offensive, manifestatesi soprattutto all’interno del pitturato (con i Celtics che hanno controllato molto bene i rimbalzi): Indiana ha tirato intorno al 40% segnando 13.5 punti per 100 possessi in meno rispetto alla stagione regolare.

Michele Manzini

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