Brooklyn Nets; un nuovo anno all’insegna della vittoria

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Anno nuovo, vita nuova”; mai un detto è stato più appropriato di questo per descrivere il magico momento dei Nets, iniziato il primo giorno del 2014 e tuttora in corso, Brooklyn ha ottenuto un record di 8-1 dall’inizio dell’anno, che sale a 9-1 nelle ultime 10 partite, la squadra di Kidd viene da 4 W consecutive e si è conquistata la settima piazza a Est riproponendosi prepotentemente come seria candidata per i play-off, che sembravano ormai un miraggio a dicembre. Cosa è successo quindi? La squadra era demoralizzata e priva del proprio top-scorer, Lopez (20 punti a partita) fino a fine anno, in mano a un allenatore sul quale tutto si può dire tranne che abbia esperienza (Kidd è al primo anno in NBA nel ruolo di head-coach); come se non bastasse, Pierce e Garnett acquistati in estate non erano altro che l’ombra dei giocatori ammirati ai Celtics e con Deron Williams sempre ai box, la super corazzata dell’Est costruita da Prokhorov sembrava destinata ad affondare miseramente. E invece… i Nets sono tornati più forti e motivati di prima e bisogna dire grazie a Kidd: nonostante le critiche ha saputo ricostruire l’autostima di un gruppo che sembrava più un’accozzaglia di stars assemblate a casaccio che un team, i giocatori hanno finalmente iniziato a lottare da squadra, a fidarsi gli uni degli altri, in soldoni a giocare secondo l’idea di Kidd: la palla gira veloce, la difesa è serrata e asfissiante, i tiri presi sono intelligenti, non esistono prime donne. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ORtg e DRtg (rispettivamente offensive e  defensive ratings) sono passati da 101,9 e 106,7 di fine dicembre a 107,5 e 100 nelle ultime tre settimane, mentre la media assists è salita a 17,7 (prima era 16,1). Kidd ha saputo rivitalizzare i veterani, con Garnett finalmente decisivo nel suo nuovo ruolo di centro; con l’ex Celtics in campo la difesa dei Nets è la migliore della lega (87,2 punti segnati per 100 possessi dagli avversari), con lui in panca è la peggiore alla pari con quella di Utah (107,6 punti concessi per 100 possessi), KG sotto le plance è un vero e proprio diavolo e la squadra ha finalmente trovato equilibrio, ottenendo spaziature migliori, un giro-palla veloce e l’opportunità di creare mismatches favorevoli contro i diretti marcatori. C’è poi da considerare il fattore AK47, con il rientro di Kirilenko i Nets si sono ritrovati per le mani un giocatore versatile, in grado di dare molto in entrambe le metà del campo (5,6p, 1,4a e 3,1r in 17 minuti di gioco) e capace di giocare sia da 3 che da 4. L’altra intuizione fenomenale di coach Kidd risponde al nome di Deron Williams, fatto partire dalla panchina nel ruolo di sesto uomo e in grado di spezzare la gara a metà con il suo talento, nel quintetto titolare ha invece trovato spazio Shaun Livingston, playmaker dal talento cristallino (mai espresso al massimo) e dal fisico imponente (sopra i 200 cm).

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Kidd non si è fatto schiacciare dalla pressione, dopo aver pagato la propria inesperienza all’inizio, sta finalmente facendo vedere quell’intelligenza cestistica, che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera di giocatore, rendendolo un grandissimo playmaker, certamente bisogna essere cauti, in questa stagione  i Nets hanno mostrato due facce della stessa medaglia, resta ancora da capire quale sia quella vera, la squadra svogliata e incostante della prima parte di stagione o il gruppo compatto e affamato di vittoria di questo 2014. Inoltre è lecito chiedersi se i protagonisti di questo ultimo periodo saranno in grado di reggere questi ritmi per tutta la stagione, un eventuale calo improvviso di forma, o dei malumori all’interno del gruppo (siamo sicuri che Deron Williams abbia accettato così di buon grado il ruolo di sesto uomo?), potrebbero rovinare tutto il sapiente lavoro di Kidd, rendendo di conseguenza inutili gli sforzi economici fatti da Prokhorov. Non si può essere certi di nulla, quando si parla di Nets, tranne che di una cosa, il magnate russo ha sborsato circa 180 milioni di dollari per costruire una squadra competitiva, in grado di giocarsela immediatamente con le altre potenze NBA fino alla fine; tuttavia l’età media del roster è molto alta, i vari Terry, Pierce e Garnett hanno davanti ancora pochi anni ad alto livello, di conseguenza, se Brooklyn non dovesse ottenere risultati soddisfacenti fin da subito, il primo a pagare sarebbe sicuramente l’allenatore, nonostante il grande lavoro svolto fino a qui. Kidd si trova quindi in una situazione delicata, su una delle panchine più scottanti della lega; dopo aver rischiato l’esonero è però riuscito a invertire la rotta di una nave che sembrava destinata alla deriva, ma riuscirà a mantenere unito l’equipaggio? Inutile fare pronostici in questo momento della stagione, non resta che stare a guardare con una certa curiosità dove Kidd riuscirà a portare i suoi ragazzi e soprattutto se riuscirà a dimostrare di essere un “genio della panchina”, dopo esserlo stato sul parquet per quasi vent’anni.

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