BU Awards: il Coach of the Year secondo BasketUniverso

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Chi ha avuto il maggior impatto su una squadra? Chi ha saputo dare ai suoi ragazzi una mentalità vincente? Chi ha migliorato maggiormente il record rispetto allo scorso anno? A queste domande cerca di rispondere il premio di Coach of the Year, vinto lo scorso anno da George Karl dei Denver Nuggets. Quest’anno molti sono i candidati e queste sono le scelte dei nostri tre “esperti”.

Il COY secondo Delio Pasquini: Jeff Hornacek

“Bledsoe? Se gioca più di 25 minuti fa solo danni.

Dragic? Forte eh, però sai, non è un grandissimo play.

I Morris? Qualcuno li considera davvero giocatori da NBA? No dai, sono mediocri?

Gerald Green? Se è stato scartato da tutti un motivo ci sarà, questo sa solo saltare!

Channing Frye? Non ha mai dimostrato di essere un campione, e tra l’altro è reduce da un intervento al cuore…

Miles Plumlee? Ma dai davvero?! Stiamo parlando di Miles Plumlee come giocatore NBA?! Non scherziamo!”

Più o meno a fine ottobre metà degli opinionisti e degli addetti ai lavori parlava in questo modo dei derelitti Phoenix Suns, reduci da 25 vittorie e 57 sconfitte nella stagione precedente. Eppure, Jeff Hornacek ha portato una squadra composta da scommesse, giocatori dati per finiti, reduci da gravi infortuni ad una vittoria dai Playoff ad Ovest. Si, ad ovest. Quella conference dove tutte e 8 le squadre che partecipano ai Playoff (tranne, forse, i Mavs di Nowitzki e Monta) possono essere considerate contender. Con un quintetto composto che vedeva in campo Miles Plumlee, uno che non trovava spazio in D-League, Gerald Green, praticamente un reietto, e P.J. Tucker, uno passato anche da Montegranaro, con tutto il rispetto non una squadre d’élite. Un miracolo? Forse. La squadra dello scorso anno presentava molto più talento, ma decisamente meno neuroni. C’erano Marcin Gortat e Luis Scola certo, però anche Michael Beasley e Shannon Brown, gente non proprio tranquillissima.

Jeff Hornacek in Arizona ha portato un sistema offensivo e difensivo credibile, capace di reggere per 2 mesi senza Bledsoe, e soprattutto ha trovato in Goran Dragic, vittima della scarsa gestione tecnica di Alvin Gentry prima e Lindsey Hunter poi, un leader ad uno spogliatoio che era allo sbando dopo la partenza di Nash verso la Los Angeles gialloviola. Se questa squadra ha un presente solido e un futuro roseo, gran parte del merito va proprio a lui.

2° classificato: Tom Thibodeau, Chicago Bulls
3° classificato: Gregg Popovich, San Antonio Spurs

 

Il COY secondo Simone Di Fazio: Gregg Popovich

ows_137048966623921E’ quasi stancante vedere il vecchio Pop ancora in lizza per questo premio. Se può consolarvi, sappiate che l’ex agente della CIA non è esattamente il tipo di allenatore che smania per questo genere di riconoscimento. Probabilmente potrebbe presentarsi a ritirare il premio dicendo “grazie mille, posso passare a prenderlo quando avrò fatto spazio in cantina?”. Partiamo dall’anno scorso: gli Spurs sono arrivati in finale contro ogni tipo di pronostico (toh, non era mai successo eh!), forse facilitati dall’ unica cosa che si è messa in mezzo tra noi e un re-match delle WCF 2012: i Grizzlies. E non vi sono arrivati per fare presenza, ma per portare i campioni in carica fino all’ultimo possibile atto della stagione, cedendo solamente negli ultimi minuti sotto i colpi di un LeBron James al top della sua maturità. Il motivo per cui fa uno strano effetto consegnare questo premio all’allenatore degli Spurs, è che l’eccellenza ripetuta nel tempo diventa normale amministrazione. In quella che probabilmente è stata l’ultima stagione regolare con i big three, Pop si è dimostrato ancora una volta un egregio direttore per un’orchestra non al massimo del suo splendore. Nonostante ‘età, acciacchi e cambiamenti nel roster, gli Spurs hanno semplicemente fatto il bello e il cattivo tempo nella lega, arrivando primi in una Western Conference molto competitiva con 62 vittorie. Questo risultato è chiaramente figlio di una difesa solida ed un’esecuzione offensiva di precisione svizzera, che hanno in Popovich il loro ideatore ed organizzatore principale. E’ lui il mio Coach of the year.

2° classificato: Jeff Hornacek, Phoenix Suns
3° classificato: Dwane Casey, Toronto Raptors

 

Il COY secondo Mattia Moretti: Jeff Hornacek

Jeff+Hornacek+Phoenix+Suns+v+Chicago+Bulls+amQFiLrxPkPlProbabilmente la mia scelta non coinciderà con il reale vincitore del Coach of the Year Award, ma poco importa. L’allenatore dei Suns quest’anno ha rispolverato la figura mitologica del Re Mida: tutto ciò che viene toccato dallo stesso diventa oro, così come i giocatori che passati in questa stagione sotto le mani dell’ex-Utah Jazz sono diventati degli ottimi interpreti di pallacanestro. Giocatori come Goran Dragic sono definitivamente sbocciati, giovani come Eric Bledsoe e gemelli Morris (in particolare Markieff, papabile per il premio di Sesto Uomo dell’anno) sono riusciti finalmente ad esprimere il proprio potenziale, altri ancora come Gerald Green sono stati recuperati (e ammettiamolo: in pochi avrebbero immaginato di poter vedere GG fare quelle cose, e pure con un dito di meno!). Certo, alla fine della RS – anche a causa dell’infortunio che ha tenuto fuori Bledsoe per 39 partite- per un soffio non sono arrivati i Playoff nella proibitiva Western Conference, ma il record finale rimane comunque mirabile (48-34: 58.5% di vittorie) e il futuro roseo.

Del resto i miglioramenti sono evidenti, a partire dalle 23 vittorie in più ottenute fino alle statistiche: il gioco basato sulle rapide penetrazioni di Goran Dragic che apriva il perimetro aggiunta all’esuberanza atletica di Gerald Green hanno fruttato il settimo attacco della lega a quota 105.2 punti per gara contro i 95.2 dello scorso anno; sia nelle percentuali dal campo che in quelle da oltre l’arco si è raggiunto l’ottavo posto nella lega; sulla difesa c’è ancora da lavorare, visti i risultati leggermente peggiori rispetto all’anno scorso in termini di punti subiti, ma migliori se vi va a notare la percentuale di realizzazione degli avversari a canestro contro i Suns. Questo è solo l’inizio, JH è pronto a portare i ragazzi dell’Arizona ancora più in alto.

2° classificato: Tom Thibodeau, Chicago Bulls
3° classificato: Terry Stotts, Portland Trail Blazers

Francesco Manzi

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