Al giorno d’oggi siamo abituati a ricevere messaggi di inclusione. Lo sport non fa eccezione e su molti temi è stato in prima linea. Non è sempre stato così, soprattutto in Italia. Era quasi impensabile, solo 30 anni fa, vedere campagne di sensibilizzazione come quelle di oggi. Una svolta nel mondo sportivo italiano arrivò proprio alla fine degli anni Novanta, dalla pallacanestro.
Tra la fine del Ventesimo e l’inizio del ventunesimo secolo c’è stato un giocatore di basket italiano, nato a Londra e di chiarissime origini caraibiche, che ha rappresentato il primo passo verso un’inclusività mai vista, a livello sportivo e non solo, nel nostro Paese: Carlton Ettore Francesco Myers.
Probabilmente Carlton avrebbe potuto raccogliere molto più di un EuroBasket e uno Scudetto, più qualche altro trofeo qua e là, nel corso della sua carriera. Probabilmente avrebbe anche potuto guadagnare molto di più sul parquet. Forse però non avrebbe rappresentato ciò che ha rappresentato per il basket e per l’Italia tutta. Forse non avrebbe aperto la strada a numerosi atleti di colore nello sport italiano. Se avesse preso decisioni diverse, forse Carlton Myers non sarebbe stato il Carlton Myers che siamo qui ad idolatrare.
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