Roberto Castellano è un indiscutibile punto di riferimento del basket giovanile romano e italiano. Tanti giocatori formati nei suoi numerosi anni di attività, tra cui Andrea Bargnani, suo fiore all’occhiello. A tal proposito, Castellano è stato intervistato sabato dal quotidiano “La Verità”, dove, tra le varie cose, ha parlato proprio del suo rapporto con l’ormai ex “Mago”.
Un rapporto che li ha visti uniti, come mentore e allievo, per ben sette anni, ma che si è poi logorato col progressivo allontanamento del giocatore. Queste le parole, dure e pesanti come macigni, di Roberto Castellano:
“L’ho allenato per ben sette anni. Si presentò da me quando aveva 11 anni, era già altissimo e si vedeva lontano un miglio il suo talento. E’ iniziata così una bella storia fatta soprattutto di chilometri: lo andavo a prendere all’Olgiata, dove abitava, per portarlo a Montesacro, dove ci allenavamo. Lo facevo anche per aiutare la sua famiglia, che si era trasferita da poco. Quante chiacchierate in quei quasi 100 km al giorno, ho fuso addirittura il motore della mia macchina dell’epoca”.
Eppure questo vissuto comune è stato dimenticato in fretta da Bargnani con il maturare dei primi grandi successi e il raggiungimento dell’apice:
“Treviso prima, la prima scelta al Draft NBA poi. Il coronamento di un sogno, di una vita passata insieme. All’improvviso però, il buio. Nessun rancore, l’irriconoscente in questo mondo è molto diffusa, alberga nel cuore di molti. Non l’ho più sentito né visto da anni. Si è dimenticato di tutti, spero che se ne renda conto. Con lui il mio lavoro è riuscito a metà. Prima di tutto, io voglio formare degli uomini, non solo dei giocatori. E per quanto riguarda Bargnani, dal punto di vista dell’uomo credo di aver fallito”.
Accuse precise e dritte al punto. Il disinteresse è stato forse il difetto più grande di Bargnani, quello che più spesso gli è stato rimproverato da tifosi e addetti ai lavori vari. Bargnani risponderà a queste critiche? Ne sarà almeno toccato? Chissà.
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