La Pacific Division è sempre stata sinonimo di spettacolo: vedi Los Angeles Lakers anni ’80, Phoenix Suns dell’era D’Antoni, i Kings di inizio millennio, i Clippers che hanno creato il mito di Lob City e, infine, i Warriors di Don Nelson, prima, e di Stephen Curry oggi.
Quest’anno ci sono stati parecchi movimenti importanti che hanno coinvolto le squadre californiane. Analizziamo tutte le franchigie in questione.
Partiamo dai Phoenix Suns: la squadra dell’Arizona, sulla carta dovrebbe essere la più debole della Pacific ( e anche della Western Conference), lo starting five è discreto, ma al di sotto delle altre rivali. La scommessa è Bledsoe, dopo aver passato due anni da vice Paul, ora avrà spazio per esplodere definitivamente. Il suo compagno di reparto è Goran Dragic, chiamato a replicare le buone prestazioni di quando era a Houston. A completare il reparto esterni ci sarà Caron Butler, che dovrà riscattare l’annata deludente con i Clippers. Sotto canestro, confermatissimo il polacco Marcin Gortat, macchina da doppia-doppia fissa, che sarà affiancato dal giovane Markieff Morris, che nella Summer League ha ben figurato con il gemello Marcus. La panchina è pressochè nulla, degno di nota solo Gerald Green, che farà divertire il pubblico con qualche windmill. Dal Draft è stato pescato Alex Len, che attualmente è fuori per un intervento alle caviglie. Inoltre, colui che avrebbe dovuto trascinare la squadra in alto, Michael Beasley, è alle prese con i suoi problemi di giustizia e quasi sicuramente verrà tagliato. Per la squadra dell’Arizona si prospetterà un’annata perdente, alla ricerca di una scelta alta del prossimo Draft, a detta di molti, il più ricco degli ultimi dieci anni.
Ci spostiamo a Sacramento. I Kings vengono bollati ultimamente come squadra talentuosa, ma assemblata malissimo, con il rischio di bruciare talenti (Tyreke Evans e, forse, Fredette). La squadra dipenderà dal rendimento del talentuoso centro Demarcus Cousins. Se riesce a gestire il suo vulcanico carattere, potrebbe diventare una macchina da guerra devastante e dominare sottocanestro. Il suo partner sarà l’esperto Carl Landry, che ritorna a Sac-town dopo due stagione con gli Hornets e i Warriors. Via Tyreke Evans, dentro Greivis Vasquez, che dovrà trovare un’ottima intesa con il pazzo pivot titolare. Nel ruolo di guardia ci si alterna tra McLemore, che potrebbe già esplodere e diventare il fenomeno che in tanti si aspettano di vedere, e il buon Marcus Thornton, capace di andare a quota 20 con facilità. Il punto debole dei Kings è l’ala piccola: Mbah A Moute, visto anche a Milano, non dà garanzie e John Salmons è in calo da due stagioni. Confermatissimo Isaiah Thomas, autentico miracolo del draft, che sarà il play di riserva. Playoff ancora distanti per loro, ma la squadra è in crescita.
Per quanto riguarda le due losangeline, ora come ora, i Clippers sono attrezzati meglio dei cugini blasonatissimi dei Lakers. Il loro colpo di mercato è il (costoso) rinnovo di Chris Paul, che era vicino a lasciare L.A dopo sole due stagioni. A raccogliere i suoi cioccolatini ci sarà ancora il solito Blake Griffin, con DeAndre Jordan a blindare il canestro. Per ovviare al problema dei raddoppi su Paul e Griffin, ecco la soluzione: JJ Redick, che con il suo affidabile tiro da 3 punirà le difese. Il ventottenne Jared Dudley ricoprirà lo spot di ala piccola, mentre Matt Barnes sarà il suo cambio. Dal legno usciranno Jamal Crawford e il pivot Byron Mullens, capaci di portare tanti punti in pochi minuti. A loro si aggiunge anche Darren Collison, come cambio di Chris Paul. Il vero problema dei Clippers è il reparto lunghi, a parte Blake Griffin, non c’è molto. Byron Mullens non è di certo colui che risolve tutto. Un’altra novità dei Clippers è Doc Rivers: arrivato in California con molte aspettative, resta da vedere se sarà in grado di condurre i Clips oltre il secondo turno dei Playoffs.
A contendere il trono di L.A ci sono anche i Lakers. Squadra rimaneggiata rispetto alla scorsa stagione, ma non di certo destinata a girare nei bassifondi della Lega; finchè ci sarà ancora Kobe Bryant, i Lakers rimarranno sempre vivi. Il roster è sulla carta inferiore a tante squadre, ma è noto a tutti che questa sarà una stagione di transizione, poichè l’obiettivo è di fare il colpaccio con la Free Agency del 2014. Confermati tre titolari, Kobe Bryant, Steve Nash e Pau Gasol (con quest’ultimo in scadenza). A loro si aggiungono il pivot Chris Kaman, che potrebbe coesistere con Pau e lasciargli spazio nel post basso, tanto amato dal catalano, il pazzo Nick Young e il fino ad ora deludente Wesley Johnson, senza contare il ritorno di Farmar e quelli probabili di Vujacic e Odom. La squadra è quella che è, non c’è un obiettivo prefissato se non quello di avvicinarsi il più possibile ai Playoffs.
Signore e signori, vi presentiamo la possibile regina della Pacific Division: i Golden State Warriors, da Oakland. I Warriors hanno superato tutte le attese e sono una serissima candidata per le Finals. In cabina di regia troviamo Stephen Curry, un giocatore eccezionale, che con le caviglie integre può portare i californiani all’atto conclusivo della stagione. Altro talento pazzesco affiancato a Curry è Klay Thompson, una guardia con un tiro mortifero, che ha sostituito degnamente Monta Ellis. Andre Iguodala è stato firmato per dare un’identità difensiva alla squadra, mentre il promettentissimo Harrison Barnes è stato relegato a sesto uomo di lusso. Sotto il ferro, i soliti Lee e Bogut a portare punti ( il primo) e difesa (il secondo). Discreta panchina, ma non al livello delle altre grandi come Miami, Indiana e San Antonio. Nonostante ciò, sono la principale candidata per vincere la Pacific Division e hanno la possibilità di giocarsela fino in fondo.
[banner]
- Jaylen Brown, Draymond Green: tutti contro Grant Williams per il brutto fallo su Jayson Tatum - 2 Novembre 2024
- EA7 Milano con due importanti assenze a Trento, ma torna Ettore Messina - 2 Novembre 2024
- Il proprietario dell’Hapoel ha svelato l’offerta PESANTE della Stella Rossa a Johnathan Motley - 2 Novembre 2024