Siamo giunti al terzo appuntamento con “Lo sai che…?” e in questa puntata parleremo di Chris Paul. Ma non di Chris Paul il giocatore, per descrivere le opere del quale non serviamo certo noi, ma si può apprendere molto di più del playmaker dei Clippers guardando le sue partite. Parleremo del Chirs Paul uomo, anzi ragazzo, e siamo sicuri che alla fine di questo articolo non potrete non ammirarlo.
E’ il 15 Novembre 2002, Chris Paul all’epoca ha 17 anni e solo il giorno prima ha firmato il contratto che lo legherà alla Wake Forest University, quella che lo porterà a fare il salto tra i professionisti della NBA. Dicevamo, il 15 Novembre un uomo di 61 anni viene aggredito in un parco da cinque ragazzi, coetanei di Chris, che lo legano e lo picchiano fino alla morte per sottrargli il portafoglio. Ora quei cinque ragazzi vivono dietro le sbarre: uno deve scontare 7 anni, altri due invece staranno dentro per 6 anni ancora, i restanti due sono condannati all’ergastolo.
Quello che quei cinque ragazzi non sapevano all’epoca era l’identità di quell’anziano signore. Il suo nome era Nathaniel Jones. Non vi dice niente? E’ il nome del nonno di Chris Paul.
Nathaniel, soprannominato “PaPa Chili”, non è semplicemente il nonno di Chris Paul, è il suo fan numero uno. L’uomo che non si è mai perso una partita del nipote, l’uomo da cui l’attuale playmaker dei Clippers trae ispirazione. Ed è scomparso solo un giorno dopo la firma con Wake Forest, quando proprio Nathaniel era stato il primo a mettere sulla testa di Chris il cappellino dell’Università.
Paul si sente perso, ma non per questo smette di giocare, anzi. Nonostante lo stato d’animo non demorde, due giorni dopo la terribile notizia scende in campo con la maglia dell’High School con un preciso obiettivo: rendere omaggio al nonno. Come? Segnando 61 punti, precisi, non uno di più e non uno di meno, uno per ogni anno di vita di PaPa Chili.
Sembra la trama di un film strappalacrime, ma è la realtà. Paul segna canestri su canestri, alla fine del terzo quarto il tabellone recita 86-45 per gli ospiti, la squadra di Chris, ma non è questo ciò che conta in quella che è diventata più di una semplice partita di pallacanestro. A meno di due minuti dal termine dell’incontro Chris Paul ha all’attivo 59 punti, tenta una penetrazione, subìsce il contatto, fallo fischiato e canestro: potenziale gioco da tre punti.
Ma ricordate, 61 punti. Non uno di più, non uno di meno. Quota 61 è raggiunta, Paul va in lunetta e tira di proposito un airball, dopodichè viene richiamato dal suo allenatore in panchina e lì scoppia in lacrime tra le braccia dei genitori.
“Si sa che tutti dobbiamo morire, ma mio nonno era quella persona che pensavo non l’avrebbe mai fatto” dirà Paul qualche tempo più tardi. Recentemente ha dichiarato di aver perdonato i cinque ragazzi e ha espresso dispiacere per la loro situazione: rimanere in carcere per tutta la vita. “Al momento ero contento che fossero stati puniti con il carcere a vita. Ma ora che sono più vecchio, che ho visto tutto quello che ho visto nella mia vita, davvero, non voglio che sia così. Non lo voglio”.
Chapeau, Chris.
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