Ci vorrebbero più Esposito nel basket italiano

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Al giorno d’oggi, per merito e per colpa di tutte queste nuove tecnologie e del grande lavoro di mediazione che fanno gli addetti stampa, è sempre più difficile che giocatori, allenatori, presidenti rilascino dichiarazioni in cui dicono veramente quello che pensano, senza passare attraverso decine di filtri. Purtroppo questo non è un problema solo della pallacanestro ma anche di altri sport, uno su tutti il calcio; la cosa incredibile è che i giocatori preferiscono sfogarsi attraverso una tastiera, un computer o uno smartphone piuttosto che “metterci la faccia” e farlo davanti ad un giornalista, e quindi postano tutti i loro pensieri sui vari Social a loro disposizione.

esposito pistoia

Eppure non è così per tutti. In questo basket molto (forse troppo) social, c’è ancora un uomo (uno dei pochi) che probabilmente non sa nemmeno cosa siano Facebook e Twitter e che, se ha qualcosa da dire, lo fa senza troppi problemi: Vincenzo Esposito. Il coach di Pistoia appartiene ad una generazione diversa e, a differenza della maggior parte degli altri coach di Serie A, è anche stato un grandissimo giocatore, vivendo in prima persona l’NBA.

Queste diverse esperienze, unite ad un carattere certamente non mite, portano Esposito a dire molte volte ciò che pensa, che molto spesso risulta scomodo, ma è necessario farlo se vogliamo che il nostro basket torni a splendere così come faceva quando lui e la sua Caserta vincevano nell’Italia degli anni ’80-’90.

esposito pistoiaIn un’intervista a Pistoiasport aveva definito una pagliacciata presudo-politica all’italiana” la diatriba tra la FIP e l’Eca che fin qui non ha permesso alle squadre nostrane di partecipare all’Eurocup, quando in (quasi) tutti gli altri Stati non ci sono stati problemi di questo tipo; “El Diablo” ha poi corretto il tiro, ma ha semplicemente detto ciò che tantissimi appassionati di questo sport pensano ma non possono dire, perché non avrebbero la sua stessa cassa di risonanza mediatica. I termini saranno anche stati troppo forti, visto il ruolo che ricopre, ma il concetto rimane ed è quello che conta.

Esposito non si è fermato a quella dichiarazione, ha criticato tutta la situazione del basket italiano, affermando che “non è un bel momento ed è necessario intervenire in maniera forte e pronta”. E ha ragione, perché non è vero che “il basket italiano è in salute”, come hanno provato a propinarci in qualche occasione, e non è nemmeno vero che la sconfitta al Pre-Olimpico non ha inciso sulla risalita del nostro movimento, basti chiedere ai responsabili della Federvolley: prima di Rio milioni di italiani non sapevano nemmeno chi fosse questo Zaytsev, ora ne sono a conoscenza, mentre gran parte continua a non avere la minima idea di chi sia Danilo Gallinari.

petrucciEsposito ha parlato anche della situazione giovani in Italia. Oggi noi consideriamo giovane un 1993 quando al Real Madrid, allo Cedevita Zagabria, fanno giocare dei classe 1999 in Eurolega, e rimaniamo stupiti nel vedere una Trento che pensa di mettere Diego Flaccadori in quintetto perché “troppo giovane”. E’ vero che il nostro basket è lontano anni luce da quello di Gentile-Esposito-Dell’Agnello, è vero che c’è stata una sentenza Bosman nel mezzo, ma è anche vero che ormai alle società non importa più nulla del pacchetto italiani: firmano sette stranieri di medio-buon livello, un passaportato e poi due discreti mestieranti italiani che giocano massimo quindici minuti in due; gli altri due invece o sono dei giovani con zero possibilità di crescita oppure una coppia di esperti veterani che il massimo che possono fare è da chioccia ai giovani del roster. Poi siamo i primi a criticare i nostri ragazzi se vanno malissimo contro i pari-età nelle varie rassegne continentali o mondiali.

La verità è che ci vorrebbero più Esposito nel nostro basket, più persone che hanno vissuto la pallacanestro dall’interno e che dicano sempre le cose così come stanno, a costo di fare affermazioni scomode. Non vogliamo più sentirci raccontare in quali straordinarie acque navighi il basket italiano, sappiamo benissimo che non è così. Piuttosto diteci una mezza bugia: diteci che state lavorando, al posto di cose che non stanno né in cielo né in terra, e tanto meno su un campo di pallacanestro.

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