Un amareggiato DeMarcus Cousins commenta in modo particolare la stagione di Sacramento, caratterizzata da grandi alti e bassi…
Doveva essere la sua stagione. Dopo il mondiale da protagonista vinto con la maglia del Team USA, molti addetti ai lavori azzardavano addirittura un Cousins vincitore dell’MVP di regular season, con Sacramento tra le ipotetiche candidate per la lotta playoffs. Effettivamente, i primi mesi della stagione davano ragione ai sognatori che speravano di vedere i Kings navigare in migliori acque dopo le ultime stagioni passate tra l’anonimato e l’indecenza. A novembre Sacramento si trovava in piena zona playoffs, all’ottavo posto, e Cousins dominava la lega con circa 24 punti e 12.5 rimabalzi di media.
Complici le ottime prestazioni del redivivo Darren Collison, il primo mese di regular season sembrava rappresentare l’incipit di una fantastica favola, invece si è rivelato l’apice di un’ennesima stagione fallimentare. La meningite di Cousins, il folle esonero di coach Malone, l’arrivo di coach Karl tra le polemiche e soprattutto l’incapacità dei Kings di tornare alla vittoria hanno fatto sì che ad oggi Sacramento si trovi nella stessa identica posizione in cui ha concluso la stagione 2013-14: tredicesimo posto ad Ovest e già matematicamente esclusa dai playoffs. Ancora una volta.
Cousins, che non ha nascosto nell’arco della stagione la sua delusione con l’operato della società – specialmente per quanto riguarda l’esonero di Malone, uno dei pochi allenatori in grado di gestire la sua ingombrante personalità – ha commentato in modo sincero e diretto la stagione della propria squadra, senza tralasciare qualche ulteriore frecciatina:
E’ stata un circo. Non è stata nient altro che un circo. Siamo partiti benissimo, poi, sfortunatamente, mi sono ammalato e ho rovinato la squadra. Mi sento un po’ in colpa per questo. Sono sicuro che se non mi fossi ammalato, le cose non sarebbero come sono ora. Non sarebbe stato possibile. Allo stesso tempo, molte cose non sono colpa mia e sappiamo tutti il perché [l’esonero di coach Malone, ndr.]. Però è stato indubbiamente un anno deludente per tutti.
Attacco nemmeno troppo velato alla dirigenza, che oggettivamente è stata capace di rovinare una macchina che sembrava poter andare lontano. Ma non è tutto per un ispirato Cousins, che ci ha tentuto anche a rispondere a coloro che lo hanno accusato nel corso della sua carriera di essere una testa calda a cui non interessa vincere:
Mi interessa invece, mi interessa davvero tanto. Prendo il mio lavoro in modo serio. Amo giocare a basket, non è questione di denaro, né di fama. Mi interessa vincere. Il massimo che posso ammettere è di non essere perfetto, questo lo so, ma gioco per vincere.
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