Dino Meneghin, bandiera della Pallacanestro Varese e dell’Olimpia Milano, ha parlato a La Gazzetta dello Sport del ritiro del suo numero di maglia che avverrà il prossimo martedì al Mediolanum Forum di Assago contro gli acerrimi nemici del Maccabi Tel-Aviv.
ARRIVO A MILANO
«Mi ricordo bene che quando in precampionato mi ruppi un menisco i tifosi accusarono la società di avere preso una fregatura: mi vedevano rotto e vecchio. Il primo mese fu durissimo: mi allenavo da solo per recuperare col preparatore Trachelio. Ma il club non manifestò mai dubbi sulla mia condizione né fece pressione perché tornassi in campo».
CHI VUOLE RINGRAZIARE?
«Faccio tre nomi: primo Peterson, perché mi ha voluto; secondo Gabetti, perché mi ha pagato; terzo Cappellari, perché ha organizzato la mia vita di atleta al meglio dentro ad un club modello».
D’ANTONI-MCADOO
«Coi miei blocchi e i miei passaggi spesso liberavo Mike e Bob per tiri comodi. E coi loro punti noi vincevamo le partite. Quanto a me, preferivo un assist ad un canestro. Eravamo fortemente complementari».
LA MILANO DI OGGI
«Quello che conta, la garanzia più importante, è la continuità dell’impegno profuso da Armani. Coach Messina è un grande valore aggiunto, la sua esperienza Nba sarà importante nella creazione di un nuovo sistema. Certo, mi aspetto che Milano faccia i playoff di EuroLega. Da tifoso ci spero. Rodriguez è un fuoriclasse. Poi Scola e Gudaitis. Ma anche gli altri possono diventare importanti per centrare gli obiettivi del club».
Fonte: La Gazzetta dello Sport
- Perché Victor Wembanyama si sente come Wilt Chamberlain? - 20 Aprile 2024
- Yuta Watanabe lascia l’NBA e torna a giocare in Giappone: i motivi sono seri! - 20 Aprile 2024
- Perché LeBron pensa che Jokic sia uno dei migliori giocatori di sempre? - 20 Aprile 2024