Dominique Wilkins racconta il primo scontro con Larry Bird in NBA

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Boston Celtics vs Atlanta Hawks, 1988 NBA Eastern Conference Semifinals

A giudicare dall’aspetto non si direbbe, ma Larry Bird è stato e sarà sempre considerato uno dei più grandi trash talker della storia della NBA. La leggenda dei Boston Celtics era solito provocare costantemente gli avversari, esempio lampante quando, prima del Three-point Shootout del 1986, entrò nello spogliatoio e chiese agli altri partecipanti chi sarebbe finito secondo.

Dominique Wilkins, che può vantare nove convocazioni all’All Star Game e una reputazione di dunker tra le più rispettate della storia, ha raccontato al Boston Herald come fu il primo incontro con Bird, quando l’ala degli Atlanta Hawks si apprestava ad affrontare i Celtics per la prima volta nell’anno da rookie.

 Una delle prime volte che giocai contro Larry, entrai in campo per l’inizio della partita e mi diressi verso di lui per stringergli la mano. Lui semplicemente stette immobile e mi guardò stupefatto con le mani dietro la schiena. Io pensai “Whoa”. Poi ci preparammo per iniziare la partita e mi disse: “Tu non appartieni a questa Lega, ragazzo”. Non ci potevo credere, ma avvenne tutto così rapidamente che non sapevo cosa pensare.

I Celtics avevano la palla, io dovevo marcare Bird e lui mi disse: “Non so perché ti abbiano messo a marcarmi, ragazzo. Tu non puoi marcarmi”. E subito mise una tripla. Più tardi tornò e mi disse di nuovo: “Hanno fatto un errore a metterti su di me, ragazzo”, e segnò un’altra tripla. “Ora sono infiammato, sto fumando”.

Qualche minuto dopo, corsi in contropiede e lui mi inseguì. Ma io arrivai al canestro proprio prima di lui, saltai e lui provò a stopparmi, ma ebbi ragione e schiacciai, mentre Bird finì contro la struttura del canestro. Si rialzò e mi disse: “Mi piaci, rookie. Hai le palle”. Io fui felice per un secondo, ma poi aggiunse: “In ogni caso te ne metterò 40 in faccia stasera”.

Ma alla fine ho avuto la meglio io, ne segnò solo 39. Comunque non cambierei questa esperienza con nulla al mondo. Ragazzi come Larry, Doc [Julius Erving, ndr] e Bernard [King, ndr] ti trasformavano in un giocatore migliore.

Il racconto di Wilkins prosegue volando alle semifinali di Conference del 1988 tra i Celtics e i suoi Atlanta Hawks, Boston vinse la gara decisiva 118-116 con Bird che segnò 34 punti di cui 20 nell’ultimo quarto, mentre Wilkins chiuse con 47 punti.

Penso che quella partita abbia evidenziato finalmente il mio gioco totale. O meglio, tutta la serie contro i Celtics fece questo effetto. Prima di allora, la gente mi vedeva come un giocatore che semplicemente faceva delle schiacciate da highlights.

Quando stavamo uscendo dal campo a fine partita, Larry mi si avvicinò e mi disse: “Entrambi meritavamo di vincere questa partita. E’ un peccato che uno dei due debba andare a casa”. Fu un grande segno di rispetto, lo apprezzerò per sempre.

Una volta che le nostre carriere terminarono, continuammo a sentirci e una volta Larry mi disse una cosa che mi fece riflettere: “‘Nique, voi ragazzi al tempo eravate molto forti, ma semplicemente troppo giovani per vincere”. E aveva ragione, noi eravamo tutti giovani, con un paio di veterani, non potevamo sperare di battere i Celtics che potevano contare già allora su cinque Hall of Famer.

Francesco Manzi

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