Mancano pochi giorni alla prima sfida di Western Conference Finals tra Golden State Warriors e Oklahoma City Thunder che ci consegnerà la squadra campione della costa Ovest. Draymond Green, sia in presenza che in assenza di Curry, in questi Playoffs si è rivelato decisivo esattamente come aveva fatto durante tutto il corso della RS: l’ala prodotto di Michigan State ha mantenuto fin qui 17.7 punti, 10.4 rimbalzi e 7.0 assist di media, a cui ha aggiunto però 4 falli tecnici totali.
Il regolamento NBA prevede che, dopo il settimo, scatti una partita di sospensione nella post-season e per Golden State sarebbe un gap davvero importante non poter schierare Green per una partita, sia essa delle Finali di Conference o delle Finals. Il giocatore ha però dichiarato che farà di tutto per trattenersi dal protestare con gli arbitri: “Non contesterò le decisioni. No, perché non importa con che approccio lo farei ma poi degenererebbe. Mi conosco. Quindi mi allontanerò e se chiameranno un fallo dirò ‘Buona chiamata’. Non parlerò, no”.
Green ha poi raccontato un aneddoto risalente al suo primo anno in NBA, quando per la prima volta fronteggiò Tim Duncan, che potrebbe aver giocato due giorni fa l’ultima gara in carriera, anche se ancora nulla è deciso. Il tuttofare degli Warriors ha utilizzato questo racconto per, in un certo senso, rendergli omaggio:
Ho una storia su Tim Duncan. Nel mio anno da rookie facevo trash talking praticamente con tutti. Nel mezzo della partita iniziai a farlo anche con Tim, e lo avevo già fatto con qualche altro membro degli Spurs, non ricordo chi fosse. Quando iniziai a fare trash talking con Tim lui mi guardò e basta. Continuai a parlare e lui continuò a fissarmi. A quel punto realizzai che durante il resto della mia carriera sarebbe stato meglio non parlargli più. Le cose potevano essere tre: uno, non mi rispondeva perché non aveva alcun rispetto per me, due, non mi rispondeva perché è fatto così. Oppure tre, entrambe le cose. Decisi che non avrei più fratto trash talking con Duncan, e infatti quella fu l’ultima volta.
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