Draymond Green si è pronunciato contro l’eventuale boicottaggio totale della stagione NBA

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Quella di Draymond Green non è esattamente una voce fuori dal coro, perché il giocatore dei Golden State Warriors ha comunque mostrato tutto il proprio supporto per i colleghi nella “bolla” che in queste ore stanno cercando di capire quali sono i prossimi passi da fare dopo aver boicottato le partite della scorsa notte in risposta alle azioni della polizia contro gli afroamericani dopo il caso-Jacob Blake. Tuttavia Green è stato il primo giocatore NBA a pronunciarsi contro l’eventuale boicottaggio dell’intera stagione NBA, le cui sorti verranno decise nel pomeriggio italiano nel corso di un altro meeting tra tutte le squadre presenti a Orlando.

Green ha affidato il proprio pensiero ai social, sottolineando il fatto che, qualora si decidesse di smettere di giocare, si rinuncerebbe alla piattaforma principale con la quale veicolare il proprio messaggio:

Perché lo sport può aspettare? Perché è sport? Anche questo è un business, come tutti gli altri nel mondo. Perché lo sport può fermarsi e gli altri business no? Se è questo il caso, perché il CEO di YouTube non dovrebbe boicottare Alphabet? Perché il presidente di Apple non dovrebbe boicottare la sua stessa azienda? Ma voi dite che il basket può fermarsi… Forse è perché lo sport ha permesso agli atleti di avere una gigantesca piattaforma? O forse sono stati gli atleti del passato e del presente a dare allo sport questa piattaforma (magari tutte e due le cose)? L’affermazione che gli atleti dovrebbero smettere di lavorare, ma chiunque altro no per me è sconcertante. Perché smettere di fare la cosa che ti permette di avere la piattaforma più ampia con la quale parlare a quelli come me e come noi che stanno guardando? Farlo [smettere di giocare, ndr] significa rinunciare alla piattaforma per parlare per tutti loro, perché senza di essa, ottenuta grazie all’influenza dello sport, non possiamo avere l’eco di ciò che stanno dicendo quelli che stanno dietro [le persone comuni, ndr]. Le persone quindi non verranno mai davvero ascoltate. Gli atleti stanno al fianco delle persone, non è un segreto, ma dire agli atleti di smettere di fare ciò che gli ha fatto ottenere la piattaforma per parlare per la gente è controproducente. Questa è la mia opinione.

Per poi concludere:

Sono al fianco dei miei fratelli nella “bolla” che continuano a prendere posizione per ciò che è giusto e combattere l’oppressione dei neri. Ma spero che capiscano che anche noi abbiamo un lavoro da fare, ovvero continuare a costruire questa grande piattaforma che usiamo per parlare per la NOSTRA GENTE!”.

Francesco Manzi

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